Un paese a rischio di regime mediatico


Giuseppe Giuletti - articolo21.org


L’Associazione Articolo21 chiederà a tutte le forze associative, professionali e sindacali del settore della comunicazione di riprendere il cammino interrotto e di promuovere una campagna nazionale per richiedere a gran forza l’immediato rispetto degli impegni assunti in materia di conflitto d’interesse.


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Un paese a rischio di regime mediatico

I ripetuti appelli del presidente Napolitano, le tante iniziative promosse da forze politiche, sociali, sindacali, religiose,stanno contribuendo a creare una nuova coscienza attorno al dramma delle morti sul lavoro. A questo positivo processo ha contribuito anche il silenzioso e quotidiano lavoro che è stato svolto dallo spazio che questo sito ha voluto dedicare a simili temi e che è stato impostato e gestito con grande rigore da Raffaelle Siniscalchi e da Diego Alaiche.
Il carteggio che qui pubblichiamo tra le organizzazioni sindacali e i vertici della Fsni dimostrano che forse è giunto il momento propizio per promuovere un appuntamento nazionale che metta insieme il mondo della comunicazione e quello del lavoro per arrivare all’approvazione di una campagna nazionale che faccia della cultura della prevenzione, della sicurezza e della lotta senza quartiere contro le morti bianche, un’autentica priorità nazionale. Se almeno un centesimo del tempo che viene dedicato dalle tv a spiare la vita degl’altri dal buco della serratura venisse dedicata alla rappresentazione della vita, e delle vite reali, ci sarebbero tempo e spazio sufficienti per programmare un’ efficace campagna mediatica.
La triste realtà, tuttavia, è che quasi tutte le tv, salvo le poche lodevoli eccezioni che spesso citiamo, sono ormai in mano ai signori degli appalti che sempre più spesso preparano e vendono programmi dove la realtà è ricostruita secondo i moduli dello spettacolo e della finzione, con tanto di ospiti pagati a tariffa, un tanto a lacrima.
Siamo arrivati al punto che, come ha acutamente scritto Norma Rangeri nel suo ultimo libro “Chi l’ha vista”, nella stessa serata e nello stesso orario, sulle reti della Rai e di Mediaset, si siano affrontati due programmi prodotti dalla solita Endemol, per altro ora controllata dalla medesima Mediaset che, in questo modo, vive anche nei palinsesti della Rai. Vi possiamo assicurare che per rilevare tale stranezza non è stato necessario ricorrere ad alcuna intercettazione telefonica….
Gli ospiti non a pagamento e i cittadini che fanno le domande ed esigono le risposte non sono più graditi. Adesso tutti hanno scoperto la “monnezza” ma quando Michele Santoro, Sandro Ruotolo, Milena Gabbanelli, per citare i casi più clamorosi, indagarono sulla discariche della Campania e sui loschi traffici che vi fiorivano furono accolti da invettive traversali. Allo stesso modo quando le famiglie degli operai di Torino o le mogli e le madri dei lavoratori morti a Monfalcone, urlano la loro rabbia, c’è sempre qualcuno che si risente per i loro eccessi e per l’ indebita amplificazione prodotta dai media. Questo club di “indignati speciali” non ha mai trovato il tempo e la voglia per indignarsi nei confronti di quelle trasmissioni dove si assiste alla più indecente mercificazione del dolore, degli affetti e si pratica il più inverecondo ossequio nei confronti degli “amici degli amici” persino quando si tratta di condannati per associazione mafiosa o per aver corrotto i magistrati.
L’Italia che continua a reclamare la legalità e a contrastare i poteri criminali non è stata mai invitata nei salotti a pagamento non appassiona le signore e i signori che producono i programmi dedicati ai grandi fratelli e ai piccoli cugini.
Dal servizio pubblico (ma non solo dal servizio pubblico) da tutti gli operatori dell’informazione, ci attendiamo uno scatto d’orgoglio, uno scontro aperto e dichiarato tra i custodi degli appalti e delle logge della conservazione e chi vorrebbe ridare forza, autonomia e dignità all’idea stessa d’impresa pubblica come ebbero a scrivere proprio su questo sito Enzo Biagi e Loris Mazzetti. Se questo non accadrà i signori delle logge e degli appalti continueranno a dominare e a tentare di mettere sotto il loro tallone, non solo l’intero mondo dei media, ma anche tanta parte della politica.
