Allarme razzismo e xenofobia: l’Italia sotto esame a Ginevra


La redazione


Il 20 febbraio 2008, durante la 72a sessione del CERD, la delegazione di due reti di ONG italiane presenta tre documenti congiunti nel corso dell’audizione con i membri del Comitato ONU.


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Allarme razzismo e xenofobia: l’Italia sotto esame a Ginevra

Oggi, mercoledì 20 febbraio 2008, a Ginevra, presso l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, una delegazione di 11 rappresentanti del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani (cui aderiscono 74 associazioni e ONG italiane) e del Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (cui aderiscono 62 ONG) presenta tre documenti congiunti di informazioni supplementari al Rapporto del Governo italiano oggi in esame.

I tre documenti, preparati nell’ambito della procedura di esame da parte del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD) del rapporto del Governo italiano sull’attuazione della Convenzione in materia, a cui la delegazione assiste in qualità di osservatore, verranno discussi nel corso del Lunch Time Briefing, l’audizione formale della delegazione alla presenza di membri del CERD e di Doudou Diène, Special Rapporteur delle Nazioni Unite per la discriminazione razziale che nell’ottobre 2006, al termine della visita in Italia, ha presentato al Governo le sue Osservazioni conclusive.

In Italia i diritti umani non sono ancora divenuti cultura diffusa di base; difficilmente escono dalle stanze dei giuristi e dei filosofi del diritto per farsi patrimonio permanente dell’impianto legislativo e istituzionale, dell’opinione pubblica e dei media: è quanto emerge dai tre documenti congiunti contenenti le indicazioni alternative a quelle del Governo italiano e che indicano anche la capacità di costruzione coordinata della società civile in un momento di grave crisi politica del Paese.

“Il ritenere che la difesa e la promozione dei diritti umani siano un problema esclusivo di Paesi Terzi è già di per sé un atteggiamento razzista e presuntuoso. – dichiara Carola Carazzone (VIS), portavoce del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani – L’Italia vanta di essere una democrazia avanzata, un Paese ad alta civiltà giuridica, a culto dell’ordine e del diritto, mentre – ad esempio – si continua ad assistere alla discriminazione dei minori migranti provenienti da Paesi recentemente membri dell’Unione Europea e da Paesi extraeuropei e Rom, in particolare per quanto riguarda l’accesso al sistema sanitario, all’educazione ed all’accesso alle misure alternative alla pena detentiva. Quando, come recita lo Special Rapporteur nelle sue Osservazioni conclusive al Governo italiano, in Italia si constata una dinamica xenofoba inquietante ed un aumento delle manifestazioni di razzismo nei confronti di alcune comunità di immigrati, negli stadi come nei luoghi di lavoro e condizioni di marginalizzazione sociale ed economica. Quando, a fronte del rischio di proliferazione e frammentazione di organi settoriali e locali, della mancanza di una strategia coerente in materia di tutela dei diritti umani, integrata ed efficace anche in un approccio preventivo permanente, e malgrado il vantaggio di poter oggi usufruire dell’esperienza e delle migliori pratiche di molti altri Paesi e l’incessante lavoro svolto in questo senso dalla società civile, l’Italia non ha ancora provveduto a costituire una Istituzione nazionale, autorevole ed indipendente per i diritti umani”.

L’Italia è uno dei sei Paesi su 47 del Consiglio d’Europa a rimanere senza una Istituzione nazionale indipendente per i diritti umani e a risultare, a tutt’oggi, inadempiente ai Principi di Parigi e alla Risoluzione 48/134 adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 1993, oltre che alla risoluzione del Consiglio d’Europa (97)11 del 30 settembre 1997 e a tutte le specifiche raccomandazioni in proposito di ciascuno dei Comitati ONU per i diritti umani che hanno esaminato la situazione italiana nel corso degli ultimi anni.

“L’anomalia italiana non trova giustificazione. – prosegue Carola Carazzone – Il Governo italiano ha preso, l’8 maggio 2007, in sede di candidatura dell’Italia a membro del nuovo Consiglio ONU per i diritti umani per i prossimi tre anni, il solenne impegno dinanzi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di “istituire la Commissione nazionale indipendente per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. La Commissione, attesa ormai da 15 anni e sollecitata con numerose azioni di pressing politico dalla società civile riunita in rete, vuole porsi come strumento di promozione dei diritti umani nel nostro Paese. Promozione a 360° di tutti i diritti, civili, culturali, economici, politici e sociali, nella loro indivisibilità e interdipendenza. Uno strumento imprescindibile, il cui iter costitutivo nell’ultima legislatura si è fermato al Senato. La costituzione della Istituzione nazionale indipendente per i diritti umani è un obbligo improcrastinabile ed un obiettivo prioritario per la XV Legislatura e per l’Italia“.

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