Il ghetto più grande d’Italia


la Repubblica


La morte di Soumaila Sacko, il migrante maliano di 29 anni ucciso a Gioia Tauro ha riportato i riflettori sul dramma dello sfruttamento dei braccianti agricoli, in larga parte migranti, nei campi non solo della Calabria ma di tutt’Italia.


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sanferdinando

La morte di Soumaila Sacko, il migrante maliano di 29 anni ucciso a Gioia Tauro ha riportato i riflettori sul dramma dello sfruttamento dei braccianti agricoli, in larga parte migranti, nei campi non solo della Calabria ma di tutt’Italia.

Nel ghetto. L’ong Medici per i diritti umani da 5 anni offre assistenza medico sanitaria ai lavoratori della piana. Secondo il rapporto “I dannati della terra” presentato il 29 maggio, sono circa 3500 i migranti che durante la stagione agrumicola raccolgono frutta nei campi. “Questi lavoratori – spiega Alberto Barbieri, coordinatore generale di Medu – che contribuiscono in modo fondamentale all’economia della regione, vivono in condizioni spaventose. Al momento la baraccopoli di San Ferdinando è il ghetto più grande d’Italia”.
IL RAPPORTO

Schiavi. Vittime del caporalato, i migranti lavorano più di 10 ore al giorno con paghe misere e senza alcuna tutela. “I contratti – continua Barbieri – sono lievemente aumentati ma si parla di lavoro grigio, poiché spesso e volentieri non prevedono contributi né alcuna forma di tutela”. Le condizioni di vita nonché lo sfruttamento di cui sono vittime sono stati denunciati da media, ong e società civile, ma ad oggi non è stato fatto nulla di concreto per combattere in modo strutturale gli abusi. “I presupposti che provocarono la rivolta di Rosarno 8 anni fa – sottolinea – sono rimaste invariate, per alcuni versi sono anche peggiorate con enorme responsabilità delle istituzioni e della politica che hanno dato solo risposte emergenziali”.

Benzina sul fuoco. L’uccisione di Soumayla è l’ultimo e di certo il più atroce fatto di cronaca che testimonia un crescendo di tensioni dovute alla miseria cui sono costretti i lavoratori agricoli e che va a ledere una già difficile tenuta del tessuto sociale della zona. “Questi campi – continua Barbieri – sono una bomba ad orologeria.

Il clima di xenofobia è stato alimentato dal dibattito politico con un picco nella recente campagna elettorale. Una retorica che costituisce un ‘nefasto brodo di cultura’ dal quale si possono produrre anche questi episodi di estrema violenza”.

Il cuore di tenebra dell’Italia. L’assenza delle istituzioni a tutti i livelli e l’approccio esclusivamente emergenziale al problema delle baraccopoli e dello sfruttamento ha portato all’espansione del fenomeno che erroneamente nel dibattito pubblico si circoscrive al sud Italia. “I migranti non sono sfruttati solo a Gioia Tauro o in Calabria. Le speculazioni in campo agricolo riguardano tutta l’Italia dal Piemonte alla Puglia, dal Lazio alla Calabria che rappresenta solo il cuore di tenebra di questa problematica”.

Speranza e disillusione. A pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo e con gli occhi puntati al discorso programmatico del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dal mondo del terzo settore si spera che i toni da campagna elettorale si smorzino e che si torni a parlare, ma soprattutto a fare qualcosa di concreto per migliorare i percorsi di integrazione. Una speranza che deve fare i conti con la disillusione scaturita da anni di immobilismo politico. “Siamo scettici – conclude Barbieri – sul fatto che questa morte possa cambiare qualcosa. Perché lavorando lì da anni siamo consapevoli che non basta più neanche che ci scappi il morto. Ci aspettiamo che nel suo discorso programmatico, il presidente del Consiglio dia spazio anche alle iniziative volte a favorire l’integrazione e ai provvedimenti tangibili per combattere ogni forma di xenofobia, razzismo e sfruttamento”

La Repubblica

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