Giornalista condannato a morte: marcia indietro del Senato afgano


Repubblica.it


La Camera alta afgana ha definito "un errore tecnico" la precedente decisione. Il giovane non tornerà però ora in libertà: l’ultima parola spetta al presidente Karzai.


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Giornalista condannato a morte: marcia indietro del Senato afgano

ROMA – Il Senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte del giornalista Sayed Pervez Kambaksh, giudicato colpevole di blasfemia per aver stampato da internet un articolo sui diritti delle donne. Lo scrive l'Indipendent online, spiegando che in un comunicato la Camera alta afgana ieri ha definito un "errore tecnico" la sua precedente decisione di approvare la condanna a morte di Sayed pronunciata da un tribunale di Mazar-i-Sharif.

Ciò non significa che il giovane giornalista sarà rimesso in libertà, scrive il quotidiano, ma certo questa mossa del Senato aumenta le speranze che ciò possa succedere. Da settimane è in corso una campagna mondiale – di personalità politiche, media, organizzazioni dei diritti umani – per salvare Sayed dal patibolo.

La Meshrano Jirga (la Camera degli anziani) non ha nessun potere giudiziario, ma la sua opinione ha una valenza politica. La legge prevede due appelli sulla sentenza. La condanna a morte, prevista dalla Costituzione per i reati di blasfemia, deve essere approvata dal capo dello Stato, Hamid Karzai.

Secondo i familiari di Kambakhsh, il giovane è stato processato il 22 gennaio a Mazar-i-Sharif, nel Nord, a porte chiuse e senza supporto legale. Studente di giornalismo all'Università di Balkh, era stato arrestato a ottobre. Amici e familiari sostengono che l'articolo incriminato non era suo, ma solo riprodotto da Internet e distribuito.

In un'intervista a Radio Free Afghanistan, il procuratore generale della provincia di Balkh Hafizullah Khaliqyar ha difeso la sentenza, affermando che il processo è stato condotto in modo "molto islamico" e non c'è stata nessuna violazione dei diritti umani o della libertà di stampa. "Non ha fatto un errore giornalistico, ha insultato la nostra religione", ha detto Khaliqyar. Khaliqyar, secondo il quale il giornalista ha confessato, in una conferenza stampa ha minacciato l'arresto per tutti i giornalisti che si dovessero levare in difesa di Kambakhsh.

Dopo i sei anni di repressione dei media sotto il regime dei Talebani, crollato nel dicembre 2001 sotto le bombe americane, Karzai nel 2005 ha ratificato una nuova legge sull'informazione, ma restano molte le dispute sull'interpretazione della normativa.

Fonte: Repubblica.it

2 febbraio 2008 

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