Giornalisti contro il bavaglio Alfano. Al Colle: “Cambieremo”


Roberto Monteforte


Ieri il «fragoroso silenzio»: compatto lo sciopero dei media contro il ddl intercettazioni. Fnsi soddisfatta. Fermo tra i siti online anche perlapace.it.


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Giornalisti contro il bavaglio Alfano. Al Colle: "Cambieremo"

Il silenzio è stato proprio fragoroso ieri nella giornata di protesta contro il ddl Alfano sulle intercettazioni. Edicole sguarnite, informazione radiotelevisiva nazionale e locale limitata all’essenziale, siti on line insolitamente «fermi», agenzie di stampa «mute» sino all ore 7 di questa mattina con l’eccezione dell’Adn-Kronos , la stessa «Rete» e in new media hanno partecipato alla protesta. L’astensione dei giornalisti, compresi quelli degli uffici stampa e i free lance è stata ovunque massiccia. La protesta è riuscita. In edicola, ieri, si sono trovate le poche testate dei fedelissimi schierati a fianco del governo Berlusconi: dal Foglio di Giuliano Ferrara al Giornale di Feltri, al romano Il Tempo , a Libero e al Riformista della famiglia Angelucci – che ha rifiutato di pubblicare una lettera di adesione allo sciopero dei delegati sindacali- , ai quotidiani economici ItaliaOggi e MF . In alcune città si sono trovate alcune edizioni di E-Polis e poco altro. Soddisfatta la Fnsi Il fronte del silenzio è rimasto compatto. Anche le testate che avevano espresso critiche sulla forma della protesta, da Il Fatto Quotidiano a La Stampa , hanno deciso di non essere in edicola per rendere più forte «il fragore del silenzio». Battaglia di libertà anche per la testata cooperativa Il manifesto . «È lo sciopero meglio riuscito negli ultimi quindici anni» commenta il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi. Il suo è un primo, provvisorio bilancio. «L’adesione è stata straordinaria e anche chi ha scelto di uscire e non tutti con ragioni ideali limpidissime – osserva – l’ha fatto condividendone comunque il merito delle ragioni della protesta. Questo dimostra che la nostra non è una lotta corporativa, ma una battaglia a difesa di valori condivisi». Su questo, in polemica con il direttore del Tg5 Clemente Mimun, insiste il presidente della Fnsi, Roberto Natale. «La forte partecipazione delle redazioni Mediaset allo sciopero è stata una risposta all’editoriale del direttore Mimun, che ha parlato di scelta di una corporazione. Lo sciopero è riuscito proprio perché aveva ragioni generali forti, comprese dalla categoria e al di fuori della categoria. Mimun ha oscurato il fatto che il sindacato dei giornalisti è coerente nella sua opposizione ad ogni disegno contro l’autonomia dell’informazione e che tre anni fa scioperammo contro il disegno di legge Mastella». Conclude osservando come «la partecipazione altissima allo sciopero» sia «un riconoscimento di questa coerenza e della forza delle proposte avanzate dal sindacato che coniugano il diritto alla riservatezza con il diritto-dovere di informare». «La forza delle ragioni che portiamo – conclude – viene compresa da tutti quando simboli della nostra protesta sono Patrizia Aldovrandi e Ilaria Cucchi. A tutti è chiaro che difendiamo il diritto dei cittadini a sapere». Alfano al Quirinale Qualcosa pare muoversi. Nella giornata del grande silenzio il Guardasigilli, Franco Alfano è salito al Colle per comunicare la disponibilità del Pdl e dei suoi alleati ad introdurre modifiche significative al testo del decreto sulle intercettazioni, raccogliendo le sollecitazioni venute più volte dal capo dello Stato a confrontarsi con «criticità» che vanno risolte nel confronto parlamentare. Su questo il Colle è stato chiarissimo.

Fonte: l'Unità

10 luglio 2010

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