Lavoro e pace camminano insieme


Flavio Lotti


Il dramma degli operai delle acciaierie di Terni e quello degli abitanti di Kobane in Siria descrivono insieme la pace che stiamo perdendo dentro e fuori il nostro paese. Chi rischia di perdere il lavoro e chi rischia di perdere tutto, vita, libertà, affetti.


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Il dramma degli operai delle acciaierie di Terni e quello degli abitanti di Kobane in Siria descrivono insieme la pace che stiamo perdendo dentro e fuori il nostro paese. Chi rischia di perdere il lavoro e chi rischia di perdere tutto, vita, libertà, affetti. Drammi diversi ma egualmente devastanti che seminano paure e angosce sempre più soffocanti anche qui, tra di noi, in Umbria. Il malessere è diffuso, confuso e profondo. Così come la sfiducia in tutto e in tutti. Sentiamo che il nostro mondo è in pericolo. Siamo preoccupati. Ma fatichiamo a reagire. Da lungo tempo ci arrabattiamo in un groviglio di crisi intricate come i sonnambuli che cento anni fa ci hanno trascinato nello sprofondo della Grande guerra. E quando Papa Francesco ha descritto la situazione parlando della “terza guerra mondiale” in corso “a pezzi” nessuno si è scomposto. Qui da noi quella guerra non si è ancora fatta sentire. A fare strage di vite, famiglie e imprese non ci sono i tagliagola dello stato islamico ma i signori dell’economia e della finanza.

Venerdì prossimo sarà mobilitazione generale a Terni e domenica 19 ottobre si tornerà a marciare da Perugia ad Assisi lungo la strada tracciata nel 1961 da Aldo Capitini. Saranno due giorni di grande tensione per il diritto al lavoro e per il diritto alla pace. Due diritti fondamentali su cui si sta giocando il futuro di tanta parte dell’umanità e della nostra piccola Umbria. Due diritti che spesso collochiamo su piani molto lontani. Il lavoro sul piano della vita concreta. La pace sul piano dei sogni. Eppure nella nostra regione (più che in mille altre parti del mondo) il lavoro e la pace camminano insieme.

La crisi terribile che stiamo vivendo e le grandi tensioni che l’accompagnano ci costringono a ripensare la nostra comunità, a riscoprire la nostra identità, a riordinare le priorità, a ridefinire una visione e un progetto per il futuro di tutti. E in questo quadro è venuto il tempo di riflettere seriamente sulla vocazione dell’Umbria all’impegno per la pace.

La relazione tra l’Umbria e la pace è unica al mondo. All’origine di questo rapporto speciale c’è la straordinaria testimonianza di Francesco d’Assisi che da più di ottocento anni continua a ispirare senza uguali le donne, gli uomini e le istituzioni di tanta parte del mondo. A lui si sono riferiti tutti coloro che nel corso degli anni hanno scelto di organizzare in Umbria una iniziativa per la pace, da Aldo Capitini a Papa Giovanni Paolo II sino a Papa Francesco. La moltiplicazione di queste iniziative, come la PerugiAssisi, le assemblee dell’Onu dei Popoli, i meeting delle scuole, dei giovani e degli Enti Locali per la pace, ha contribuito a diffondere l’idea dell’Umbria come una terra fortemente impegnata per la pace. E oggi siamo chiamati a riflettere sul valore e sulle prospettive di questo tratto distintivo della nostra identità.

Gli sciocchi sostengono che in tempo di crisi non ci sono né tempo né soldi per occuparci di pace. Ben altre sarebbero le priorità. Ma così facendo dimostrano di ignorare il valore economico della pace e la ricchezza inestimabile che rappresenta per la nostra regione. Non è mai stato fatto un vero studio, ma dal piccolo osservatorio della Marcia PerugiAssisi posso dire che negli ultimi dieci anni, ogni euro investito dalle istituzioni locali in questo campo ne ha portato in Umbria almeno altri sette. Senza considerare tutte le ricadute maggiori sull’industria del turismo che ovviamente gli addetti ai lavori conoscono molto bene. L’Umbria ha bisogno di pace, di mobilitarsi per difendere la pace che rischia di perdere a Terni e in tante altre città ma anche di investire sul tesoro di pace di cui dispone. L’Umbria può e deve diventare capitale europea e mondiale dell’impegno per la pace nel mondo, terra di dialogo e di incontro tra i popoli, le culture e le religioni, crocevia del mondo laico e di quello religioso, laboratorio di nuova cultura e di nuova politica. E’ un regalo del passato e una opportunità del futuro. Sprecarla oggi sarebbe un delitto.

Flavio Lotti, Coordinatore della Marcia PerugiAssisi

 

Articolo pubblicato sul Corriere dell’Umbria il 12 ottobre 2014

 

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