Caos a Goma


Michele Luppi da Goma


I ribelli di Nkunda sono alle porte della città, capoluogo del Nord Kivu, in Repubblica democratica del Congo, che è ormai senza difese. Sempre più drammatica la crisi umanitaria: sono oltre 250 mila gli sfollati in fuga dai combattimenti.


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Caos a Goma

Da ieri Goma ha un nuovo padrone: il caos. I ribelli del generale Laurent Nkunda (Congresso nazionale), dopo l’avanzata degli ultimi giorni sono  alle porte del capoluogo del Nord Kivu che appare ormai senza difese. Le agenzie locali parlano di una città fuori controllo con l’esercito congolese allo sbando e i militari della Monuc incapaci di arrestare l’offensiva del CNDP. Proprio alcuni soldati dell’esercito sarebbero tra i responsabili delle violenze della scorsa notte che hanno causato, secondo quanto riferito dall’Onu, almeno nove morti.
Fin da ieri sera uomini armati, approfittando del buio e del caos generale, si sono infatti dati a furti e saccheggi, alimentando il panico tra i civili.

Intanto in migliaia continuano a scappare cercando rifugio nel vicino Rwanda o lungo la strada che porta a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu. Tra loro anche molti sfollati che già vivevano nei campi allestiti alla periferia della città e nelle colline del Rutshuru, città caduta nei giorni scorsi nelle mani dei ribelli.
 
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati parla di 250 mila nuovi sfollati dalla ripresa della guerra alla fine di agosto, che vanno ad aggiungersi al milione di persone che già viveva nei campi. Una situazione aggravata dall’insicurezza che impedisce alle agenzie umanitarie di prestare soccorso ai civili.
Ieri sera il generale Laurent Nkunda ha annunciato il cessate il fuoco unilaterale ma non è chiaro se sarà realmente rispettato. Già alcune settimane fa, nel pieno dell’avanzata ribelle, il portavoce del CNDP aveva annunciato una tregua unilaterale che era rimasta inapplicata.

La situazione sul terreno resta estremamente confusa e potrebbe cambiare nel giro di poche ore.
Al momento non ci sono notizie su un eventuale ingresso dei ribelli in città ma secondo quanto riferito dall’agenzia France Presse a difenderla sarebbero rimasti solo un contingente di circa 800 caschi blu dispiegati alle porte della città lungo la strada che porta al centro.

“La Monuc non può impedirmi di andare a Goma” ha dichiarato il leader ribelle, invitando i Caschi Blu a non ostacolare una sua eventuale avanzata. “Noi rispetteremo la Monuc – ha continuato – non li attaccheremo ma se ci spareranno saremo costretti a difenderci”.

La scorsa notte si è tenuta al palazzo di vetro una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza per fare il punto sull’escalation degli ultimi giorni. Ban Ki Moon ha denunciato come “inaccettabile qualsiasi attacco ai danni della popolazione civile”,  manifestando grande preoccupazione per “scambio di colpi tra Rd del Congo e Rwanda”, registrato ieri.

La stessa Monuc aveva già confermato la notizia relativa allo scambio di colpi di arma da fuoco tra i due paesi, alimentando la preoccupazione di quanti temono un diretto coinvolgimento dell’esercito rwandese nella guerra.
Nelle scorse settimane si erano moltiplicate le accuse da parte del governo congolese al Rwanda, colpevole, non solo di appoggiare i ribelli ma di partecipare agli scontri con propri uomini.  Accuse seccamente smentite da Kigali.

Fonti contattate a Goma, già alcuni giorni fa, parlavano con preoccupazione di una guerra “che stava cambiando, prendendo una brutta piega”, riferendosi esplicitamente ad un possibile coinvolgimenti diretto dell’esercito rwandese. Anche se non ci sono prove della presenza di soldati di Kigali sul suolo congolese i fatti degli ultimi giorni dimostrano ancora una volta come in gioco non ci sia solo la tranquillità di Goma, ma la stabilità dell’intera regione.

Fonte: Nigrizia.it

30 ottobre 2008

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