Attivismo in the news: dal Giordano a Gaza


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La «Freedom flotilla», la flotta di nove navi che battono bandiera britannica, greca, algerina, kuwaitiana e irlandese, con bordo 10mila tonnellate di aiuti umanitari, fa rotta su Gaza.


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Attivismo in the news: dal Giordano a Gaza

La polemica sul boicottaggio delle merci prodotte nelle colonie israeliane nei Territori Palestinesi Occupati continua, dopo la decisione di COOP e CONAD di sospendere la vendita di prodotti che non abbiano una chiara indicazione del luogo in cui vengono prodotti, se in Israele o se nelle colonie israeliane in Cisgiordania. Il nostro ministro degli esteri, Franco Frattini, ha reagito duramente. E dunque bisogna informarsi. Per chi vuole saperne di più, basta mettere su google Agrexco e farsi una cultura in proposito. Uno dei siti è quello di Who Profits. Exposing the Israeli Occupation Industry. Una indiretta (neanche tanto) conferma di quanto la questione del boicottaggio preoccupi le autorità israeliane è arrivata dallo speaker della Knesset, Reuven Rivlin, e dalla sua visita alla Barkan, polo industriale israeliano nei Territori Palestinesi Occupati. Rivlin era accompagnato dal capo del consiglio regionale dello Shomron, e cioè di un consiglio regionale istituito nel cuore della Cisgiordania.  Gershon Mesika ha chiesto al governo israeliano di combattere il boicottaggio. “The factories in Judea and Samaria [la Cisgiordania, sic!] will get through this since the industry is very strong here. The party being hurt is the State of Israel which fails to react at being publicly spat on”. L’ANP sta programmando di sostenere con 50 milioni di dollari i palestinesi che subiranno i contraccolpi del boicottaggio.

Sheykh Jarrah, again. Le dimostrazioni del venerdì pomeriggio  alle 15 e 30 proseguono, ma non sono le sole contro i coloni israeliani nel cuore di Gerusalemme est. Mercoledì, dice Ynet, centinaia di studenti e professori dell’Università Ebraica di Gerusalemme, l’ateneo israeliano della città, hanno manifestato per le strade di Sheykh Jarrah contro i coloni.

L’attenzione è, però, tutta sul mare. La Freedom Flotilla, la  flottiglia di imbarcazioni che si sta dirigendo verso Gaza per portare aiuti umanitari e rompere in questo modo l’assedio attorno alla Striscia dovrebbe arrivare domenica, ma la notizia sta guadagnando spazio sui giornali israeliani. Ecco i dettagli su quello che dovrebbe succedere nel porto di Ashdod, dove le autorità israeliane contano di concentrare gli 800 attivisti che si trovano sulla flottiglia (sempre da Ynet):

“In Ashdod Port, a large tent has been set up complete with air-conditioning, intended to receive flotilla participants. After the navy leads the vessels to the port, the activists are expected to be taken into the tent where they will undergo a procedure similar to that undergone by sailors entering any port.

The process will include security checks, after which each participant will speak with a representative of the Interior Ministry who will propose that the activist sign an undertaking to keep away from Israel. If the participant agrees, he or she will be flown back to their country of origin at Israel’s expense. If they refuse the offer, they will be arrested”.

E a proposito della situazione umanitaria a Gaza, questo il commento del colonnello Moshe Levy, che guida l’ufficio israeliano di coordinamento degli aiuti umanitari a Gaza:

“I don’t see the need for any ship with these materials. We allow these materials into Gaza,” Colonel Moshe Levy told reporters at the Kerem Shalom crossing in reference to the 10,000 tonnes of building materials and other supplies the activists say are aboard a flotilla headed towards Gaza.

“The sail is a provocative act that is unnecessary in light of the figures, which indicate that the humanitarian situation in Gaza is good and stable“.

Il commento della giornalista e blogger Lisa Goldman: “Trasferitevi a Gaza, dove la vita è semplice”.

Fonte: www.invisiblearabs.com

27 maggio 2010

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