2016. Anno disastroso per i diritti umani


L'Osservatore Romano


La diagnosi dell’Alto commissario delle Nazioni Unite è impetuosa e senza appello: aumentano violazioni e abusi in tutto il mondo.


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«Il 2016 è stato un anno disastroso per i diritti umani nel mondo». È una diagnosi impietosa e senza appello quella espressa ieri dall’Alto commissario delle Nazioni Unite, Zeid Raad Al Hussein, alla vigilia della giornata mondiale per il rispetto dei diritti umani, che si celebra oggi. Hussein ha denunciato «la pressione senza precedenti sugli standard internazionali dei diritti umani che rischia di azzerare l’insieme unico di protezioni messe in atto dopo la seconda guerra mondiale». In questo quadro, «la Siria è l’esempio più brutale di un fallimento su tutta la linea».

I valori espressi dai diritti umani sono dunque messi seriamente a rischio. Le sfide indicate dall’Onu sono tante e intrecciate: i nuovi flussi migratori, il traffico di armi e di droga, il cambiamento climatico, il terrorismo globale, le guerre in corso, soprattutto quelle in Siria e nello Yemen, nonché la peggiore crisi economica dal secondo dopoguerra. Hussein ha sottolineato che il conflitto siriano «era totalmente evitabile, se il presidente Assad avesse deciso di ascoltare le voci che si alzavano per protestare pacificamente e legittimamente contro le violazioni dei diritti umani». Passando in rassegna le cause di questa situazione, l’alto commissario ha poi indicato «i movimenti estremisti e le loro orribili violenze, i conflitti, le discriminazioni e le sirene che sfruttano le paure, seminano disinformazione e divisione». In alcune parti d’Europa e negli Stati Uniti, «la retorica xenofoba, piena di odio e violenza, sta proliferando a un livello spaventoso e sempre più incontrastata». Per Zeid, i diritti umani sono stati concepiti e continuano a essere l’antidoto alle derive estremiste e alle violenze. Ma ora «sono sotto attacco: troppe persone si sentono sopraffatte, insicure e non sanno che cosa fare o come cambiare» ha concluso Hussein, illustrando poi la campagna e le manifestazioni che in tutto il mondo accompagneranno la giornata mondiale. Nel 2015 oltre 122 stati hanno praticato maltrattamenti o torture, e trenta paesi, se non di più, hanno rimandato illegalmente rifugiati verso zone in cui sarebbero stati in pericolo, senza preoccuparsi di dare loro la minima assistenza. In almeno 19 paesi — si legge nel rapporto di Amnesty International — governi o gruppi armati hanno commesso crimini di guerra o altre violazioni delle “leggi di guerra”. Intanto, oltre ai diritti umani, oggi le Nazioni Unite celebrano anche la giornata internazionale per la commemorazione e la dignità delle vittime dei genocidi e per la prevenzione di questo crimine, come ha ricordato Papa Francesco in un tweet. Lo scopo della giornata è quello di aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica sulla necessità di combattere ogni crimine basato sull’identità, come sottolinea la Convenzione sulla prevenzione e la condanna del genocidio del 1948.

Fonte: L’Osservatore romano

9 dicembre 2016

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