Africa-Cesena per capire meglio il mondo


Piero Piraccini


La visita della delegazione di amministratori di Pikine Est (Senegal) al laboratorio Casine di Galleria Isei, a Cesena.   Non tutto è da buttare. Non c’è solo un governo di destra che nel suo incipit non trova il tempo di pronunciare la parola “pace”. Non sia mai: vuoi vedere che poi debbo agire di conseguenza e […]


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La visita della delegazione di amministratori di Pikine Est (Senegal) al laboratorio Casine di Galleria Isei, a Cesena.

 

Non tutto è da buttare. Non c’è solo un governo di destra che nel suo incipit non trova il tempo di pronunciare la parola “pace”. Non sia mai: vuoi vedere che poi debbo agire di conseguenza e mettere in dubbio che più armi possano coniugarsi con più pace, ancorché fornite a una nazione aggredita perché possa difendersi?

E poi, magari, per coerenza, devo spiegare il motivo per cui non do armi alla resistenza curda, dopo averla usata per difendermi dall’Isis, anzi consegno i suoi leader a un dittatore per favorire l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato, o alla resistenza palestinese che ogni giorno vede cadere sotto il piombo israeliano ragazzi muniti di sassi e fionde (qualcuno troverà mai il tempo di leggere il rapporto della relatrice speciale presso le Nazioni Unite sul diritto dei palestinesi, Francesca Albanese: l’occupazione viola i principi del diritto internazionale?), o…ma si potrebbe continuare a lungo se è vero che, come ha calcolato l’università di Upssala, oggi si contano 169 guerre in atto e quindi ci sono 169 aggressori e 169 aggrediti.

Eppure, non ci si scappa: ogni volta, a mo’ del cane di Pavlov, si verifica l’amara constatazione di Quasimodo: “ Sei sempre quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”.

E invece no: c’è dell’altro. Qui a Cesena, stavolta. Ci arriviamo fra un po’.

L’Africa, il continente che, dicono le statistiche nel 2050 avrà una popolazione di due miliardi e mezzo di persone. Che vorranno mangiare, bere, studiare, essere curati, vorranno vivere, insomma. Come sta scritto nel preambolo nella dichiarazione dei Diritti Universali: se si vuole evitare che ricorrano alla violenza.

Altroché memorandum con la Libia o chiusura dei porti e altre varie amenità.

No: di cibo, di acqua, di lavoro, di salute avranno bisogno, e fin da ora ci si deve attrezzare, perché nei tempi calmi si devono rinforzare gli argini per evitare che i fiumi “allaghino e ruinino gli alberi e gli edifizi”. Solo un grande specchio d’acqua divide le due sponde europee e africane. Se non si vuole che tale specchio – uno stagno, per Platone – si trasformi nel più grande cimitero del mondo occorre fin d’ora legare le due sponde mediante, ad esempio, una grande operazione culturale, investendo nelle università.

E’ di Prodi, quando era presidente della Commissione europea, il progetto ora riproposto, di istituire 20 nuove università composte, ciascuna, da un ateneo europeo e da un ateneo africano, con metà dei professori di ciascuna sponda, con la stessa proporzione di studenti e con l’obbligo che ognuno di essi trascorra metà del tempo di studi in una sede e metà nell’altra sede . “In 20 anni avremmo una nuova classe dirigente, nuovi cuori, nuove menti, e nuovi occhi”.

E i mezzi di informazione cesserebbero di leggere il mondo coi paraocchi, capirebbero che l’Africa non è solo il luogo di cui si può parlare una settimana in un anno, quando ad esempio, resta ucciso il nostro ambasciatore Luca Attanasio, ignorando le altrettante Ucraine, che da trent’anni ne insanguinano il suolo.

No, l’Africa potrebbe rappresentare per l’Europa, il luogo in cui si realizza una comune sicurezza, mettendo insieme la formazione, la cultura, la politica, l’economia.

E ora veniamo a Cesena. Da alcuni giorni, in un intelligente partenariato, il comune ospita due amministratori (un vicesindaco e un assessore alle relazioni internazionali) che provengono da una regione del Dakar senegalese, una realtà di 2,5 milioni di abitanti divisi in comuni, uno dei quali, Pikine, ha all’incirca la stessa popolazione di Cesena.

Restano tre settimane durante le quali sono scambiate informazioni sulle diverse realtà amministrative, economiche, associative, culturali. Saranno incontri per capire meglio come è fatto un mondo (il nostro e il loro) per entrambi poco conosciuto. Per capire meglio l’altro, finendo per capire che non è molto diverso da ogni altro. Nient’altro di più.

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