Il presidente del Madagascar: "Sono pronto a resistere e morire"


Massimo A. Alberizzi


L’esercito circonda il Palazzo dove Marc Pavalomanana si è asserragliato. Il portavoce: «Non rassegnerà mai le dimissioni. E’ circondato da uomini fedeli con i quali si difenderà».


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Il presidente del Madagascar:  "Sono pronto a resistere e morire"

NAIROBI – Il presidente malgascio Marc Ravalomanana ha dichiarato nella notte di essere pronto a resistere e morire se i soldati ribelli tenteranno di dare l’assalto alla residenza dove si è rifugiato, una quindicina di chilometri fuori la capitale Antatanarivo. Nel frattempo però, secondo quanto riferisce il capo dell'opposizione Andy Rajoelina otto ministri hanno già deciso di lasciare il loro incarico.

«Non rassegnerà mai le dimissioni – ha spiegato Andry Ralijaona, portavoce del presidente –. E’ circondato da uomini a lui fedeli con i quali tenterà di difendersi. Si rende conto che ora il suo potere è limitato, ma non intende arrendersi al colpo di stato dei militari». Il braccio di ferro in Madagascar è cominciato il 31 gennaio quando Andry Rajoelina (detto Andry TGV, dal nome del treno superveloce francese) sindaco della capitale e capo dell’opposizione, durante una dimostrazione antigovernativa aveva esortato la popolazione a rovesciare Ravalomanana e si era autoproclamato presidente. Il capo dello Stato lo aveva ridicolizzato: «Abbiamo 1547 sindaci nell’isola, immaginatevi se ognuno di essi si dovesse autoproclamare il presidente».

LO SCONTRO TRA POTERI – Il 3 febbraio aveva ordinato di sollevarlo dalla carica di sindaco. Non immaginava che meno due mesi dopo sarebbe stato lui sull’orlo di essere rovesciato. Dopo settimane di braccio di ferro tra Ravalomanana e Rajoelina, con manifestazioni di piazza e almeno 135 morti, l’esercito, che finora aveva dichiarato e assicurato che sarebbe restato estraneo alla lotta politica, ha deciso di intervenire e ieri ed entrato di forza nella residenza del capo dello Stato (che, per altro, non c’era), chiedendone le dimissioni. I militari hanno anche preso possesso dei punti nevralgici della città compresa la banca centrale, tra colpi d’erma di fuoco e esplosioni di granate. Non si segnalano né vittime né grossi danni. Andy Rajoelina, 34 anni, ex disk jockey, diventato sindaco di Antananarivo e defenestrato dal presidente nel pomeriggio aveva lanciato un appello alle forze armate chiedendo di intervenire a alla popolazione di appoggiare i militari.

PRUDENZA DELL'ESERCITO – Il capo di stato maggiore dell’esercito, il colonnello André Andriarijaona, ha assicurato che l’azione di forza è volta solo a ottenere le dimissioni del presidente: «Non intendiamo prendere il potere – ha detto – né spargere il sangue dei nostri connazionali». Andriarijaona che è stato nominato capo di stato maggiore giovedì scorso dagli altri alti ufficiali del Paese, ha aggiunto: «Spero che Ravalomanana si dimetta nell’interesse superiore del Paese». Le accuse che vengono rivolta a Ravalomamana, un ricco uomo d’affari passato alla politica, è di gestire il Paese come una società privata che guadagna tanto e lascia ai dipendenti solo le briciole. Il Madagascar negli ultimi anni ha avuto un boom economico notevole con consistenti investimenti stranieri. La classe politica si è arricchita e la povera gente continua a soffrire la fame. I sostenitori di Ravalomanana considerano Rajoelina un attaccabrighe, che tenta di impadronirsi del potere illegalmente.

LA CRISI PRIMA DEL GOLPE – La crisi politica ha provocato una contrazione delle presenze turistiche, una voce importante nel bilancio del Madagascar, valutata attorno ai 390 milioni di euro all’anno. Il settore sta collassando. Anche gli investitori stranieri – che sono intervenuti massicciamente specie nel settore minerario e petrolifero – guardano con apprensione la situazione. I militari in Madagascar sono stati sempre fuori dai giochi politici, ma la settimana scorsa è scoppiato un ammutinamento conclusosi con il licenziamento del capo di stato maggiore e con una pubblica dichiarazione di sostegno a Rajoelina: “Lui può risolvere i problemi del Paese”, aveva subito dichiarato il colonnello André Ndriarijaona, che aveva guidato la rivolta degli ufficiali. L’Unione Europea e l’Unione Africana dal canto loro hanno subito chiesto il rispetto della Costituzione dell’isola, condannando il “tentativo di colpo di stato”. Lo stesso Ravalomanana nel 2002, anche lui sindaco, aveva mobilitato la popolazione per cacciare il vecchio leader Didier Ratsiraka “L’ammiraglio rosso”. Ma Ravalomanana nel 2001 aveva vinto il primo round delle elezioni con più del 50 per cento contro Ratsiraka e l’Unione Africana aveva convalidato il risultato. La campagna contro Ravalomanana un ricco uomo d’affari passato alla politica si è rivolta contro il suo stile di vita, la burocratizzazione, la corruzione e la concentrazione del potere in poche mani. Le condizioni miserabili della popolazione, che dalla crescita economica ha ricevuto solo le briciole, ha fatto il resto.

Fonte: Corriere.it

17 marzo 2009

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