Israele annuncia la tregua unilaterale, ma Hamas chiede il ritiro delle truppe


L'Unità


Israele è dunque pronto a interrompere i bombardamenti, i lanci di artiglieria e le incursioni dei suoi soldati. Ma non lascerebbe la Striscia.


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Israele annuncia la tregua unilaterale, ma Hamas chiede il ritiro delle truppe

È tregua a Gaza. Dovrebbe esserlo dopo che Israele ha deciso il cessate il fuoco unilaterale. E il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha spiegato che la decisione è stata adottata dal gabinetto di sicurezza di Israele in quanto Hamas è stata colpita «in modo pesante» e che l'esercito di Gerusalemme ha pienamente realizzato e perfino superato gli obiettivi che si era prefissato nel lanciare l'operazione «Piombo Fuso».  Ma l'esercito israeliano ha compiuto domenica un primo raid aereo su Gaza dopo il lancio di razzi palestinesi su Sderot che avevano interrotto la tregua unilaterale proclamata ieri sera ed entrata in vigore alla 02:00 ora locale. Secondo fonti dell'esercito israeliano «sono stati colpiti i siti dai quali in mattinata erano stati lanciati razzi verso il sud di Israele».

La decisione di interrompere le ostilità era stata anticipata nel tardo pomeriggio di sabato da una telefonata dello stesso Olmert al presidente egiziano Hosni Mubarak, uno dei più attivi sul fronte diplomatico dall'inizio di questa ennesima crisi nell'area mediorientale. La tregua ha effetto a partire dalle 2:00 ora locale, l'1:00 in Italia. «Tre settimane fa io e i colleghi di governo decidemmo di dare inizio alle operazioni militari nella Striscia di Gaza. Gli obiettivi che ci eravamo posti sono stati raggiunti: Hamas è ora in una situazione difficile, molti dei suoi leader sono morti, le sue infrastrutture distrutte», ha detto Olmert.

Israele è dunque pronto a interrompere i bombardamenti, i lanci di artiglieria e le incursioni dei suoi soldati. Ma non lascerebbe la Striscia: le truppe di Tsahal prima di ripiegare dovranno accertare l'effettiva messa in sicurezza della regione con l'interruzione definitiva dei lanci di missili verso il territorio israeliano. L'esercito, inoltre, risponderà a eventuali attacchi da parte di Hamas. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon ha invece detto che «questa dichiarazione unilaterale dovrebbe essere accompagnata da un calendario per il ritiro israeliano». Una richiesta analoga a quella avanzata dal presidente egiziano Mubarak, che ha anche annunciato che organizzerà una conferenza internazionale per la ricostruzione della Striscia.

Ma Hamas da parte sua ha risposto che non cederà le armi in caso di stop unilaterale israeliano. Lo ha detto dal Cairo Osama Abu Hemdan, uno dei leader di Hamas: «Questo cessate il fuoco unilaterale non prevede il ritiro» dell’esercito israeliano e «finché resterà a Gaza la resistenza e lo scontro proseguiranno», ha poi dichiarato Hamdane, rappresentante di Hamas a Beirut.

E domenica mattina alcuni razzi sono stati lanciati a partire dalla striscia di Gaza sul sud di Israele. Lo afferma la radio israeliana. Complessivamente sono stati sparati da Gaza sei razzi, che non hanno provocato vittime in Israele. I razzi, ha precisato la radio militare, sono esplosi nella zona della città di Sderot e degli insediamenti agricoli vicini. Nel sud di Israele, nelle località distanti fino a 40 chilometri da Gaza, la maggior parte delle scuole sono rimaste oggi chiuse per ragioni di sicurezza. Da Gaza si ha intanto notizia di due scontri a fuoco avvenuti in mattinata fra miliziani palestinesi e reparti della brigate di fanteria Golani. Non si ha notizia di vittime.

Secondo fonti palestinesi poi la Jihad islamica ha inoltre rivendicato la paternità di un attacco lanciato dai suoi miliziani contro forze di fanteria israeliane a Jabalya, presso Gaza. Nel frattempo da Gaza sono stati sparati anche alcuni colpi di mortaio in direzione del Neghev. Secondo le fonti in mattinata colonne di mezzi blindati israeliani sono state viste arretrare. Ma a quanto pare si trovano ancora all'interno della striscia di Gaza.

«In Medio Oriente non esiste altra strada oltre a quella del dialogo, e l'obiettivo non può che essere quello di due popoli per due Stati che convivano pacificamente. Un obiettivo che non è facile da raggiungere se si pensa che ci sono Paesi che soffiano sul fuoco». Lo afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini al termine del suo incontro ad Abu Dhabi, dove si trova in visita ufficiale, con il presidente del Consiglio Federale nazionale degli Emirati arabi uniti, Abdul Aziz Al Ghurarir.

«A tutti è evidente – spiega Fini – che per capire quello che accade nella Striscia di Gaza e quello che muove Hamas bisogna guardare a Teheran e non solo a quello che si agita all'interno del popolo palestinese».  In ogni caso, Fini ribadisce che «bisogna fare tutto il possibile perchè la meta della pace sia non solo raggiungibile ma sempre più vicina. Qualche spiraglio c'è, e dai colloqui che ho avuto negli Emirati ho avuto la riprova del ruolo oggettivamente importante che nel mondo musulmano e arabo hanno l'Europa e l'Italia, non solo come Paese tradizionalmente amico del popolo palestinese, ma anche come Paese che geograficamente ha un interesse vitale in un Mediterraneo pacificato e senza integralismo».

In Egitto, è in programma per domenica un vertice per suggellare il cessate il fuoco deciso da Israele ma rifiutato da Hamas. Saranno presenti, oltre al presidente egiziano Mubarak, grande mediatore tra i due fronti, il segretario dell'Onu Ban Ki Moon, i leader europei Sarkozy, Brown, Merkel, Berlusconi e Zapatero, i rappresentanti della Ue e della Lega Araba.

Fonte: L'Unità

18 gennaio 2009

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