Il difensore della pace


Flavio Lotti


In occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II ripubblichiamo l’articolo scritto da Flavio Lotti nel 2005.


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Il difensore della pace

Lo hanno definito in tanti modi. Per me, e per milioni di donne e uomini di tutto il mondo, è stato il difensore della pace. Non uno dei tanti. Il più grande. Il più umile. Il più deciso e sincero.

In un mondo sempre più affamato, violento e violentato, Giovanni Paolo II ha strenuamente difeso la pace come principio, come obiettivo e come mezzo. Lo ha fatto anche di fronte alla sordità dei potenti e dei signori della guerra. Lo ha fatto difendendo la vita, i diritti e la dignità umana, sempre, comunque e dovunque. Lo ha fatto respingendo ogni ricorso alla violenza e scongiurando uno scontro di civiltà. Lo ha fatto opponendosi a tutti i pesanti tentativi di rilegittimare la guerra di cui ha proclamato non solo l’immoralità ma anche l’inutilità. Lo ha fatto ribadendo il primato del diritto sulla forza. Lo ha fatto proclamando ad Assisi, all’indomani dell’11 settembre, insieme ai rappresentanti di tutte le religioni, “Mai più guerra. Mai più terrorismo. Mai più violenza”.

Di fronte al crescente disordine politico, sociale, economico e morale che ci circonda Giovanni Paolo II ci ha esortato, fin nell’ultimo messaggio inviato in occasione della giornata mondiale della pace dello scorso 1 gennaio, a spezzare la spirale della violenza lottando contro il male con il bene. Non colpo su colpo, male contro male, guerra contro guerra. “Il male non si sconfigge con il male: su quella strada, infatti, anziché vincere il male, ci si fa vincere dal male.” Allora, molti di quelli che oggi lo inneggiano, sorrisero ai sogni di un vecchio capo della chiesa. Misero la sordina sulle sue parole e gli voltarono per l’ennesima volta le spalle. Molti, troppi, ma non tutti. A questo suo messaggio noi dedicheremo la prossima Marcia Perugia-Assisi dell’11 settembre.

Giovanni Paolo II, il difensore della pace, ci è sempre stato vicino. Anche quando ci precedeva per le strade del mondo non ci ha mai mancato di un pensiero. Impossibile contare tutte le volte che ci ha sostenuto dicendo “Beati i costruttori di pace”. Impossibile non ricordare il messaggio che ci ha inviato in occasione della Marcia Perugia-Assisi del 2003. “Occorre riconoscere, scrisse in quell’occasione, che forse in questi anni non si è investito molto per difendere la pace, preferendo piuttosto, talora, destinare ingenti risorse all’acquisto di armi. E’ stato come se si “sprecasse” la pace. Non poche speranze si sono spente. La cronaca quotidiana ci ricorda che le guerre continuano ad avvelenare la vita dei popoli, soprattutto dei Paesi più poveri. Come non pensare alla persistente violenza che insanguina, ad esempio, il Medio Oriente e in particolare la Terra Santa? Come restare indifferenti di fronte ad un panorama di conflitti che si allarga sempre più e interessa varie parti della terra?”

“Che fare?” si chiede il Papa seduto accanto a ciascuno di noi. “Malgrado le difficoltà, non bisogna perdere la fiducia. E´doveroso continuare a operare per la pace, ad essere artefici di pace. La pace è un bene di tutti. Ciascuno è chiamato ad essere costruttore di pace nella verità e nell’amore.”

La Sua benedizione giunse quel giorno, dopo una lunga marcia iniziata nelle prime ore del giorno, come l’acqua che si offre agli assetati. Anche per questo, stringendo la sua mano in piazza San Pietro in una calda giornata autunnale, l’ho ringraziato: “Le sue parole hanno la forza di sostenere chi sa di dover compiere un’impresa tanto difficile quanto necessaria. Infondono l’energia che serve per continuare, senza cedimenti alla sfiducia o alla rassegnazione, l’opera quotidiana di costruzione di una cultura e una politica della pace in grado di affrontare le grandi sfide che ci riservano il presente e il futuro.” Ricevetti in cambio un’indimenticabile sguardo affettuoso.

Anche l’Umbria deve molto a Giovanni Paolo II. Grazie a Lui, questa terra che fu di Francesco e di Capitini, ha ricevuto una nuova chiamata: aprirsi al mondo e divenire crocevia di pace. Grazie a Lui, lo “spirito di Assisi” oggi aleggia in tutti i continenti, valica anche i confini più insormontabili, resiste ai più temibili venti di guerra. Per ringraziarlo l’Umbria intera, giovani, donne, uomini e istituzioni tutte, non dovrebbero sprecare molte parole ma fare della pace un impegno permanente, e non occasionale, coerente e non retorico.

Flavio Lotti,
coordinatore nazionale della Tavola della pace

Perugia, aprile 2005

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