Durban II: solo i timori antisemiti dietro il boicottaggio?


Bruna Iacopino


Scorrazzando tra testate nazionali e internazionali (versione on-line), il discorso del presidente iraniano Ahmadinejad, sembra tener intensamente banco solo presso quelli italiani…


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Durban II: solo i timori antisemiti dietro il boicottaggio?

Scorrazzando tra testate nazionali e internazionali (versione on-line), il discorso del presidente iraniano Ahmadinejad, sembra tener intensamente banco solo presso quelli italiani. Si sprecano commenti e condanne, da chi afferma senza ombra di dubbio che l'Italia ha fatto bene a non partecipare alla conferenza internazionale Durban II a chi invece non fa altro che condannare le parole del presidente iraniano tributando immutata solidarietà all'amico Israele.
Tuttavia, a guardare le riprese effettuate durante l'uscita per protesta da parte dei delegati della UE, non si può ignorare che le parole di Ahmadinejad siano state accompagnate anche da calorosi applausi e dunque non abbiano sconvolto più di tanto la maggior parte dei presenti, che evidentemente non ha ritenuto completamente visionarie e illogiche le invettive rivolte contro le politiche razziste attuate da Israele nei confronti del popolo palestinese. Il riferimento a Gaza è stato oltremodo esplicitato in un ulteriore passaggio, in cui si sottolineava il silenzio complice e colpevole della Comunità internazionale. Dato questo assolutamente inconfutabile: ci sono volute settimane perchè si registrasse una timida e inefficace condanna rispetto alla sanguinosa offensiva denominato Piombo fuso.
Il presidente iraniano pur non citando mai nello specifico lo stato in questione, ha invece tirato in ballo il sionismo, e contrariamente a quanto era circolato sui media subito dopo, non ha mai fatto riferimento alla distruzione dello stato di Israele e tanto meno ha fatto riferimento, anche solo velatamente a teorie di carattere negazionista rispetto all'Olocausto. Passaggio sottolineato in una nota ufficiale dalla stessa Santa sede, che al contrario di molti altri ha deciso di non abbandonare la sala durante il discorso di Ahmadinejad. “ Il punto che il Presidente dell'Iran ha affrontato – ha spiegato mons. Tomasi – e' quello del razzismo dello stato d'Israele verso i palestinesi, ma egli non si e' espresso contro l'Olocausto, non ha negato questo fenomeno storico tragico, non ha menzionato la distruzione d'Israele o l'eliminazione di questo Stato. Per questa ragione abbiamo deciso con altri Paesi europei, tutti i Paesi dell'America Latina con la totalita' dei Paesi africani e asiatici, di restare nella Sala per affermare questo diritto della liberta' d'espressione che e' parte della battaglia che noi abbiamo combattuto qui per cambiare il documento finale di questa conferenza di Durban 2.”
Libertà di espressione, e necessità di non chiudere il dialogo, anche di fronte a dichiarazioni di carattere estremista, questa la motivazione addotta anche dalla Francia che dall'inizio non ha voluto far parte del clan del boicottaggio, ma per voce del suo ministro degli esteri, Kouchner, ha anzi sottolineato come loro rimarranno fino alla fine, fino al voto della bozza di documento preparato e che risponde in pieno ai convincimenti e agli sforzi maturati finora nella lotta contro il razzismo. “… ci sono 192 paesi all'interno dell'ONU- ha dichiarato Kouchner su Le Monde-  non gli si può impedire di parlare.” E la stessa amministrazione americana, pur rigettando le dichiarazioni anti-sioniste non ha voluto chiudere i canali diplomatici con Teheran, segno del deciso cambiamento di strategia messo in atto da Obama.
Nel complesso il documento che Durban II si prepara a ratificare ha accolto le richieste di paesi come Israele, gli USA, la Germania, l'Italia eliminando lo specifico riferimento al contesto mediorientale e alla situazione palestinese, ma non ha potuto evitare che essa venisse tirata in ballo durante uno degli interventi, cosa non solo prevedibile, a dir poco scontata.
