Le “rondini” tessitrici del Bangladesh. Un lavoro fra i più vulnerabili


Alessandra Tarquini - Vis


Il progetto dell’organizzazione Svedese Swallows, che significa appunto “rondine”, che dal 1971 dà supporto ai superstiti del più efferato massacro del Bangladesh.


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Le "rondini" tessitrici del Bangladesh. Un lavoro fra i più vulnerabili

THANAPARA (Bangladesh) – Esistono delle "rondini" che nidificano solo nelle regioni a Nord Ovest del Bangladesh. Per vederle occorre prendere un treno da Dhaka, di quelli con i bambini che viaggiano sul tetto, prevedere circa cinque ore di viaggio all'andata e sei al ritorno, scendere alla penultima fermata, nel distretto rurale di Rajshahi, e ancora percorrere altri 3 km sino al villaggio di Thanapara. Le rondini sono fatte di carne ed ossa. Non volano in cielo, ma camminano sulla terra, tessono con sapienza stoffe colorate che tramite la rete di Fair arrivano anche qui in Italia. Sono gli uomini e le donne, i bambini e le bambine del villaggio di Thanapara che danno vita al "Thanapara Swallows Development Program 1", nato grazie all'aiuto dell'organizzazione Svedese "Swallows", che in inglese significa appunto "rondine" e della quale ha fatto proprio il nome,  arrivata qui nel 1971 a dare supporto ai superstiti del più efferato massacro che quest'area ricordi nella sua storia con oltre 100 uomini disarmati  atrocemente uccisi durante la Guerra di liberazione del Bangladesh dal Pakistan.

Assieme ai più vulnerabili. Rahian Ali quel massacro l'ha visto da vicino. Era piccolo quando si sono svolti gli scontri e anche la sua famiglia ha contato delle vittime. Ora è il direttore esecutivo del progetto e, ispirandosi ai principi gandhiani della nonviolenza, coordina insieme ad uno staff di una ventina di persone tutte le attività  rivolte ai più poveri e marginalizzati, avendo come obiettivo quello di ridurre la distanza tra ricchi e poveri e fornire gli strumenti per combattere le situazioni di fragilità e vulnerabilità. Lo slogan dell'organizzazione è quello di assistere le fasce più deboli, senza fermarsi al soccorso, ma puntando all'eliminazione delle cause della sua sofferenza e renderli individui autonomi e capaci di badare a se stessi e alle proprie famiglie. L'educazione, il lavoro, la formazione dei più giovani, la sostenibilità ambientale delle attività, la difesa e il sostegno alle donne vittima di violenza sono le rotte di volo di queste rondini istancabili. Oltre 200 donne e tre uomini sono impiegati nel programma manifatturiero del villaggio.

L'albero della vita. Nanshiri, è una di queste giovani lavoratrici. Ha 16 anni  e l'anno passato ha perso il padre per una grave malattia. Vive in una casa metà in muratura, metà in fango insieme a sua madre e suo fratello. "La morte di mio padre era inattesa e da un giorno all'altro ci siamo trovati senza il nostro capofamiglia. Il mio lavoro come tessitrice permette ora alla mia famiglia di vivere e io sto imparando un mestiere. Riesco a vedere un futuro". Nel programma si svolgono tutte le fasi di lavorazione delle stoffe e dei filati. La tessitura avviene attraverso i telai di legno, mentre i ricami sono fatti a mano dalle sapienti mani delle lavoratrici. Da Thanapara nasce anche "L'albero della vita", l'abito ideato dalle stiliste genovesi dello Spaventapasseri per la cooperativa italiana Fair. La creatività italiana si unisce così alla competenze delle artigiane tessili bengalesi per contribuire all'autosviluppo della comunità di Thanapara. Con la vendita dell'abito Fair e Thanapara hanno scelto infatti di sostenere anche la nascita di un centro di formazione informatica con computer di ultima generazione e l'installazione di pannelli fotovoltaici.  

L'associazione delle donne-avvocato. Sono due filoni di attività che permettono al villaggio e ai suoi abitanti di guardare avanti con progettualità, investendo sulla formazione dei più giovani e puntando ad un uso responsabile delle risorse e dell'ambiente. Le aree di lavoro e di studio sono spaziose, pulite, immerse nel verde e all'interno della struttura è nata anche una scuola dove ricevono gratuitamente l'educazione primaria i figli dei lavotori impiegati nel programma manifatturieriero e altri bambini in condizioni di povertà. Il Villaggio di Thanapara collabora anche con l'Associazione Nazionale delle donne avvocato del Bangladesh (BNWLA- Bangladesh National Women Lawyers Association 2) e proprio uno dei primi uffici, a pochi passi dall'ingresso nel villaggio, ospita il Centro di assistenza legale per le donne vittime di violenza domestica. "Stiamo seguendo molte donne vittime di abusi e violenze tra le pareti familiari. Copriamo un'area di 50 km intorno a Thanapara e abbiamo deciso di avviare un programma di sensibilizzazione e informazione per sviluppare nelle donne una maggiore consapevolezza sui propri diritti. E' fondamentale informare le donne della possibilità di opporsi a questi abusi, di  fermarli e denunciare l'uomo, spesso il proprio marito, che li perpetra." sottolinea Rahian.

L'arsenico nelle acque. Parlando con Rahian scopriamo che questa zona è colpita anche dal problema dell'arsenico nelle acque e il villaggio ha avviato il programma "Soluzioni Sostenibili per l'accesso a acqua pulita e sicura" volto a informare le popolazioni delle aree colpite sui rischi delle acque inquinate e fornendo filtri e sistemi per il recupero dell'acqua piovana. Sono molte le sfide che Thanapara Village sta affrontando con successo insieme alla rete di Fair Italia e gli altri partner internazionali che sostengono le iniziative  e i progetti in questa area. "Affrontiamo il lavoro di ogni giorno e la vita della nostra comunità sapendo che siamo inseriti in una rete ben più vasta di questo villaggio. Combattiamo povertà, disuguaglianza a partire dalla nostra terra, dai nostri uomini e dalle nostre donne, ma tessiamo fili che giungono sino in Italia e in altre parti del mondo e partecipiamo ai forum internazionali della rete del commercio equo e solidale. Solo cosi  –  ci spiega Rahian  –  le rondini riescono a volare in Bangladesh."

di Alessandra Tarquini

Fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione

30 ottobre 2010

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