Finmeccanica, Orsi: accusa di corruzione e riciclaggio


Lettera43


Finmeccanica avrebbe finanziato nel 2010 la Lega, quando Orsi era al vertice dell’Augusta, versando milioni di euro in nero, a seguito dell’accordo per la vendita di 12 elicotteri di Augusta Westland al governo indiano.


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Finmeccanica, Orsi: accusa di corruzione e riciclaggio

È stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Napoli Giuseppe Orsi, l'amministratore delegato di Finmeccanica, a causa della vicenda che ha investito la società sulle presunte tangenti pagate dalla holding in relazione alla vendita al governo indiano di 12 elicotteri AgustaWestland. La vicenda è inoltre intrecciata ai fondi neri che la società avrebbe versato a esponenti politici italiani, in particolare al partito Lega Nord. ORSI: «MAI PAGATO SOMME ILLEGALI A NESSUNO». Secondo alcune fonti giudiziarie, il 24 aprile Orsi è stato messo sotto indagine per le dichiarazioni che l'ex dirigente delle relazioni esterne della holding, Lorenzo Borgogni, ha reso ai pubblici ministeri (pm) in merito alla vicenda degli elicotteri. L'ipotesi di reato per l'amministratore delegato, a quanto si è appreso, è di concorso a corruzione internazionale e riciclaggio, ma Orsi ha negato: «Io non ho mai pagato nessuna somma illegale né alla Lega né ad alcun altro. Durante tutto il periodo di amministratore delegato di Finmeccanica e Agusta Westland non mi è mai capitato di pagare alcunché di illegale». Le prove dell'affare, invece, sarebbero depositate in una fiduciaria svizzera. UN AFFARE DA 51 MILIONI DI DOLLARI. Finmeccanica avrebbe infatti finanziato nel 2010 il partito, quando Orsi era al vertice dell'Augusta, versando milioni di euro in nero, a seguito dell'accordo per la vendita di 12 elicotteri di Augusta Westland al governo indiano. La società, secondo la testimonianza di Borgogni, avrebbe infatti versato tangenti a un intermediario che è stato indicato come persona vicina a Orsi. L'inchiesta coinvolge in particolare Guido Ralph Haschke, un consulente di affari in Italia e in Svizzera che avrebbe ricevuto la somma di 51 milioni di dollari, di cui una parte, secondo l'ipotesi di accusa 10 milioni, sarebbero finiti nelle casse della Lega. DUBBI SUL SECONDO INTERMEDIARIO. Nella vicenda sarebbe stato coinvolto, secondo quanto rivelato da Borgogni, un secondo intermediario, nelle cui mani sarebbe stata materialmente versata la tangente. Gli inquirenti, nell'indagine coordinata da Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli, Francesco Greco e Henry Jon Woodcock, hanno in mano il nome di Christian Mitchell, ma sospettano si tratti di un'identità falsa e non hanno ancora identificato il vero uomo. I pm hanno i documenti ma tutte le parti in causa smentiscono La vicenda è stata smentita da una nota ufficiale del Carroccio («La Lega Nord è totalmente estranea alla vicenda Finmeccanica e non ha mai preso alcuna tangente» ha scritto in una nota), da Roberto Maroni e Umberto Bossi ma anche dalla stessa Finmeccanica. Nonostante questo sembra che i verbali che i pm luganesi Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli hanno recuperato il 23 aprile, incastrino sia partito, sia società. In particolare, utili alle indagini sono stati i documenti relativi proprio a Borgogni, ex capo delle relazioni istituzionali, e a Francesco Tuccillo, ex presidente di Finmeccanica Africa. In merito a Borgogni, Finmeccanica ha diffuso una nota in cui ha spiegato che l'ex manager «le cui dichiarazioni 'per sentito dire' sembrano essere alla base delle iniziative giudiziarie, ha lasciato su richiesta della società. Le 'consulenze' per milioni di euro che aveva ammesso di aver pagato infatti, «erano in palese contrasto con il codice etico dell'azienda». IDV CHIEDE DI SMANTELLARE FINMECCANICA. La notizia dell'iscrizione di Orsi nel registro degli indagati ha suscitato parecchia indignazione: in particolare, il presidente dei senatori Idv, Felice Belisario, ha reclamato l'azzeramento dei vertici di Finmeccanica. Belisario aveva infatti depositato da tempo un'interrogazione parlamentare chiedendo al governo di intervenire «per garantire l'affidabilità del management e tutelare la competitività dell'azienda». Massimo D'Alema ha invece chiesto l'intervento del governo: «per evitare lo smantellamento di Finmeccanica e Fincantieri e per garantire il rilancio dei settori produttivi nel nostro Paese». SULLO SFONDO LE PRESUNTE INFILTRAZIONI MAFIOSE. Di scenario anche altre inchieste, come quella legata alla Siram e, di nuovo, alla Lega e quelle sulle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata. Un aspetto sul quale è intervenuto Francescomaria Tuccillo, già sentito dagli inquirenti: «Nell'esercizio del mio ruolo di responsabile dell'Africa sub sahariana mi sono limitato a segnalare doverosamente al top management del gruppo la pubblicazione del libro 'Mafia pulita', circa i presunti rapporti di società del gruppo Finmeccanica e un noto latitante italiano residente in Sudafrica», ha dichiarato. Nel corso di un suo intervento su SkyTg24, Tuccillo ha aggiunto: «A Giovanni Falcone si chiedeva quali fossero stati i rapporti tra l'organizzazione criminale mafiosa, in particolare il signor Palazzolo, e le aziende del gruppo Finmeccanica, cioé le aziende che producono armi, diciamo prodotti per la difesa». «Questa», ha concluso «era una di quelle domande che era stata messa nel libro e poi anche nelle indagini successive, a Palermo, ai processi di mafia indicavano che c'era una serie di contatti».

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