Da Kibera, lo slum di Nairobi, per dar valore ai diritti umani


Pietro Scarnera


“Know your rights!”: conosci i tuoi diritti. Ecco il principale obiettivo da raggiungere nell’Anno dei diritti umani che è appena cominciato. “Allargare la consapevolezza che i diritti umani esistono e valgono per tutti”, dice Francesco Cavalli, vice-presidente del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, che il 10 dicembre scorso era a Nairobi, nello “slum” di Kibera, per inaugurare una struttura per disabili della Comunit


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Da Kibera, lo slum di Nairobi, per dar valore ai diritti umani

“Know your rights!”: conosci i tuoi diritti. Ecco il principale obiettivo da raggiungere nell’Anno dei diritti umani che è appena cominciato. “Allargare la consapevolezza che i diritti umani esistono e valgono per tutti”, dice Francesco Cavalli, vice-presidente del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, che il 10 dicembre scorso era a Nairobi, nello “slum” di Kibera, per inaugurare una struttura per disabili della Comunità Koinonia e aprire l’Anno dei diritti umani.  

Cosa significa iniziare l’Anno dei diritti umani partendo da Nairobi?
“Il 10 dicembre siamo partiti non solo da Nairobi, ma da Kibera, che è lo ‘slum’ più grande di tutta l’Africa subsahariana. Per noi questo ha chiaramente un valore simbolico molto forte: significa partire da chi ha più bisogno, rivendicare anche i diritti di chi vive in uno dei luoghi più poveri del pianeta. Affermare insomma che i diritti umani valgono per tutti”.

Ma in questa scelta non c’è solo un valore simbolico…
“Il lavoro che abbiamo tentato di fare è di contribuire all’assunzione della consapevolezza che esistono dei diritti. Noi che viviamo nella fetta più fortunata del pianeta sappiamo di avere dei diritti, sappiamo quali sono e giustamente pretendiamo che vengano applicati. Ma chi vive in uno ‘slum’ si trova in una condizione di povertà talmente estrema da non sapere di avere dei diritti. Il primo diritto umano, potremmo dire, è il diritto alla consapevolezza”.

Da Kibera avete lanciato anche un altro messaggio: anche chi è “piccolo” può fare qualcosa. Come?
“Guardando le esperienze che esistono a Kibera, da Africa peace point ( www.africapeacepoint.org) a quella di padre “Kizito”, ci si rende conto che spesso proprio le realtà più piccole sono quelle più efficaci. Questo non significa che non si debba premere su governi e istituzioni perché si impegnino sul tema dei diritti, ma ci sono diversi livelli di azione. A Nairobi ci sono migliaia di bambini da aiutare, ma quando si incontrano i trecento ragazzi accolti da padre Renato ‘Kizito’ Sesana, ognuno con la sua storia e con la possibilità di avere un futuro migliore, si capisce che ogni piccolo passo è importante. Per citare Brecht, è una goccia nel mare, ma è ciò che dà senso a quello che fai”.

L’Anno dei diritti umani è appena iniziato. C’è un obiettivo che entro il 10 dicembre 2008 deve essere raggiunto?
“Per noi l’obiettivo è allargare il più possibile la consapevolezza su quali sono i diritti umani e su qual è lo stato della loro applicazione. Con gli eventi e le iniziative in programma ci proponiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica e di spingere le strutture politiche a mettere in campo azioni concrete”.

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