Birmania: 8 agosto tutti in piazza a Roma. Per non dimenticare


La redazione


L’8 agosto di vent’anni fa centinaia di migliaia di studenti, funzionari statali, normali cittadini e monaci scesero nelle strade di Rangoon per chiedere giustizia e libertà…


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Birmania: 8 agosto tutti in piazza a Roma. Per non dimenticare

L’8 agosto di vent’anni fa centinaia di migliaia di studenti, funzionari statali, normali cittadini e monaci scesero nelle strade di Rangoon per chiedere giustizia e libertà in un paese retto con pugno di ferro da una spietata dittatura militare instaurata con un colpo di stato nel 1962. Iniziò la più grande manifestazione democratica della storia birmana. Le proteste durarono sei settimane e furono soffocate con un bagno di sangue: 3000 persone furono uccise e un’intera generazione costretta alla fuga e all’esilio per sfuggire alla brutalità della repressione.
In occasione del 20esimo anniversario delle manifestazioni dell’8.08.88 l’associazione Free Burma Italy sarà a Piazza Madonna di Loreto (Piazza Venezia) l’8 agosto 2008 alle ore 19 per ricordare che il grido di libertà del popolo birmano non è ancora stato raccolto: la stessa atroce dittatura continua a soffocare la Birmania e a calpestare la dignità dei birmani. Per ricordare quello che accadde vent’anni fa e che si è ripetuto nel settembre scorso con le rivolte dei monaci soffocate nel sangue. Per chiedere la liberazione di Aung san Suu Kyi – leader dell’opposizione birmana e premio Nobel della pace che ha trascorso 12 degli ultimi 18 anni agli arresti domiciliari. Per ricordare che ancora milioni di persone e 700 mila bambini colpite tre mesi fa dal ciclone Nargis sono state condannate all’abbandono da un regime sanguinario come pochi al mondo.

Fonte: Articolo21

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Birmania, 8 agosto 1988: il dovere della memoria

di Alessandra Mancuso

Zarnagar è stato incriminato per “turbamento dell’ordine pubblico”, rischia fino a due anni di galera. L’inizio del processo è previsto il 7 agosto. Zarnagar è un popolare comico e dissidente birmano. E’ stato arrestato – riferisce il suo avvocato – il 3 giugno con l’accusa di “aver portato aiuti privati alle vittime del ciclone Nargis” e di avere “parlato con la stampa internazionale denunciando le malefatte della giunta al potere in Myanmar”. Nelle settimane successive alla tragedia l’attore birmano aveva organizzato un team di oltre 400 volontari che, sfidando i divieti del regime militare, hanno portato soccorso a 42 villaggi, denunciando al tempo stesso la reale situazione delle zone colpite dal ciclone.

La data di apertura delle Olimpiadi – che vedrà alla cerimonia anche il primo ministro del Myanmar, generale Thein Sein – coincide con il ventesimo anniversario della sanguinosa repressione dei militari birmani che fece tremila morti tra i sostenitori del movimento che chiedeva democrazia e diritti. Nell’88 non c’erano telefonini e internet: il mondo fu tenuto all’oscuro di quelle grandi manifestazioni soffocate in un bagno di sangue. Negli ultimi giorni la giunta militare birmana ha imposto un’ulteriore giro di vite in vista del 20esimo anniversario della rivolta. Ad oggi, denuncia Amnesty, 2050 persone sono in carcere per motivi politici.
Buio e silenzio hanno di nuovo inghiottito i birmani. Cancellati dalle cronache, dopo la rivolta dei monaci dello scorso settembre; abbandonati agli stenti per la devastazione del ciclone Nargis nell’indifferenza generale; dimenticati dal mondo come avviene ormai da cinquant’anni.
Pechino, grande alleata dei generali birmani, avrà la sua magnifica cerimonia senza nessuna sbavatura ufficiale, nessun diniego diplomatico in segno di protesta, men che meno boicottaggi…
Che almeno l’informazione quel giorno, l’8 agosto, renda omaggio con la memoria al coraggio di un popolo che ancora aspetta aiuto e attenzione.

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