Accordo su resa Bani Walid, Tripoli torna a vivere


Misna


Gli insorti libici dovrebbero poter entrare senza combattere a Bani Walid, città del distretto di Misurata e roccaforte della tribù dei Warfalla, rimasta finora fedele al regime di Muammar Gheddafi. Lo hanno annunciato stamani esponenti del Consiglio nazionale transitorio (Cnt), i cui combattenti circondavano la località da alcuni giorni.


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Accordo su resa Bani Walid, Tripoli torna a vivere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli insorti libici dovrebbero poter entrare senza combattere a Bani Walid, città del distretto di Misurata e roccaforte della tribù dei Warfalla, rimasta finora fedele al regime di Muammar Gheddafi. Lo hanno annunciato stamani esponenti del Consiglio nazionale transitorio (Cnt), i cui combattenti circondavano la località da alcuni giorni. Starebbe cadendo dunque in queste ore uno degli ultimi bastioni del colonnello Gheddafi, che alcune fonti danno in fuga verso il nord del Niger. In passato il governo libico aveva fornito un sostegno alla ribellione tuareg nigerina.

Colpi di artiglieria sarebbero stati sparati contro le forze del Cnt a Sirte, città natale di Gheddafi, dove gli insorti non sono ancora entrati e hanno fissato un ultimatum per sabato prossimo.

Intanto, nella capitale Tripoli in mano al Cnt, si torna progressivamente verso la normalità, nonostante qualche scontro sporadico. “La mattina i mercati sono pieni, finalmente si trovano cibo e generi di prima necessità, ma non ancora nelle quantità sufficienti per tutti e nel pomeriggio, tutte le provviste sono già vendute” riferisce alla MISNA padre Allan Arcebuche, missionario francescano residente a Tripoli.

Anche gli ospedali sembrato dotati del necessario per curare ammalati e feriti, grazie al sostegno del Comitato internazionale della Croce Rossa. A mancare, forse, rinforzi per il personale sanitario esausto da una quantità di lavoro che costringe a volte a turni di 24 ore al giorno.

A preoccupare è ancora la sorte dei migranti dell’Africa subsahariana, vittime di discriminazione e accusati di essere dei mercenari al soldo di Gheddafi. Fonti della MISNA riferiscono di uomini barricati in casa nel timore di essere arrestati.

Il senso di libertà e di avvio verso la democrazia spinge alcuni profughi a tornare verso Tripoli dalla Tunisia, che ha accolto in questi mesi numerosi libici in fuga. “C’è chi torna nella speranza di nuove prospettive di lavoro, in particolare nella ricostruzione – dice ancora padre Arcebuche – altri sperano invece d’imbarcarsi da Tripoli verso l’Italia, l’Europa, in cerca di un nuovo futuro”.

Fonte: Misna

6 settembre 2011

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