Don Ciotti: boss e malaffare in agguato sulla ricostruzione


Enrico Fierro


L’occhio di Libera sulla ricostruzione dell’Abruzzo. Don Ciotti inaugura a Paganica una libreria costruita con una sottoscrizione e realizzata sai portuali di Genova. Si schiera per una ricostruzione "pulita".


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Don Ciotti: boss e malaffare in agguato sulla ricostruzione

La ricostruzione può provocare danni più grandi del terremoto. Il monito che Ignazio Silone affidò alla sua gente dopo il sisma della Marsica, risuona ancora nelle orecchie degli abruzzesi. «Quando uno mi parla di rischio di infiltrazioni mi viene da sorridere perché qui la presenza, sia pure con colori e toni diversi, di forme di illegalità, di corruzione, di violenza criminale, non è la teoria di qualcuno, ma un dato di fatto». Don Luigi Ciotti è a Paganica, una delle frazioni dell’Aquila più duramente colpite dal terremoto. Nel campo della antica squadra di rugby si inaugura una biblioteca. L’hanno realizzata grazie a una sottoscrizione nazionale, a tirarla su braccia possenti, quelle dei portuali genovesi e dei rugbisti, ospiterà anche la sede di Libera e dell’osservatorio sulla ricostruzione. «Il terremoto, certe case e palazzi crollati ci parlano di speculazione, del cemento usato, degli appalti vinti forse con troppa facilità» – dice don Ciotti. «E allora dobbiamo vigilare sulla ricostruzione, fare in modo che sia pulita, senza infiltrazioni mafiose o camorriste, rispettosa dell’ambiente e della storia delle persone».
Le immagini dei palazzi de L’Aquila crollati dopo la scossa del 6 aprile, raccontano storie di cemento troppo debole, di clacestruzzo depotenziato. «Anche in questa regione – dice il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – la criminalità nel settore edilizio ha fatto affari, rendendo il sisma una vera catastrofe per tutto il territorio e la popolazione ». Secondo l’ultimo rapporto “Ecomafia”, nel 2008 in Abruzzo sono state denunciate 367 persone, 71 sono stati i sequestri immobiliari e 319 le infrazioni accertate. Si tratta di numeri allarmanti che collocano l’Abruzzo al nono posto nella classifica nazionale dell’illegalità nel ciclo del cemento. E ora la ricostruzione. I rischi sono altissimi. La vicinanza con la Campania e la presenza di imprese e interessi economici nel settore immobiliare e turistico del figlio di Vito Ciancimino, provocano un allarme non ingiustificato. Angelo Venti, giornalista e animatore di Libera, ci affida una denuncia inquietante. «Si pensava che il pericolo di infiltrazioni mafiose partisse con la ricostruzione, il nostro lavoro di inchiesta sta dimostrando che il rischio lo stiamo correndo da … subito con il sisma e con l’organizzazione dell’emergenza. C’è una gestione centralizzata degli appalti. Chi fa i controlli alle ditte che vincono gli appalti diretti?”. Anche il presidente di Legambiente parla delle infiltrazioni. «Un rischio che si è fatto più consistente perché sono state allentate le regole sui lavori in subappalto. La quota è stata aumentata del 15-20%”. Ma è la camorra, la criminalità più vicina all’Abruzzo del dopo terremoto, a farla da padrona nel campo del cemento e del calcestruzzo. A maggio scorso la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha sequestrato un impianto di produzione di calcestruzzo riferibile alle proprietà del clan Polverino. Per magistrati e investigatori, nella struttura si produceva materiale che «violava gli standard di sicurezza antisismica ». Calcestruzzo e cemento depotenziato, imposto alle ditte di costruzione. I pm napoletani hanno anche scoperto che il calcestruzzo della camorra è stato usato per costruire un mega-store dell’Ikea e alcuni parcheggi nella zona del Vomero. Per Michele Bonomo, presidente di Legambiente della Campania, «gli sviluppi dell’inchiesta confermano ancora una volta la gravità della situazione e la pericolosità delle conseguenze che una gestione criminale del ciclo del cemento può portare in tutto il Sud. È l’ennesima conferma che la camorra negli ultimi anni ha assunto il controllo dell’intero ciclo, a partire proprio dalla materia prima: il cemento. È necessario in tempi brevi una verifica sulle opere realizzate con il calcestruzzo dei boss scadente e pericoloso". «In Campania – prosegue Buonomo – i reati legati al ciclo del cemento sono da 15 anni leader a livello nazionale, dimostrazione che sul calcestruzzo nella nostra regione si saldano troppi interessi soprattutto economici e criminali».

Fonte: L'Unità

29 luglio 2009

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