Da Roma… cronaca di uno sgombero annunciato


Bruna Iacopino


Maria ha la faccia stravolta e sta per scoppiare a piangere, per lei è l’ennesimo sgombero, il quarto subito nell’arco di un mese circa senza soluzioni, sempre alla ricerca di un luogo che sia più sicuro per lei e per i suoi tre figli…


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Da Roma... cronaca di uno sgombero annunciato

Maria ha la faccia stravolta e sta per scoppiare a piangere, per lei è l'ennesimo sgombero, il quarto subito nell'arco di un mese circa senza soluzioni, sempre alla ricerca di un luogo che sia più sicuro per lei e per i suoi tre figli. Come altri rom rumeni protagonisti dell'ultimo sgombero in via Salaria ( molti dei quali occupanti della Basilica di San Paolo), aveva trovato accoglienza da poco più di una settimana presso il campo di via Cortina ( adiacente l'ex accampamento di Cluniacensi) già abitato da un centinaio di altri rom fra cui una trentina di minori.

Poi l'avviso reiterato ieri: “ Il 9 veniamo a sgomberarvi”. E stamattina puntuali intorno alle 9 sono arrivati. Polizia municipale, Questura, servizi sociali e due camioncini dell'Ama con quattro operatori ( “ rumeni anche loro” scherza qualcuno) pronti a portar via i resti di una trentina di baracche ben solide… in tutto 13 autovetture e un numero imprecisato di uomini, una trentina circa per svolgere le pratiche di riconoscimento e proporre la classica soluzione: accoglienza per donne e bambini e uomini per strada, puntualmente rispedita al mittente.
“Se tu fossi al posto mio lasceresti tua moglie e tuo figlio da soli?” il ragazzo poco più che maggiorenne, bimbo in braccio, scherza amichevolmente con un agente della polizia municipale, i due si conoscono “ da quando ero piccolo così” aggiunge rivolto a me.

Contemporaneamente a piccoli gruppi o singolarmente ognuno di loro rivolge la stessa domanda ai presenti, e nonostante i tentativi di persuasione la risposta è sempre la stessa: “ Io non lascio mio marito da solo per strada.”
Le operazioni vanno avanti secondo le regole, in maniera ordinata e tranquilla, chi ha bambini piccoli da una parte chi non li ha dall'altra. Vengono disposte delle sedie, i giornalisti cominciano a gironzolare per il campo, scattano foto, osservano lo smantellamento delle baracche fatto a mani nude dagli operatori dell'Ama, i vetri esplodono sotto i colpi ben assestati delle mazze, i bambini si stringono nelle spalle. “ Io ho paura” sussurra M. che ha 12 anni e che da mesi ha smesso di andare a scuola. “Tanto con gli sgomberi continui come faccio a mandarla a scuola tutti i giorni, non sapendo dove saremo a vivere a domani…” commenta rassegnata Tanza, la madre. "Ormai siamo abituati- aggiunge- succede di continuo… ma io vorrei capire che fine fanno tutti i soldi che l'Europa ha dato per noi all'Italia, chi se li è intascati? Perchè non si fa niente per toglerci dalla strada e darci un lavoro? "
"Avevavmo anche provato a prendere una casa in affitto, ma ci avevano chiesto 1.200 euro, come potevamo…?"

C'è chi invece, come Vasa, i figli a scuola li manda regolarmente e li accompagna di persona tutte le mattine col suo furgoncino. Da quando è arrivata la municipale quest'uomo, che dimostra 80 anni ma ne ha appena 61, se ne sta ritto in piedi e parla a voce alta mischiando italiano e romanì. “In Romania  non ci vogliono a Roma nemmeno, dove dobbiamo andare per trovare un pezzo di pane da mangiare?”
Le risposte non arrivano ma lui continua a parlare, incurante.
Vasa sta in Italia da 9 anni, ha una moglie diabetica e malata di cuore, per avere le medicine si rivolge alla Croce Rossa e per mantenersi raccoglie ferro e lo rivende o chiede l'elemosina in giro.
“Quando stavo in Romania- racconta- io lavoravo sotto Ceauşescu, facevo lo spazzino…”.

Poi le cose sono cambiate: Vasa perde il lavoro e i suoi figli, dice, vengono discriminati dagli altri bambini rumeni a scuola, allora lui prende tutta la sua famiglia e decide di arrivare in Italia. Per un po' di mesi ha abitato dentro il campo attrezzato di Salone poi però non avendo soldi per pagare le bollette è stato mandato via, ritrovandosi in via Cortina.
Le donne, accompagnate dalla municipale vanno a recuperare le poche cose dentro le baracche prima che vengano buttate giù, e meste si allontanano con grosssi carrelli carichi di vestiti, dove andranno stanotte non lo sanno ancora, sanno solo che quel luogo non è più casa.

Soddisfatto l'Assessore ai Lavori Pubblici Fabrizio Ghera arriva giusto in tempo per la dichiarazione davanti ai microfoni del Tgr, poche battute giusto per dire che un'altra area verde verrà bonificata e restituita alla città. Con che tempi e quali risorse vorrebbero però saperlo anche gli abitanti del quartiere che incontro lungo la strada che sembra una discarica a cielo aperto.
“Sarebbe bello se quest'area potesse diventare un parco per i bambini che frequentano le scuole qua vicino, ma cidicono che i soldi per farlo non ci sono” dice un signore che dirige il vicino campo sportivo, chi sta con lui giunto a verificare che lo sgombero stia avvenendo, annuisce.
I cumuli di spazzatura? li avrebbero creati i rom, affermano.
“ Ma secondo te scarico la spazzatura vicino a dove abito?” Aveva detto invece un ragazzo del campo in mattinata, aggiungendo: “Tanti vengono a portare qui la spazzatura e io ho anche preso i numeri delle targhe da far vedere ai vigili se me lo chiedono.”

Dove stia la verità in questi casi è difficile stabilirlo. Secondo gli abitanti il numero dei furti sarebbe aumentato nell'ultimo periodo e i responsabili si nasconderebbero appunto in quel campo…
Sono le 11, le operazioni volgono alla conclusione, tutto è filato liscio, le prime macchine della municipale si allontanano. Vasa, Maria e altri continueranno a girovagare per tutta la giornata in attesa di andare a prendere i figli a scuola, poi, si inventeranno un posto dove andare a dormire stanotte.

Fonte: Articolo21

9 novembre 2011

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