Cooperazione: "L’Agenzia della discordia"


Tiziana Guerrisi


Dopo le polemiche seguite all’emendamento in finanziaria – poi ritirato dal governo – per la creazione diretta dell’Agenzia Unica, si torna a discutere della nuova legge in Commissione Esteri al Senato. Per fine gennaio atteso il voto in aula: ma alcuni nodi da sciogliere, Agenzia e Fondo Unico in primis, restano.


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Cooperazione: "L'Agenzia della discordia"

 

 

 

 

 

 

 

 

Il documento base per la riforma della cooperazione è al vaglio della Commissione Affari Esteri del Senato, che discuterà anche dell’Agenzia Unica, di recente al centro di molte polemiche. Il governo, infatti, la scorsa settimana ha inserito nella finanziaria un emendamento, poi ritirato, per l’istituzione diretta e immediata dell’Agenzia Unica, organo portante del ddl delega che il governo ha presentato ad aprile e che ha dato il via al processo di riforma della vecchia legge 49. Un gesto positivo, secondo molti, mosso da una chiara volontà di accelerare l’iter di riforma.
Così l’avevano inteso anche molte associazioni della società civile, come le Ong Italiane e Il Cini (Coordinamento italiano network internazionali), senza nascondere che alla creazione dell’agenzia dovesse seguire comunque una riforma generale del sistema. Lo stesso vice-ministro agli Esteri Patrizia Sentinelli, in Guatemala durante l’inserimento dell’emendamento, ci aveva letto proprio il desiderio di velocizzare l’iter di approvazione della legge e non la volontà di imporre la propria volontà a Montecitorio. Altri, invece, anche nel centro-sinistra, l’hanno inteso come una forzatura ai danni del parlamento. Critico non solo Lamberto Dini, presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, come anche il sen. di An Alfredo Mantica. Non da ultimo il sen. Giorgio Tonini, relatore del testo unico del comitato ristretto, da pochi giorni presentato alla Commissione: “L’inserimento dell’emendamento ha rischiato – ha spiegato anche oggi durante un conferenza a Roma organizzata dal Cini – di compromettere proprio la ricerca di un punto di vista largamente condiviso fra maggioranza e opposizione, necessario a definire una legge solida e duratura”. Una posizione che alla fine ha prevalso con il passo indietro di Palazzo Chigi.
Lo sguardo ora è rivolto sulla Commissione Esteri del Senato: se riuscirà a produrre un testo condiviso e strutturato il passaggio in aula, atteso verso la fine di gennaio, dovrebbe svolgersi senza grandi difficoltà. E proprio sullo sforzo di collaborazione fra gli schieramenti insistono Mantica e Tonini, consapevoli che un testo debole rischierebbe di compromettere in parlamento l’approvazione di una legge efficace. L’interrogativo, a questo punto, è su come superare le divisioni su alcuni nodi cruciali, come il Fondo Unico e la stessa Agenzia che – secondo il piano originario di Palazzo Chigi – dovrebbe gestire l’insieme delle risorse ma che non convince del tutto l’opposizione e fa storcere il naso anche a qualcuno nella maggioranza.
Qualsiasi riforma uscirà dal parlamento rimane aperta la questione di un aumento sostanziale dei fondi, uno dei motivi di crisi della cooperazione italiana, come ricorda anche Mantica. Ci pensano i dati Dac (Development assistance committee dell’Ocse) pubblicati nei giorni scorsi a sottolineare il ritardo costante dell’Italia in ambito internazionale. Con lo 0,20 % del Pil nel 2006 Roma è fanalino di coda in Europa. “L’Italia del resto – ricorda Sergio Marelli presidente delle Ong Italiane – è l’unico paese del G8 che discute nei vertici internazionali senza aver rispettato gli impegni europei”. E finché l’approvazione della finanziaria non è definitiva associazioni e ong continuano a chiedere un aumento dei fondi fino allo 0,33%, come previsto dallo stesso Dpef dello scorso luglio.

Fonte: Lettera22

13 dicembre 2007

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