Iran. Raggiunto accordo sul nucleare


NEAR EAST NEWS AGENCY


Nel pomeriggio l’annuncio congiunto del ministro degli Esteri iraniano Mohamed Javad Zarif e dell’alto rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini.


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nucleareIran

 

Dopo due settimane di rinvii, l’intesa sul nucleare iraniano tra Teheran e le potenze del 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia+Germania) sotto la supervisione dell’Unione Europea è stata firmata questa mattina a Vienna. A darne l’annuncio sono state fonti diplomatiche iraniane ed europee nella capitale austriaca, accompagnate dalle dichiarazioni di soddisfazione del capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) Yukiya Amano, che ha confermato che una roadmap per la riduzione dell’attività nucleare di Teheran è stata firmata oggi dal vicepresidente iraniano Ali Akbar Salehi.

L’annuncio ufficiale dovrebbe essere fatto questo pomeriggio in una dichiarazione congiunta del ministro degli Esteri iraniano Mohamed Javad Zarif e dell’Alto Rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini, ma nel frattempo sono trapelati alcuni dettagli sull’accordo: l’Associated Press riferisce infatti che un compromesso sarebbe stato fatto tra Washington e Teheran sulle ispezioni ai siti militari.

L’Iran, che si è sempre opposto all’evenienza in quanto “possibile attività di spionaggio” da parte degli Stati Uniti, ha ceduto ieri acconsentendo a che gli ispettori ONU facciano una richiesta per le visite ai siti militari come parte dell’intesa. Secondo l’accordo, Teheran avrebbe il diritto di contestare la richiesta delle Nazioni Unite e un collegio arbitrale composto da Iran e le sei potenze mondiali sarà preposto a deliberare sulla questione.

Altri dettagli sono stati svelati dalla Reuters: secondo l’accordo, infatti, l’embargo sulle armi convenzionali durerà altri 5 anni e le restrizioni sulla tecnologia missilistica balistica 8. Secondo un “complicato accordo”, qualsiasi violazione porterà a un ripristino immediato delle sanzioni entro 65 giorni, se non si riuscisse a risolvere la disputa.

La soddisfazione è generale per quello che è già considerato il maggior successo in politica estera dell’amministrazione Obama. “Il nostro duro lavoro è stato ripagato – hanno dichiarato in mattinata i diplomatici iraniani a Vienna – e abbiamo suggellato un accordo. Che Dio benedica il nostro popolo”.

Secondo Trita Parsi, presidente del Consiglio Nazionale Iraniano Americano, si tratta del “più grande successo diplomatico del nuovo millennio”: “Questo accordo – si legge in un comunicato diffuso questa mattina –  fornisce al popolo iraniano lo spazio per spingere l’Iran nella giusta direzione: un Iran che rispetti i diritti umani, persegua politiche moderate internamente ed esternamente, e fornisca alla sua gente le libertà e le opportunità che sono i loro veri diritti inalienabili”.

Più contenuta la gioia di Yukiya Amano, capo dell’AIEA:  “Questo – ha detto oggi – è un passo avanti significativo verso il chiarimento delle questioni in sospeso che riguardano il programma nucleare iraniano”. Totale disapprovazione è arrivata invece da Israele, con il premier Benjamin Netanyahu che ha chiamato l’accordo “un brutto errore di proporzioni storiche”. “L’intesa – ha detto il primo ministro israeliano – permetterà di continuare le sue politiche di aggressione e terrore nella regione”.

Ai lamenti di Tel Aviv ha risposto l’ex ambasciatore britannico in Iran Richard Dalton, che dai microfoni della BBC questa mattina ha invitato gli israeliani ad accettare l’accordo: “[Gli israeliani, ndr] hanno fatto molta pressione perché fosse firmato l’accordo più duro possibile per l’Iran. Spero, al momento di dissezionare i dettagli, che capiscano che questo è un accordo che rafforza la sicurezza di tutti nella regione, Israele compresa”

Intanto arrivano le prime reazioni dai mercati petroliferi: questa mattina il prezzo di riferimento del greggio negli Stati Uniti è sceso a 1,20 dollari.  Qualsiasi allentamento delle sanzioni porterebbe l’Iran – membro dell’OPEC, ma duramente colpito dalle misure punitive sui proventi del greggio – a vendere più petrolio, un’eventualità che potrebbe far scendere i prezzi del carburante a livello mondiale.

Fonte: http://nena-news.it

14 luglio 2015

 

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