afgana.org: Un percorso per la pace e la giustizia in Afghanistan. Dall’ esperienza e dalla riflessione della società civile nascono le proposte per l’azione dell’Italia


La redazione


IL PERCORSO Il 20 ottobre il Ministro degli Esteri riferirà al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla missione militare in Afghanistan. E’ una occasione cruciale. Sei anni sono passati dall’inizio della guerra in Afghanistan. Le promesse di pace e benessere per quel popolo martoriato dal regime talebano e dai signori della guerra sono rimaste lettera morta. […]


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afgana.org: Un percorso per la pace e la giustizia in Afghanistan. Dall' esperienza e dalla riflessione della società civile nascono le proposte per l’azione dell’Italia
IL PERCORSO

Il 20 ottobre il Ministro degli Esteri riferirà al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla missione militare in Afghanistan. E’ una occasione cruciale.

Sei anni sono passati dall’inizio della guerra in Afghanistan. Le promesse di pace e benessere per quel popolo martoriato dal regime talebano e dai signori della guerra sono rimaste lettera morta.

Nel paese dilagano fame, povertà, esclusione sociale, violenza, mentre i programmi di ricostruzione, giustizia e sviluppo subiscono continue battute d’arresto. Invece di progredire verso la pace e la riconciliazione, in Afghanistan aumenta la violenza.

Crediamo che sia dovere di tutti fare il possibile per evitare all’Afghanistan e alla comunità internazionale di sprofondare in un pantano da cui, come dimostra la situazione irachena, diventi sempre più complicato uscire. Bisogna riuscire a imprimere una svolta, finché si è in tempo.

Con l’obiettivo dare un contributo in questa direzione, sin dal marzo scorso, abbiamo messo in comune esperienze, competenze e riflessioni. Siamo associazioni, organizzazioni non governative, ricercatori, accademici, giornalisti, operatori della comunicazione impegnati nell’area e nella risoluzione dei conflitti.

Ci siamo riuniti negli incontri a Roma il 26 marzo e il 20 luglio scorsi, e in altri appuntamenti in diverse città italiane – nati dall' “Appello per l'Afghanistan” lanciato nel marzo scorso e riportati sul sito afgana.org – è emerso un percorso di riflessione.

Bussola del nostro impegno sono gli occhi delle popolazioni civili, le prime e vere vittime delle guerre.

I loro bisogni, le loro aspirazioni ci orientano nella ricerca di soluzioni intorno alle quali costruire consapevolezza, mobilitazione civile, iniziative di solidarietà, interlocuzione con le istituzioni e la politica.

Anche nel caso dell’Afghanistan, il nostro unico interesse è fare sì che il nostro paese contribuisca a una pacificazione fondata sui diritti umani e la giustizia, a partire dalle indicazioni che arrivano dalle componenti democratiche della società civile afghana.

Dal lavoro di questi mesi sono emerse le proposte che sottoponiamo al nostro Governo e al Parlamento, perché possano contribuire alla posizione italiana nel Consiglio di Sicurezza.

Esse saranno parte della discussione dell’Assemblea dell’Onu dei Popoli e della Marcia Perugia Assisi in programma nei prossimi giorni.

PREMESSO CHE

a sei anni dal loro inizio nel 2001, la missione militare e quella civile hanno sostanzialmente fallito i loro obiettivi

che come attesta una ricerca di UNAMA sono aumentati gli attacchi suicidi (103 alla fine dell’agosto 2007 contro i 123 del 2006) nei quali l’80% sono vittime civili

che l’aumento delle vittime civili (in giugno lo stesso numero di quelle dell’intero 2006), come denunciato dal cartello di Ong Acbar, da Unama e da organizzazioni di difesa dei diritti umani, è in parte imputabile anche ai raid aerei della Nato e della coalizione a guida americana

che la diminuzione del consenso nelle aree conflittuali è in aumento mentre è ormai sempre più diffusa la confusione tra i ruoli tra la missione Enduring Freedom e la missione Isaf-Nato

che la ricostruzione procede a rilento, con una vistosa lentezza nella erogazione dei fondi e con una evidente disparità tra l’impegno finanziario per la cooperazione civile e quello per il mantenimento dei contingenti militari (5mila dollari al mese è il costo medio di un militare Nato)

che le recenti aperture della dirigenza afgana verso il negoziato con i belligeranti , recentemente sottilineate da UNAMA, non sembrano ricevere sostegno dalla comunità internazionale

che le proposte italiane per una conferenza internazionale e le condanne dei raid aerei da parte della Farnesina si sono fatte più fievoli che in passato o sono scomparse dal lessico della diplomazia italiana

che l’Afghanistan ha registrato, secondo l’Onu, un aumento della produzione di oppio del 34% con 193mila ettari coltivati e un balzo del 34,4% con 8.200 tonnellate prodotte

che le violazioni dei diritti umani continuano nel paese non solo ad opera dei talebani

