Armi chimiche: la Calabria reagisce


Alberto Chiara - Famiglia Cristiana


La protesta dei cittadini, la mobilitazione dei sindaci: la regione risponde all’arrivo della nave e al silenzio del Governo.


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Alla fine è uscito il nome. Lo scalo marittimo scelto per trasferire parte dell’arsenale chimico siriano da una nave danese a una nave americana è il porto calabrese di Gioia Tauro. La notizia, anticipata da alcuni organi di stampa, è stata confermata dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. Al riguardo è intervenuta anche Emma Bonino, ministro degli Esteri, la quale, parlando alle Commissioni Esteri e Difesa dei due rami del Parlamento, riunite in seduta congiunta, ha detto: «Per prendere la decisione abbiamo consultato anche l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, oltre che i ministri dell’Interno e della Difesa».

«Non ci sarà nè stoccaggio nè passaggio a terra se non da banchina a banchina» delle armi chimiche siriane, ha poi puntualizzato il ministro Bonino,  ricordando di averlo già precisato lo scorso 12 dicembre annunciando la decisione del Governo di fornire la disponibilità di un nostro porto. «L’offerta dell’Italia è un tassello importante di un puzzle complicato», ha detto a sua volta  ha detto Ahmet Uzumcu, direttore generale dell’Opac.
Roma, 16 gennaio 2014. Da sinistra: Maurizio Lupi, Emma Bonino e Ahmet Uzumcu, direttore generale dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, davanti alle commissioni Difesa e Esteri di Camera e Senato riunite in seduta congiunta. Foto Ansa.
Roma, 16 gennaio 2014. Da sinistra: Maurizio Lupi, Emma Bonino e Ahmet Uzumcu, direttore generale dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, davanti alle commissioni Difesa e Esteri di Camera e Senato riunite in seduta congiunta. Foto Ansa.

Il porto di Gioia Tauro, ha aggiunto il ministro Lupi, è «stato scelto perché è un’eccellenza, specializzato in questo tipo di attività»: basti pensare che «nel 2012-2013 ha trattato 3000 container di prodotti analoghi» alle armi siriane, «cioè 1500 all’anno, pari a 60 mila tonnellate». L’operazione per le armi chimiche riguarderà invece «560 tonnellate in 60 container». Il carico viaggia sul mercantile danese Ark Futura e dev’essere portato sull’imbarcazione americana Cape Ray appositamente attrezzata per rendere inerti e distruggere queste sostanze pericolose. La nave danese viaggia insieme al cargo norvegese Taiko. Le due imbarcazioni sono scortate da  navi militari inviate da Danimarca (la L 17), Norvegia (la F 313), Cina (la fregata Yancheng) e Russia (l’incrociatore lanciamissili Pietro il Grande).

Polemicamente contrarie le prime valutazioni degli amministratori calabresi, che si sono detti all’oscuro di tutto. «Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone», ha affermato il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore: «È gravissimo – aggiunge -. Forse il ministro Bonino non sa cos’è la democrazia».

«Stiamo valutando di emettere un’ordinanza per chiudere il porto», ha dichiarato all’agenzia di stampa Ansa Domenico Madaffari, sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75 per cento dello scalo, tutte le banchine. «Con i colleghi di Gioia e Rosarno vedrò cosa si può fare»,  ha aggiunto.

Più possibilisti i rappresentanti dei lavoratori direttamente interessati.  «Se ci saranno certezze sulle condizioni di sicurezza sul lavoro si può anche fare», ha affermato il segretario nazionale del Sul, il sindacato dei portuali di Gioia Tauro, Antonino Pronestì, che comunque ha precisato: «Abbiamo saputo della decisione di mandare le armi chimiche siriane a Gioia Tauro dai media».

Fonte: www.famigliacristiana.it
16 gennaio 2014

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