Anno nuovo … e io appendo alla finestra una nuova bandiera della pace


Gabriele De Veris


E’ finito il 2007, la bandiera arcobaleno che ho appeso alla finestra è ormai sbrindellata. Iraq, Palestina, Afghanistan, Somalia, Filippine, Sri Lanka, Colombia, Pakistan, Kenya…


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Anno nuovo … e io appendo alla finestra una nuova bandiera della pace

Finisce il 2007, la bandiera arcobaleno che ho appeso alla finestra è ormai sbrindellata. Iraq, Palestina, Afghanistan, Somalia, Filippine, Sri Lanka, Colombia, Pakistan, Kenya… tante croci di guerra e di violenza che segnano la Terra. La violenza dei vigliacchi (che colpisce con le bande, la tortura, lo stupro, il bullismo, i sicari, le bombe intelligenti, gli attentatori suicidi, le armi leggere o pesanti, le mine antiuomo, il pizzo…) ha lasciato il segno ogni giorno di questo anno. Sembra davvero che – fallite le mistificazioni dell'esportazione della democrazia e con il moltiplicarsi delle crisi – la diplomazia internazionale, i grandi politologi e i grandi summit segnino il passo, abbiano il fiato corto. La società del benessere è così piena di malessere!

Solo oggi, dopo anni di campagne, manifestazioni, appelli, ci si inizia a preoccupare seriamente dei problemi del clima e dell'ambiente. Insomma, sembra che la società civile sia più legata alla realtà e abbia la capacità di fare proposte positive rispetto al mondo della politica, ai governi e alle istituzioni internazionali. Sembra che davvero la politica e la società vivano in due mondi diversi. Ma della politica, delle istituzioni, dei governi abbiamo bisogno: la storia ci ricorda che chi ha cercato di farne a meno si è trovato vittima o si è imposto come dittatore. E forse anche la storia può aiutare a superare questo periodo così disperante.

La Costituzione Italiana, entrata in vigore il 1 gennaio 1948; la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, proclamata il 10 dicembre 1948; la Giornata Mondiale della Pace, istituita da papa Paolo VI il 1 gennaio 1968; questi sono tre segni della storia che hanno rappresentato un momento importante per gli uomini, segni di dignità e di civiltà; e anche di speranza. Sempre più spesso, negli anni recenti, questi tre momenti sono stati presi come riferimento per l'impegno della società civile, degli operatori di pace, delle organizzazioni di volontariato, dei promotori dei diritti umani. Ed è giusto e logico che sia così: la Costituzione è stata il frutto di una fatica bella e dignitosa, di una paziente gestione dei conflitti in un periodo storico ancora colmo dei furori bellici; la Carta dei Diritti Umani è nata per prevenire le guerre e per dare dignità agli uomini e alle donne di tutto il pianeta; la Giornata Mondiale della Pace è stata la risposta a una domanda forte venuta dal mondo – non solo dai cattolici- nel tempo del Concilio Vaticano II, una giornata dedicata a tutti "i veri amici della pace". Tre date nella storia che dovrebbero orientare con nuova forza il nostro operare, per far nascere una nuova politica: sarebbe illusorio pensare che cio' che ha governato il mondo fino a oggi sia in grado di ravvedersi, ammettere gli errori, rinnovarsi o farsi da parte.

Non si può costruire un mondo diverso (e migliore) se non si cambia metodo, stile, valori di riferimento. E se da Seattle a Porto Alegre, da Mumbay ad Assisi il mondo della gente comune ha mostrato le idee e le forze e le persone per rispondere ai problemi del mondo (e io ne sono convinto), allora è arrivato il momento di accettare questa responsabilità: partendo dal quotidiano, e guardando al mondo, specialmente ai giovani, a cui si offre invece spesso una ben squallida prospettiva e una testimonianza di adulti egoisti e immaturi. Come ricordava con forza don Milani, e anche Aldo Capitini, sta a ciascuno di noi la responsabilità di vivere su questo pianeta in dignità e in pace da cittadini, operatori di pace, testimoni di speranza, promotori dei diritti umani. Gli eventi e le manifestazioni sono importanti, ma lo è ancora di più la quotidianità della pace: senza questo paziente lavoro quotidiano Capitini non avrebbe fatto la Perugia Assisi, Gandhi sarebbe diventato un avvocato fra i tanti, don Milani sarebbe stato un tranquillo parroco fiorentino. Ognuno di noi sa benissimo cosa puo' e deve fare. Allora scriviamolo nella nostra agenda, sul nostro calendario; e poi facciamo un bilancio a fine giornata, a fine mese… Vorrei che questo fosse l'impegno di tutti, ma mi basta che sia l'impegno di chi è venuto a Terni, di chi ha marciato da Perugia ad Assisi. Comincia il 2008, e appendo alla finestra una nuova bandiera della pace.

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