Articolo21: "A schiena dritta dobbiamo pagarci di tasca nostra un pezzo di libertà"


Gilberto Squizzato


La libertà si paga, non retoricamente a parole, ma con i fatti. Non dimentichiamo che la libertà di informazione è condizione indispensabile alla circolazione delle idee e delle informazioni che permettono a tutti di conoscere, di partecipare, di solidarizzare.


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Articolo21: "A schiena dritta dobbiamo pagarci di tasca nostra un pezzo di libertà"

Siamo circondati dai cori di piagnistei e querimonie di tanti che lamentano i gravi pericoli che la libertà di informazione sta correndo nel nostro paese. Inutile stare a spiegare che cosa e chi sta minacciando questo diritto/dovere fondamentale che la nostra costituzione, pagata col sangue e con le sofferenze di molti (certo una minoranza in un paese solitamente un po’ pavido e opportunista), si ostina ancora a garantire, come può  e come le è consentito, nonostante i molti assalti che le vengono da più parti.

    Voglio dunque dire, con una fastidiosa franchezza, che sono sempre più insofferente della circospezione di troppi, più o meno “amici” di questa libertà fondamentale, che manifestano preoccupazione per il suo futuro ma lo fanno sottovoce e con troppa prudenza, per non inimicarsi il padrone di turno, per non esporsi a rappresaglie, per restare sempre in gioco senza rischiare i piccoli o grandi privilegi di cui godono, per continuare a coltivare il proprio giardinetto senza mettersi in gioco.

    Non è scarso il numero di quelli che elogiano la funzione irrinunciabile di Articolo 21, che ne tessono gli elogi, che ne rivendicano (ma, appunto, solo sottovoce) il ruolo insostituibile e che sarebbero pronti domani a piangerne la prematura scomparsa. Ma questi non sono tempi nei quali calcolare le probabilità di salvarsi da soli, non sono giorni in cui abbandonarsi al panico del “si salvi chi può”.

    Se vogliamo resistere all’assalto, che non è contro Articolo 21 ma contro ciò che esso rappresenta, e cioè il bisogno insopprimibile di uno spazio aperto in cui dire a voce alta che cosa non va in questo paese, questo è il momento di esporsi: in prima persona, con la propria faccia, ma anche con il portafoglio. C’è un tempo per la resistenza passiva, nascosta, per la non collaborazione: ma ci sono anche momenti in cui serve una resistenza pubblica all’omologazione culturale e politica, all’epidemia del pensiero unico, alla rassegnazione, alla tentazione di prendere atto dei fatti, di metabolizzare la sconfitta, di rifarsi una vita come se niente fosse.  

    La libertà si paga, non retoricamente a parole, ma con i fatti: e anche i soldini sono fatti. La sottoscrizione che ci viene proposta per salvare Articolo 21 non ci dissanguerà di certo: anche se siamo impegnati su tanti fronti del volontariato, anche se da ogni parte ci vengono chiesti tanti altri contributi di solidarietà, non dimentichiamo che la libertà di informazione è condizione indispensabile alla circolazione delle idee e delle informazioni che permettono a tutti di conoscere, di partecipare, di solidarizzare. Nello svolgere questo compito Articolo 21 svolge benissimo, e come pochi, la sua parte       Diciamolo pure, apertis verbis: non ci fa piacere tirare fuori altri soldi, questa volta per Articolo 21; ma è la cosa che possiamo e dobbiamo fare oggi, per difendere non solo quella degli altri ma anzitutto la nostra libertà, rafforzando quella “rete” che ci consente di non sentirci soli nelle piccole e grandi battaglie che conduciamo, anche nelle situazioni più oscure e sconosciute, per quello che ostinatamente continua ad appassionarci: un mondo solidale e fraterno, e perciò un po’ meno infelice di questo.

    Insomma, dobbiamo garantirci con il nostro contributo uno spazio di libertà per pagarci l’orgoglio di rimanere a testa alta e con la schiena dritta. Per essere “invincibili” basta solo non lasciarsi vincere, non accettare la sconfitta, non richiuderci nel silenzio e nella sterile passività di una lamentosa solitudine. Il che dà anche un po’di gioia, credetemi.

Fonte: Articolo21

13 aprile 2009

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