Codroipo, no alle bambole nere negli asili


amelia rossi


Dissenso corale per non arretrare sulla strada dei diritti e delle civiltà.


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bambolotti-neri-udine

A stupire, questa volta, non è tanto la notizia, quanto l’assenza della notizia che avrebbe dovuto esserne la naturale e immediata conseguenza. Se, infatti, rientra perfettamente nella logica razzista ed eterofoba della Lega, e in genere della destra, la decisione presa dal Consiglio comunale di Codroipo, centro di 16 mila abitanti in provincia di Udine, di bandire dall’asilo nido i giocattoli e gli strumenti musicali appartenenti a “culture diverse” da quella cosiddetta nostra e i bambolotti con la pelle scura, non può non preoccupare che, al di là del dissenso manifestato in sede di consiglio dalla minoranza di centrosinistra, non ci siano state reazioni spontanee e immediate da parte della popolazione che sta assistendo, silenziosa, all’avanzare della barbarie e alla distruzione, nei fatti, della nostra Carta costituzionale, che all’articolo 3 recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».

I fatti sono presto detti: la maggioranza del Consiglio comunale ha approvato un emendamento che ha abolito ogni riferimento alle “diverse culture” o alle “culture di provenienza” dei bambini e lo ha fatto per renderlo coerente con le disposizioni regionali, e quindi approvate da Lega e Forza Italia, su queste strutture. Dopo le proteste dei consiglieri dell’opposizione, il sindaco, Fabio Marchetti, ha pensato di poter respingere le accuse, precisando che «al regolamento non spetta disciplinare le differenze culturali, bensì annullare le differenze sociali». Come questo possa avvenire togliendo ai bambini la possibilità di giocare anche con gli stessi balocchi che usano abitualmente a casa, resta tuto da spiegare. Come molto nebulosa è anche la correlazione tra la proibizione di poter giocare con bambolotti di colore e il dichiarato obbiettivo di «favorire le occasioni per arricchire e integrare uno spazio di reciproco aiuto e sostegno e stimolare la socializzazione tra le famiglie». Resta anche il dubbio, visto che Topolino e parenti arrivano tutti dalla cultura statunitense, su come quei pupazzi potranno resistere alla furia “purificatrice” della giunta codroipese.

La realtà è che il Comune di Codroipo pensa di poter usurpare il posto dei genitori nello scegliere a quale tipo di cultura il piccolo possa avvicinarsi e a quale no. Ed è un fatto che non può non far venire alla memoria gli accadimenti della prima metà del secolo scorso, quando, soprattutto in Italia e in Germania, molte culture, religioni, abitudini e modi di essere furono messi al bando nella determinazione di omologare tutti a quella che veniva considerata la cultura dominante.

Merita insistere sulla mancanza della notizia che avrebbe dovuto essere immediata conseguenza della decisione sull’asilo nido, ma anche ricordare che, se noi giornalisti vogliamo davvero tornare ad avere la credibilità e il rispetto che ormai in tanti non ci attribuiscono più, dovremmo tornare a parlare di quello che succede e che va contro la nostra Costituzione non soltanto nel momento dell’attualità, ma anche dopo per ricordare a tutti cosa stiamo già perdendo e quanto rischiamo di perdere ancora.

E, a questo proposito, è doveroso segnalare anche che a Udine, in piazza del Pozzo, su richiesta della Confesercenti, sono state tolte due panchine. Il loro difetto? Quello di permettere di sedersi ai richiedenti asilo che gravitano nella zona e che potrebbero essere di disturbo a delle silhouette bianche di presepe collocate una quindicina di metri più in là. Gentilini, sindaco di Treviso, aveva aperto la strada molti anni fa; oggi alcuni degli esercenti pensano bene di rendere ancora più facili gli interventi della giunta a maggioranza leghista che amministra anche il Comune di Udine. Se il dissenso, davanti a questi fatti, non sarà chiaro e palese, la battaglia per non arretrare sulla strada dei diritti e della civiltà sembra già terribilmente compromessa.

Gianpaolo Carbonetto

Articolo21

 

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