L’Onu chiede indagini sulle torture in Iraq


Rainews24


Dopo gli ultimi documenti pubblicati da WikiLeaks sulle torture nelle carceri irachene l’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti umani chiede a Washington e Baghdad di avviare delle inchieste.


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L'Onu chiede indagini sulle torture in Iraq

L'Iraq non aderisce alla Convenzione contro la tortura e gli ispettori Onu non possono entrare nelle carceri. Dura reazione di Hezbollah. Intanto Julian Assange, fondatore di Wikileaks, teme di potere essere ucciso.

L'Alto Commisario dell'Onu per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha chiesto a Washington e Baghdad di indagare sulle accuse di torture emerse dai documenti riservati del
Pentagono sulla guerra in Iraq diffusi dal sito WikiLeaks. In un comunicato pubblicato sul sito dell'Onu, il commissario sottolinea che secondo i documenti gli americani hanno continuato a consegnare prigionieri agli iracheni pur sapendo che questi praticavano la tortura.
I documenti denuncerebbero gravi violazioni delle leggi internazionali a protezione dei diritti umani e indicano come molti civili siano stati uccisi in maniera sommaria. Al momento l'Iraq non ha ratificato la sua adesione alla Convenzione contro la tortura e quindi i funzionari dell'Onu non possono esigere di ispezionare le carceri del Paese.
Intanto il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ha dichiarato in un'intervista pubblicata da "Repubblica" e da "El Pais" che la sua vita sarebbe in pericolo. "Credo che un rischio ci sia – precisa – piccolo ma non insignificante. C'è un rischio serio che venga processato e arrestato. Stanno cercando di montare un caso di spionaggio contro di me e altri membri dell'organizzazione". Assange individua come suo ''peggior nemico'' l'esercito degli Stati Uniti e in seconda battuta le banche.
 Le rivelazioni di WikiLeaks hanno suscitato la reazione del movimento sciita Hezbollah, che denuncia''tutti i crimini terroristici commessi dalle forze d'occupazione americane in Iraq, le pratiche delle truppe americane contro i civili iracheni e la violazione dei diritti della popolazione irachena''. In una nota il gruppo sottolinea come ''tutte le leggi internazionali e gli accordi ritengano le forze di occupazione responsabili per quel che accade nei territori che occupano''.

Fonte: RaiNews24

27 ottobre 2010

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