Ma c'è forse dell'altro. L'ipotesi, avanzata da qualche testata, e non priva di fondamento, è relativa agli altri contenuti della bozza: la reale motivazine che avrebbe spinto diversi paesi fra cui il nostro a boicottare la conferenza sul razzismo potrebbe essere dovuto non tanto e non solo a una spiccata solidarietà con l'amico israeliano, quanto piuttosto a quell'ampia e articolata Quinta sezione ( la più vasta nel documento) che fa specifico riferimento alle nuove forme di razzismo, anche legalizzate, che coinvolgono migranti, richiedenti asilo, minoranze etniche, linguistiche, o religiose, popolazioni indigene.
La quinta sezione che va dal paragrafo 51 al 143 invita esplicitamente i singoli paesi a fare attenzione all'insorgere di nuove forme di razzismo nei confronti degli immigrati, condanna la xenofobia e la discriminazione qualora essa sia avallata anche da leggi dello stato e auspica dunque che le suddette leggi vengano annullate o quanto meno riviste in nome dell'implementazione dei diritti da parte di categorie a rischio. Il paragrafo 60 invita gli stati a punire le pratiche razziste di gruppi neo-fascisti o neonazisti. Il 67 fa appello affinchè la guerra al terrorismo non si trasformi in una palese violazione dei diritti umani ( come non cogliere gli evidenti riferimenti alla politica finora adottata dagli States?). Il 70 invita ad abbattere le barriere che impediscono una reale partecipazione da parte delle minoranze e delle popolazioni indigene alla vita politica e sociale del paese in cui vivono ( qui è d'obbligo invece richiamare l'attenzione sulle discriminazioni subite dagli aborigeni in Australia, paese che ha disertato la conferenza). Si va avanti su questa scia, invitando i singoli stati a non utilizzare atteggiamenti discriminatori e a impedirli qualora questi si verifichino in ambito politico o anche mediatico, a non avallare politiche migratorie incompatibili con il rispetto dei diritti umani… si fa appello alle parternership da stabilire con i paesi di proveninenza o di transito ma sempre purchè si rispettino i diritti succitati ( forse il patto bilaterale con la Libia stretto dall'Italia non rientrerebbe in una simile definizione).
Il paragrafo 84 è invece dedicato alle discriminazioni che continuano ad essere subite da parte di Sinti, Rom, Gypsi e Camminanti, con un invito esplicito a fornire “una speciale protezione alle vittime”.
Ma si parla anche delle discriminazioni femminili, dello sfruttamento sessuale a carico di donne e bambini, di lavoro minorile, di dicriminazioni che colpiscono malati di AIDS e della necessità di estendere il diritto alle cure mediche in ogni parte del mondo.
Di particolare interesse il paragrafo 99 in cui invece ad essere condannato è qualsiasi gruppo o organizzazioone che inciti all'odio, alla superiorità di razza, o gruppo, o colore o etnia spingendo all'odio razziale o religioso. Un simile gruppo dev'essere dichiarato illegale. La domanda a questo punto sorge spontanea: come la metteremmo con la Lega e con le sue manifestazioni anti-Islam?
Altra nota interessante è la condanna della pratica di “profiling” su base etnica. La storia delle impronte digitali non è troppo lontana.
Insomma di elementi tali da far sorgere un po' di mal di pancia anche all'interno del nostro Governo ce ne stanno, anche tenendo conto di questa breve  ( e assolutamente sommaria) panoramica all'interno della bozza di documento presentata a Durban II, che, pur non avendo natura vincolante rappresenta comunque un impegno da parte dei singoli stati firmatari.
Se si vuol andare avanti con la storia dell'antisemistimo, quale “paravento” per giustificare la defezione, si faccia pure, sebbene esso venga duramente condannato nella bozza e ampio risalto venga dato alla memoria dell'olocausto ( unico genocidio citato)… un confronto reale col testo fornisce invece chiavi di lettura decisamente altre.

Fonte: Articolo21

22 aprile 2009

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