Don Sciortino: lascia per il bene della Chiesa


Don Sciortino


Le dimissioni sono solo una delle tante sorprese che ci ha riservato questo Papa. Un gesto coraggioso che darà vigore alla Chiesa.


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Un annuncio onesto, coraggioso e inaspettato, che ha sorpreso i suoi più stretti collaboratori. Che merita grande rispetto, anche se ha sconvolto la Chiesa e il mondo intero, a giudicare dalle dichiarazioni e dai commenti che ne sono seguiti. Una scelta sofferta, presa davanti a Dio, in libertà di coscienza, per l’impossibilità di esercitare il “ministero petrino”, con il vigore necessario che il ruolo richiede.

Un gesto che ci ha sorpreso, come tante sono state le sorprese di questo Papa anziano, eletto a succedere al “ciclone” Wojtyla, proprio quando meditava di ritirarsi nel silenzio di un monastero, a pregare e a scrivere, mettendo a frutto le sue doti di raffinato teologo. «Dopo il grande papa Giovanni Paolo II», ha detto Ratzinger appena eletto, «i signori cardinali hanno eletto me un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore». Con la stessa umiltà, e senza platealità, ha fatto l’annuncio che ha choccato i fedeli cristiani. Ha preferito lasciare a un nuovo pontefice la gestione, oggi sempre più onerosa della Chiesa, piuttosto che che far pesare i suoi limiti.

«Nel mondo d’oggi», ha confessato, «soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato».  

A cinquant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II sarà importante riflettere su queste dimissioni, in vista dell’elezione del nuovo pontefice, più giovane e vigoroso, per affrontare le sfide contemporanee, come il relativismo etico, la secolarizzazione e l’impermeabilità del mondo all’annuncio del Vangelo. Ma andrebbe anche ripensato il “ministero petrino”, a favore di una maggiore ed effettiva collegialità nella Chiesa.

Il coraggio del gesto di Benedetto XVI, più che un segno di debolezza, quasi fosse una sconfitta, paradossalmente, darà vigore alla Chiesa e al suo ruolo di guida etica e spirituale nel mondo. Con la stessa forza e trasparenza che hanno portato papa Ratzinger a denunciare le sporcizie all’interno della Chiesa e a invocare “tolleranza zero” nei confronti del clero che s’era macchiato dell’orrendo delitto della pedofilia.

Rinnoviamo a Benedetto XVI l’affetto che ci ha sempre legati a lui, come editori di tutti i suoi libri prima che fosse eletto al soglio pontificio. Stima che egli stesso, in più occasioni, ci ha sempre ricambiato.

Fonte: http://www.famigliacristiana.it
11 febbraio 2013

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