SI PROPONGONO

GLI OBIETTIVI SU CUI IMPEGNARE L'AZIONE DELL'ITALIA

Sostenere il rafforzamento del ruolo e del coinvolgimento delle Nazioni Unite nella gestione della cooperazione, ricostruzione e riconciliazione nazionale in Afghanistan

In particolare:

– Sostenere la revisione del mandato UNAMA (United Nations Mission in Afghanistan), la fine delle operazioni di Enduring Freedom (OEF) e la sostituzione del contingente ISAF con un contingente ONU, con un forte mandato per la protezione dei civili, incaricando la Peacebuilding Commission delle Nazioni Unite di definirne le modalità e i tempi del dispiegamento. Attuare un potenziamento della presenza italiana nella missione dell'Unione Europea di polizia civile internazionale PESD (che comprende effettivi di polizia, carabinieri, formazione esperti di diritti umani)

– Rafforzare la partecipazione della popolazione afgana attraverso il coinvolgimento delle istanze della società civile afgana in un processo di riconciliazione nazionale che preveda il rilancio dell'opzione diplomatica e della trattativa con tutte le parti in conflitto, come parte di un processo che porti ad una Conferenza internazionale di pace, da svolgersi entro il 2008, con il coinvolgimento dei paesi confinanti, e dell'India

– Nel settore giustizia, attuare una radicale inversione di rotta, ridando spessore al ripristino dei diritti umani fondamentali, maggiore attenzione all'amministrazione della giustizia, e all'unificazione del percorso formativo dei giudici. Avviare un processo nazionale di verità e giustizia per accertare le responsabilità delle violazioni dei diritti umani occorse prima, durante e dopo la caduta del regime dei Talebani, e sostenere programmi in sostegno alle donne afgane ed ai loro diritti.

– Per quanto riguarda la cooperazione internazionale: sostenere un forte aumento delle risorse destinate alla ricostruzione ed alla cooperazione nel paese (attualmente il rapporto tra spese per la ricostruzione a quelle militari è di 1:9, si dovrà passare già nel 2008 ad un rapporto 50:50) contestualmente alla revisione della formula del PRT e sostituzione con sostegno a trust fund delle Agenzie ONU e programmi di microcredito. Individuare forme di contrasto della produzione di oppio sul modello di quelle indicate dalle raccomandazioni della Commissione esteri del parlamento europeo su progetti pilota denominato “il papavero per la medicina”. L'obiettivo resta la soddisfazione dei diritti primari delle comunità locali: dall'educazione, alla salute, all'acceso all'acqua e al cibo.

www.afgana.org / Il sito dell'appello per l'Afghanistan”

Primi firmatari: Emanuele Giordana (Lettera22)
Raffaella Bolini (Presidenza Nazionale ARCI)
Giulio Marcon (Direttore Lunaria)
Lisa Clark (Beati i Costruttori di Pace)
Gianni Rufini (docente Università di York)
Raffaele K. Salinari (Presidente Terre des Hommes International)
Elisa Giunchi (Università degli Studi Milano)
Michelguglielmo Torri (Presidente Asia Maior)
Cristina Cattafesta (CISDA)
Flavio Lotti (coordinatore Tavola della Pace)
 Grazia Bellini (coordinatrice Tavola della Pace)
Sergio Marelli (Associazione ONG italiane e Focsiv)
Nino Sergi (Intersos)
Cecilia Brighi (Dip. Esteri CISL)
Leopoldo Tartaglia (Dip. Esteri CGIL)
Gianfranco Benzi (Dip. Esteri CGIL)
Tonio Dall’Olio (Libera)
Fabio Corazzina (Pax Christi)
Marco Braghero (Presidente Peace Waves)
Pierluigi Sullo (Carta)
Soana Tortora (Acli)
Anna Rozza (Provincia di Cremona)
Angelo d’Orsi (Docente Università degli Studi di Torino)
Pietro Masina (Docente Università L’Orientale Napoli)
Francesca Marino (Stringer Asia)
Ornella Rota (giornalista)
Ilaria Maria Sala (Asia Maior)
Patrizia Mandichi (Facoltà Scienze Politiche, Università Cagliari)
Fulvia de Feo (docente Liceo Linguistico Montale, Genova)
Paola Rivetti (dottoranda Università di Siena)
Massimiliano Trentin (Dottorando Università Firenze)
Maria Grazia Pastorello (Roma)
Marco Mozzati (Asia Maior)
Ilaria Faccin (Studentessa Scienze Politiche, Università Padova)
Claudio Paterniti (Studente Scienze Politiche)
Lettera22 (Associazione di giornalisti)
Francesco Martone (senatore)
Davide Galati
Romano Martinis (fotografo)

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