C’è sempre un tempo per la bandiera della pace


Piero Piraccini


Nel vedere questa fotografia di giovani donne che, gioiose, esibiscono un drappo formato da tante tessere, si capisce che, sì, erano altri tempi. E non per le acconciature e per il vestiario di quelle ragazze. Erano i tempi in cui si svolgeva il primo Congresso mondiale della Pace. Era il 1949. A Parigi 2287 delegati […]


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Nel vedere questa fotografia di giovani donne che, gioiose, esibiscono un drappo formato da tante tessere, si capisce che, sì, erano altri tempi. E non per le acconciature e per il vestiario di quelle ragazze. Erano i tempi in cui si svolgeva il primo Congresso mondiale della Pace.

Era il 1949. A Parigi 2287 delegati di settantadue nazioni – mancavano quelli dei paesi dell’est e della Cina cui la Francia aveva negato il visto d’ingresso – dopo sei giorni di lavori approvavano un manifesto in cui si chiedeva il rispetto della carta dell’ONU e il rifiuto di “tutte le alleanze militari che vanificano questa carta”; l’interdizione dell’arma atomica e la riduzione delle spese militari “responsabili della miseria dei popoli”; la fine del colonialismo e la condanna di ogni forma di razzismo. Tutto questo e altro perché (sono le parole del Nobel della fisica, Joliot-Curie, nella sua relazione introduttiva) all’ONU si chiedeva di ritrovare la sua funzione originaria poiché risultava essere sempre più uno strumento di parte a favore degli USA (parole simili le userà Aldo Capitini in occasione della prima marcia Perugia/Assisi) e perché “non siamo qui per chiedere ma per imporre la pace”.

La delegazione italiana guidata da Nenni (suo il ripudio della guerra scolpito nella nostra Costituzione) vedeva la presenza di Guttuso, Quasimodo, Natalia Ginzburg. Erano presenti anche Einstein e Neruda. E’ in quel frangente che Picasso dipinse la “Colomba della Pace”. E quelli erano tempi in cui in pochi mesi, nonostante in molti luoghi d’Italia fosse proibito farlo, furono raccolte oltre sei milioni di firme contro l’adesione dell’Italia alla Nato. Sì, perchè quel primo congresso invitava a mobilitarsi per la pace nelle officine, nelle Università, in tutti i luoghi di aggregazione, e i portuali di Genova, in quel preciso contesto internazionale di divisione geopolitica, rifiutarono lo sbarco delle armi americane destinate ai paesi della Nato. (Non diversamente si sono comportati alcuni mesi fa gli stessi portuali, impedendo l’attracco delle navi saudite cariche di armi destinate a bombardare l’Yemen).

Questa è indubbiamente una fotografia di quei tempi. Perché solo in quei tempi nei quali la politica per tanti era una buona ragione di vita, poteva succedere che alcune decine di ragazze – la sinistra era il loro comune riferimento politico, in specifico il PCI – sentissero la necessità di costruire una bandiera della pace ricomponendo quarantanove pezzi di stoffa diversamente colorati in un unico drappo, non prima di avere ricamato su ognuno la propria firma per dire: io sono una di quelle che questa bandiera l’ha pensata e l’ha composta.

Questo è successo a Cesena sessanta anni fa.

Allora fu costruita la bandiera della pace che si vede nella foto in bianconero ad appena cinque anni dalla fine di una spaventosa guerra che, fra le altre atrocità, aveva visto milioni di uomini e donne “passate per un camino”, come dirà Guccini.

Stiamo cercando quali di queste donne sono sopravvissute, quali i parenti di quelle purtroppo scomparse. Per dire loro grazie e invitare le une e gli altri alla prossima Marcia della Pace. Per confermarci nella necessità di questo percorso, storico politico e culturale assieme. Per riportare alla realtà i tanti immemori di quei tempi, illusi che quel che è successo allora non potrà più accadere come se le tante guerre sparse nel mondo, questa terza guerra mondiale a pezzetti come dice papa Francesco, non li riguardasse, tempi che sapevano dare un significato alle vite di persone semplici ma capaci di trovare un significato nelle vite degli altri, pena l’insignificanza delle proprie. Sì, erano altri tempi.

Piero Piraccini

4 settembre 2019

 

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