A Milano con le comunità africane per conoscere la realtà di un continente dimenticato


Mauro Sarti


La giustizia in Africa. Si è aperta oggi la Settimana della pace con l’iniziativa milanese cui sono intervenuti donne, rifugiati, medici, giornalisti, operatori di associazioni, ong e cooperative africane: "Non c’è pace senza pane".


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A Milano con le comunità africane per conoscere la realtà di un continente dimenticato

Un confronto con la società civile africana. Un appello per rilanciare la cooperazione internazionale e i progetti di sviluppo. La Settimana della Pace si apre a Milano sui temi della pace e della giustizia in Africa. Promossa dalla Provincia (assessorato alla Pace) in collaborazione con il Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, l’iniziativa ha dato la possibilità a molte comunità africane, e ai loro rappresentanti arrivati in Italia e ospiti della marcia Perugia-Assisi, di far conoscere al mondo occidentale, all’Italia, le difficili condizioni che si stanno vivendo in molte realtà africane. Dal Congo, dal Burundi, poi Kenia, Sudan, Eritrea, Ruanda: tanti interventi ai microfoni della Sala Consiliare della Provincia di Milano, altrettanti problemi irrisolti. “Senza retorica – ha detto Irma Dioli, assessore alla Pace della Provincia di Milano – abbiamo cercato con questa iniziativa di fare da ponte, da altoparlante, tra la realtà africana e il nostro mondo. Un’iniziativa non fine a se stessa, ma che deve sfociare in fatti concreti, nell’incremento dei progetti per la cooperazione (la Provincia di Milano supporta un progetto per il Sudan, ndr) e promuovere politiche attive di cittadinanza. Per fare pressione, anche, sul governo italiano. Per dire che si può incidere in maniera più forte sulla soluzione di questi problemi”. Da tempo il Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace è impegnato per l’Africa: “Aprire la Settimana della pace su questi temi – ha detto Francesco Cavalli del Coordinamento – è un fatto già significativo in sé. Il riconoscimento dei diritti umani è uno strumento concreto per muoversi verso un percorso di pace, e questo proprio mentre sta nascendo il Coordinamento degli enti locali per l’Africa, con tre obiettivi: organizzare nel 2008 un meeting tra Italia e Africa sulla “governance” promosso proprio dagli enti locali; un impegno concreto per intervenire sui conflitti in corso, infine per promuovere ad organizzare il World Social Forum che si terrà (prevedibilmente) nel 2010 o nel 2011 (quello del 2009 sarà in Amazzonia), nuovamente in Africa”.

Coordinati da Letizia Gonzales, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia e Raffaele Masto di Radio Popolare, sono intervenuti a Milano Godaleve Mukusarasi, vice presidente dell’associazione Turi Hamwe per la promozione dei diritti delle donne (Ruanda), Linda Galagou Frendananad Hussein dal Ruanda (associazione di donne) e Susan Rotiero Owiro di Africa Peace Point (Nairobi, Kenia): “Il problema in Kenia – ha detto Susan – è quello innanzitutto di fare capire alle donne che esistono dei diritti di cui loro possono godere. Su questo esistono oggi grandi difficoltà: certo si stanno facendo piccoli passai avanti, ci sono donne, soprattutto anziane, che inziano ad avere incarichi pubblici, ma c’è ancora tanto da fare. Molte donne sono ancora lontane dall’avere una coscienza piena dei loro diritti”. Per Michael Kidane, presidente del Coordinamento Democratici Eritrei in Italia “è molto importante informare su quello che sta accadendo in Eritrea. Nel mio paese la dittatura non permette lo sviluppo della persona, perché il governo chiede ai giovani di essere solo pronti alla guerra. La repressione è talmente forte che porta la gente a fuggire. E chi non è d’accordo è obbligato a lasciare il paese: molti di loro arrivano in Italia, a Lampedusa. Lo Stato italiano ancora oggi è lontano dall’intervenire sulla soluzione di questi problemi…”.

Nel pomeriggio, a moderare c’era Luciano Scalettari di Famiglia Cristiana, è intervenuta Petronilla Kibwa, presidente della Federazione delle Cooperative agricole Mutumba (Burundi): “A livello politico ci sono forti mancanze. Il partito al potere sta da una parte, e gli altri si dissociano, si dividono: non è una cosa facile da gestire. La società civile c’è, è presente, e s’impegna a fare cambiare idea a questi politici che sono attenti solo ai loro interessi. La società civile interviene soprattutto a favore dei più fragili, che sono quelli che muoiono per primi. Ci sono molte associazioni di donne che combattono per la pace, che proteggono i diritti dei bambini, visto che tra loro sono tanti anche i bambini armati…. Se non ci fosse la società civile nulla potrebbe andare avanti: nel 1994 e nel 1995 non si poteva parlare di pace in Burundi. Oggi la pace non è più un’illusione. E’ una necessità. Ma non è facile parlare di pace quando si ha fame. Se mio figlio ha la malaria, io non posso parlare di pace. Passi avanti ne sono stati fatti: oggi la scuola primaria è gratuita, ma gli altri livelli di istruzione sono a pagamento… Non c’è pace senza pane”.

Spazio è stato dedicato a Milano anche ai media africani. Sono intervenuti Tutu Fredric Kama-Kama, presidente di Peace Tree Network (Kenia), Ahmed Abdisalam Adan, giornalista, Horn Afrique Radio (Somalia) e, via telefono, anche Enzo Nucci, giornalista della sede permanente Rai di Nairobi (Kenia). Il resoconto di questi interventi verrà pubblicato nelle prossime ore sempre su www.perlapace.it.

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