"Casco blu, scendi in piazza pure tu"


Stefano Corradino


Sono arrivati in corsa con le braccia alzate diretti all’entrata dell’Auditorium, dove si stava svolgendo il Festival, ma alcuni in prima fila


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"Casco blu, scendi in piazza pure tu"

“Cultura libera”, “Casco blu, scendi in piazza pure tu”. Sono questi gli slogan che studenti, universitari e liceali urlano all’Auditorium nella terza giornata del festival del cinema. “Difendiamo i vostri figli” scandiscono all’indirizzo delle forze dell’ordine presenti. “Io sto con i poliziotti – scriveva Pier Paolo Pasolini, "perché sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano… Hanno vent´anni, la vostra età, cari e care”. Gli studenti che manifestano lo sanno. Nessun conflitto con gli uomini in divisa. Al contrario. La consapevolezza matura che anche coloro che si ritrovano a mantenere l’ordine avranno dei figli. E quei figli andranno a scuola. Una scuola in cui loro, i figli dei poliziotti come i figli degli operai, o degli impiegati, o degli immigrati si confronteranno per imparare e per crescere. Classi miste, non classi separate. Tanti insegnanti, non un maestro unico, non un pensiero unico.

Sono arrivati in corsa con le braccia alzate diretti all'entrata dell'Auditorium, dove si stava svolgendo il Festival, ma alcuni in prima fila – secondo quanto affermano alcuni studenti della Sapienza di Roma – hanno preso qualche manganellata dalle forze dell'ordine “probabilmente impauriti perchè pensavano che volessimo sfondare il cordone delle forze dell'ordine'. Due agenti di polizia hanno riportato lievi ferite durante alcuni attimi di tensione. Sono stati medicati in ospedale e dimessi. Meglio se non succedeva ma fatta eccezione per qualche episodio isolato la manifestazione è stata pacifica. Partecipata. Viva e consapevole. E ci auguriamo che non siano strumentalizzati dai soliti noti per delegittimare una contestazione bella e determinata.

Sono questi per Silvio Berlusconi i facinorosi? Così li ha dipinti il premier italiano mentre si trova ad un vertice economico a Pechino. Forse però domani lo smentirà, come ha già fatto negando di aver detto che le forze dell’ordine si potrebbero utilizzare contro gli studenti che occupano gli atenei. Peccato per lui che la trasmissione Anno zero (e poche altre)  lo hanno facilmente smascherato, trasmettendo le sue dichiarazioni, inequivocabili, del giorno prima.

Ma il premier ha perso un’altra occasione per dire cose sensate. Da Pechino, ad esempio avrebbe potuto farsi latore del messaggio con cui Amnesty International ha rinnovato oggi l'appello alle autorità di Pechino affinché rilascino immediatamente Hu Jia, uno dei piu' noti ambientalisti e attivisti per i diritti umani in Cina e cessino di perseguitare sua moglie Zeng Jinyan e la loro figlia di 11 mesi. Hi Jia il 3 aprile di quest'anno e' stato condannato per il reato di “incitamento alla sovversione” a tre anni e mezzo di carcere, che sta scontando in una prigione di Pech.

Forse il premier non lo sa. Forse non vuole disturbare gli equilibri del paese che lo ospita. O forse sta proprio prendendo appunti su come reagire ai sovversivi studenti italiani… Francesco Cossiga propone di picchiarli a sangue. Lui magari, si accontenterebbe di arrestarli.


Fonte: Articolo21

25 ottobre 2008

corradino@articolo21.info

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