Abu Mazen: "Israele vuole giudaizzare Gerusalemme"


Umberto De Giovannangeli - L'Unità


Israele insiste. Il governo Netanyahu stanzia altri fondi per gli insediamenti.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Abu Mazen: "Israele vuole giudaizzare Gerusalemme"

«Mahmoud il moderato» alza la voce. Il presidente dell’Anp Mahmud Abbas (Abu Mazen) ha accusato ieri Israele di voler distruggere il carattere islamico e cristiano di Gerusalemme per trasformarla in città interamente ebraica. In una dichiarazione fatta a Betlemme e diffusa dall’agenzia di stampa Wafa, Abu Mazen ha detto: «La Città santa è davanti a reali minacce, mentre ci sono tentativi di trasformarla in città interamente ebraica, alterandone il carattere islamico e cristiano». Le affermazioni di Abu Mazen sono in risposta a quelle del premier israeliano Benyamin Netanyahu che ha respinto una richiesta Usa di interrompere un controverso progetto edile a Gerusalemme est, affermando che la sovranità israeliana sulla città è incontestabile. I palestinesi rivendicano i quartieri arabi a est, occupati da Israele nel 1967, come capitale di uno Stato di Palestina, per ora solo sulla carta. Resta rovente la trincea degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, sia sul fronte dell’ordine pubblico sia su quello dei rapporti diplomatici fra Israele e Usa. Frizioni riproposte l’altro ieri dalla risposta piccata di Netanyahu, alle obiezioni mosse dagli Usa riguardo a progetti edilizi avviati proprio a Gerusalemme est: territorio che la comunità internazionale non riconosce come israeliano e che invece – nelle parole del premier israeliano, accolte a Washington da un gelido no comment – è ormai parte inalienabile «dell’eterna e indivisibile capitale d’Israele». A innescare ulteriori polemiche è la decisione del governo Netanyahu, resa nota sempre ieri , di concedere altri 85 milioni di shekel (oltre 15 milioni di euro) al Dipartimento per gli insediamenti dell’Agenzia ebraica. Denaro – protesta Yariv Oppenheimer, di «Peace Now» – destinato in larga parte ai piani d’espansione delle colonie. In nome della «crescita naturale» e con buona pace degli appelli di Obama.

Fonte: L'Unità

21 luglio 2009

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento