Legge 180: più liberi. Un impegno che continua


La redazione


Bisogna recuperare il valore profondo della legge 180, la sua spinta liberatrice, che, abolendo l’internamento nei manicomi, ha affermato un’idea di società, nella quale ogni essere umano fa parte di una comunità che include, che accoglie, che soccorre e non che esclude, che respinge, che abbandona.


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Legge 180: più liberi.    Un impegno che continua

L’istituzione del Tavolo per la “prevenzione della pericolosità sociale” deciso dal Comune di Milano con particolare riferimento a malati psichiatrici e tossicodipendenti e, fatto ancor più grave se confermato, la successiva richiesta di ricevere gli elenchi delle persone con diagnosi psichiatrica, rappresentano una gravissima lesione dei diritti umani e di cittadinanza.
La CGIL e la FP CGIL di Milano hanno reagito duramente a questo attacco alla libertà e alla dignità delle persone. Anche il Forum nazionale per la Salute mentale ha denunciato quanto accaduto. Questa vertenza di civiltà va sostenuta con forza. Per questo sono importanti le prese di posizione e le iniziative che tante persone, associazioni, forze politiche stanno assumendo in tutto il Paese.
Individuare nei malati psichici e nei tossicodipendenti il tipo di persone dai comportamenti potenzialmente pericolosi è il prodotto di una cultura liberticida, che produce nuove insicurezze, separazioni e paure.
Il concetto di “pericolosità sociale” non ha alcun fondamento scientifico, oggi è solo un condizione prevista dal Codice Penale per situazioni ben determinate. Peraltro, anche per i delitti più efferati, non vi è una prevalenza riferibile a malattie mentali.
Non a caso il concetto di pericolosità sociale riferita alle persone “affette per qualunque causa da alienazione mentale” è stato espressamente abrogato con la Legge 180 nel 1978; che ha liberato, dopo secoli di violenze e soprusi, le persone che erano rinchiuse nei manicomi proprio a causa del perverso e artificioso legame tra malattia mentale e pericolosità, legame fino ad allora sostenuto dallo stigma sulla malattia mentale.
A questo proposito sono illuminanti le raccomandazioni del Ministero della Salute, contenute nel “Programma nazionale di comunicazione e di informazione contro lo stigma e il pregiudizio nei confronti delle malattie mentali”: .  “… nell’opinione pubblica sono radicati pregiudizi sui malati mentali, etichettati come incurabili o inguaribili, sporchi e trasandati, pericolosi e violenti”. “Diventa, pertanto, cruciale il grado di accettazione del malato all’interno della famiglia e nella società in generale, accettazione spesso ridotta a causa della discriminazione di cui vengono fatti oggetto i malati di mente.
Bisogna recuperare il valore profondo della legge 180, la sua spinta liberatrice, che, abolendo l’internamento nei manicomi, ha affermato un’idea di società, nella quale ogni essere umano fa parte di una comunità che include, che accoglie, che soccorre e non che esclude, che respinge, che abbandona.

Stefano Cecconi, Rossana Dettori
Responsabile Politiche della Salute CGIL nazionale  Segretaria nazionale FP CGIL

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