Crimini di guerra, i Mau Mau chiedono giustizia dopo 60 anni


Redattore Sociale


Cinque veterani del movimento nazionalista keniano citano in giudizio il governo britannico per le violenze commesse dall’esercito inglese. L’avvocato: "Non vi era alcuna giustificazione per quelle azioni".


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Crimini di guerra, i Mau Mau chiedono giustizia dopo 60 anni

NAIROBI – Cinque veterani della guerriglia Mau Mau in Kenya sono andati in Gran Bretagna il mese scorso per citare il giudizio il governo britannico per gli imprigionamenti e le torture compiute ai loro danni 60 anni fa. Nel 1950 la Gran Bretagna stava tentando disperatamente di conservare il suo impero coloniale e sedò in maniera spaventosamente brutale la ribellione nazionalista del Kenya. La Commissione keniota per i Diritti Umani sta portando avanti la causa. Gorge Morara, del team legale, ha affermato: "Dopo gli orrori dell’epoca nazista, la Gran Bretagna aveva un ruolo centrale nella creazione di un sistema legale internazionale per difendere i diritti umani. Come ha potuto un paese all’avanguardia nell’elaborazione di queste norme, continuare a commettere orrende torture in Kenya? Il governo del tempo si è difeso affermando di non essere a conoscenza di ciò che stava accadendo. Questa scusa non verrebbe accettata per i crimini commessi in Iraq o a Guantanamo. Non vi era alcuna giustificazione per le azioni che resero alcune delle vittime cieche e amputarono arti ad altre. Il soldati inglesi hanno castrato degli uomini e violentato delle donne. Queste sono violazioni dei diritti umani gravissime e il governo inglese deve essere chiamato a risponderne”.

Gitu wa Kahengeri, capo dell’Associazione dei veterani di guerra Mau Mau, ha detto: “Nell’agosto 1950 i colonialisti fecero passare una legge che descriveva i Mau Mau come un’organizzazione pericolosa. Questa legge è rimasta nei nostri manuali di diritto anche dopo l’indipendenza, fino al 2003. Solo oggi i Mau Mau possono registrare organizzazioni e incontrarsi legalmente nel nostro paese. Il nostro paese è stato occupato dagli inglesi per quasi 70 anni. Loro erano i nuovi arrivati. Avrebbero potuto restare qui come persone d’affari ma hanno voluto controllare la nostra terra. Nel 1948 abbiamo dato vita a un movimento clandestino reclutando gente da tutto il paese per mandare via il potere coloniale”. Nell’ottobre 1952, le autorità britanniche, terrorizzate dalla ribellione che stava emergendo lanciarono una repressione militare. Perseguitarono e imprigionarono tutti i leader nazionalisti africani, i conservatori così come i radicali.

Come molte organizzazioni segrete i Mau Mau obbligavano i membri a fare un giuramento di lealtà. Nel contorto pensiero razzista dei poteri coloniali, era il giuramento che portava gli africani, altrimenti passivi, a ribellarsi. Oliver Lyttleton, segretario di stato delle colonie al tempo, aveva detto: “Il giuramento Mau Mau è la più bestiale, lurida, nauseante magia pervertitrice di menti che possa essere tramata”. Il sistema di detenzione avrebbe dovuto costringere i sostenitori Mau Mau a rinunciare al loro giuramento e ad abbandonare la ribellione. In pratica ogni speranza di “reintegrazione” era sostituita da lavoro forzato, tortura e vendetta. Fino a 160.000 kenioti sono passati in quei campi. Gitu dice: “Da quando sono stato arrestato nel 1952, sono stato detenuto in vari campi di concentramento: Athi River, Lodwar e Takwa sull’isola di Manda. Quel campo era speciale, per i leader del movimento Mau Mau. Ero là con Ram ogi Achieng Oneko e con Pio Gama Pinto”. Il sollevamento dei Mau Mau è spesso descritto come una ribellione tribale di cui faceva parte solamente il gruppo etnico dei Kikuyu. Ma i seguaci di Gitu avevano origini anche Luo e asiatiche. I veterani di guerra Mau Mau provengono da diversi gruppi etnici kenioti.

Anche l’immagine, comune tra i britannici, di una depravata orgia di violenza contro i pacifici coloni viene smentita dalle stime ufficiali delle morti. Nel 1952 gli inglesi dichiararono la “situazione di emergenza” che è durata fino al 1960. In quel periodo 32 bianchi e 26 civili asiatici furono uccisi, insieme a 63 bianchi membri dell’esercito e a 527 africani “leali” ai britannici. I funzionari hanno ammesso che 11.503 ribelli africani furono uccisi – mentre la Commissione keniota per i Diritti Umani stima che la cifra reale è vicina alle 90.000 persone. John Nottingham era un funzionario coloniale durante la “situazione di emergenza” ma ora è molto critico sulle violazioni dei diritti umani compiute dagli inglesi ed è andato in Gran Bretagna con i veterani Mau Mau. Alla domanda se le forze britanniche abbiano commesso violazioni dei diritti umani durante l’emergenza, risponde: “Se lanciare una bomba al fosforo in una capanna di paglia con una famiglia che vi dorme dentro non è una violazione dei diritti umani, io non so cosa lo è”.

Gitu ricorda i lavori forzati che è stato costretto a fare. “Costruivamo strade. Abbiamo costruito l’aeroporto internazionale in pessime condizioni e senza l’attrezzatura; alcuni erano picchiati a morte. Loro volevano farci morire lì. L’obbiettivo era sopprimere il movimento”. La guerra civile scoppiò tra i “lealisti” della Guardia Civile pesantemente armati e i Mau Mau con i loro sostenitori. C’era anche un altro elemento che rafforzava questo conflitto. I lealisti prendevano le terre migliori nelle riserve ed erano incentivati ad accusare i nemici locali di affiliazione ai Mau Mau poiché a coloro che venivano condannati come ribelli, venivano confiscate le terre. (Zachary Ochieng, traduzione di Ludovica Jona).

In esclusiva da News from Africa

Fonte: Redattore Sociale

6 agosto 2009

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