Africa: "Le guerre sono figlie della cattiva Governance"


Laura Dotti


Continuano a Nairobi i lavori della conferenza internazionale “Resources and conflicts in Africa”. Wamba dia Wamba: “Per prevenire i conflitti servono più partecipazione popolare, integrazione territoriale e identità nazionale”


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Africa: "Le guerre sono figlie della cattiva Governance"

NAIROBI – Si è aperta sul tema del rapporto tra governance e conflitti per il controllo delle risorse la seconda giornata della conferenza internazionale sull’Africa in corso in questi giorni a Nairobi. A introdurre i lavori sono stati Ernest Wamba dia Wamba, accademico africano ed esperto di questioni politiche, e Annie Barbara Chikwanha, ricercatrice attualmente impegnata in un progetto sui crimini e la giustizia promosso dall’Unione Africana. Il primo dei due interventi si è concentrato su un caso specifico, quello della Repubblica democratica del Congo. “Un Paese – come ha affermato il professor Wamba dia Wamba – che in realtà per molto tempo non è stato né una democrazia né una repubblica”.

Il caso del Congo

Guardando a quanto è successo in passato si può capire come intervenire in futuro per prevenire i conflitti: è la premessa a partire dalla quale l’accademico africano ha sviluppato la sua relazione sul Congo, stato “che vive una crisi senza fine, iniziata già da prima dell’indipendenza”. Per la sua analisi, Wamba dia Wamba è partito infatti dall’epoca della schiavismo, per passare a quella del colonialismo e arrivare poi alle vicende che hanno interessato il Paese negli ultimi anni. Dopo l’indipendenza, ha spiegato l’esperto, si sono scontrate due diverse concezioni di stato: la prima puntava semplicemente a rimpiazzare il potere coloniale con un analogo potere locale, la seconda prevedeva invece una transazione verso strutture che andassero maggiormente a vantaggio della popolazione. Questa seconda opzione tuttavia, ha riferito Wamba dia Wamba, non è mai riuscita a realizzarsi. Ragion per cui le principali sfide che ancora oggi il Paese è chiamato ad affrontare sono quelle della costruzione di uno stato basato sulla partecipazione popolare, dell’integrazione territoriale e della costruzione di una propria identità nazionale.
Con il secondo intervento della giornata l’attenzione si è quindi spostata ai Paesi dell’Africa orientale. Annie Barbara Chikwanha ha analizzato infatti nel dettaglio la situazione di Burundi, Kenya, Rwanda, Uganda e Tanzania, per arrivare ad affermare che “tutti i conflitti presenti in questa regione dell’Africa sono legati a un problema di governance”, e dunque hanno a che fare con questioni quali l’identità, la sicurezza territoriale e la democrazia.

La zona dei Grandi Laghi
I lavori della conferenza sono continuati poi con un forum sui conflitti nella regione dei Grandi Laghi, che si è aperto con l’intervento dello stesso professor Wamba dia Wamba insieme a quello di un altro accademico, il professor Labana Lasay’Abar dell’Università di Kinshasa. In quest’area del continente africano, hanno spiegato i due studiosi, da molti anni è in corso una situazione di crisi politica, nella quale non è ancora chiaro quali e quanti sono gli attori coinvolti, ma in cui sono sicuramente implicati fattori quali l’instabilità politica e la lotta per la leadership, le spaccature etniche e gli squilibri economici e territoriali tra Paesi confinanti. Nel corso del dibattito si è anche accennato a ulteriori aspetti, come la posizione che hanno assunto le chiese in questi conflitti, il mancato coinvolgimento della società civile nei processi di pace e il ruolo svolto dai Paesi occidentali.

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