La Rai in queste ore è stata ulteriormente calpestata ed umiliata e nuovamente sottomessa alla logica del conflitto d’interesse. La destra sta facendo il suo mestiere con la consueta determinazione e spietatezza, ma noi, cosiddetti progressisti,cosa stiamo facendo? E’ inutile essere ipocriti le reazioni sono state deboli ed inefficaci. Non sempre, neppure noi di Articolo 21, abbiamo risposto con la necessaria durezza. Troppi trasversalismi deteriori sono stati tollerati. Troppi atteggiamenti equivoci sono stati condivisi, ma soprattutto non si è contrastata a tutti i livelli la logica della omologazione, della cancellazione di ogni differenza,della superficialità,del modello produttivo e organizzativo nel quale la finzione si è mangiata la realtà. Di fronte a quello che sta accadendo le unità corporative e gli unanimismi di facciata non servono più, anzi servono a renderci tutti complici e conniventi.
In questi ultimi mesi, per fortuna, qualcosa e qualcuno ha cominciato a rialzare la testa. Le organizzazioni sindacali, dall’Usigrai alla Cgil, stanno urlando il oro no alla svendita di quello che ancora resta della Rai. Gli autori del cinema, della televisione, della fiction, stanno tentando di rimettere insieme tutto il mondo degli autori (come ci hanno raccontato su questo stesso sito Santo della Volpe , Daniele Lucchetti, Michele Conforti e tanti altri).
La Fsni e le organizzazioni dei lavoratori stanno tentando una nuova alleanza non solo sui temi legati alla contrattazione,ma anche sulle questioni relative alla legalità, alla sicurezza, alla lotta contro le morti bianche.
L’Associazione Libera, coordinata da Don Luigi Ciotti, sta promuovendo iniziative ovunque per favorire una rinnovata attenzione dei media sul tema della lotta alla criminalità e ai poteri mafiosi.
La Tavola della Pace ha deciso d’indire un anno d’iniziative dedicate al tema della tutela dei diritti umani e civili e tra questi ha significativamente inserito il diritto individuale e collettivo, non solo a ricevere ma anche a produrre informazione.
Negli anni scorsi quest’associazione sotto la decisiva spinta di Enzo Biagi, di Sergio Lepri, del nostro presidente Federico Orlando,ha dato vita , insieme a decine di altre associazioni al “comitato per la libertà d’informazione” che si pose il compito di contrastare le leggi ad personam e di denunciare i guasti provocati dall’irrisolto conflitto d’interesse. Quel comitato riuscì persino a proporre e a far approvare una clamorosa risoluzione nella sede del Parlamento europeo.
Adesso è giunto il momento di rimetterlo in funzione per reclamare non solo il superamento della leggi vergogna ma anche soprattutto per sollecitare anche in questo campo l’approvazione di norme serie, rigorose, di tipo europeo, quali sono anche le pacatissime riforme avanzate dal ministro Gentiloni.
Silvio Berlusconi, al di là delle smentite che non smentiscono nulla, ha proposto un baratto tra una nuova legge elettorale e l’integrale tutela del suo interesse privato. Non basta più respingere l’indecente proposta (e vorrei vedere il contrario!),ma è necessario aggiungere che una nuova legge elettorale che non venisse accompagnata dalla contestuale risoluzione dell’anomalia italiana in materia di conflitto d’interessi e di assetto dei media, ci condannerebbe a restare una democrazia dimezzata, un paese a rischio di “regime mediatico” per usare una espressione cara ad Umberto Eco. Le condizioni di una possibile riproposizione di quel regime ci sono ancora e non mancano neppure le viltà, gli opportunismi di singoli e di piccoli gruppi all’interno della stessa maggioranza.
Per queste ragioni l’Associazione Articolo21 chiederà a tutte le forze associative, professionali e sindacali del settore della comunicazione di riprendere il cammino interrotto e di promuovere una campagna nazionale per richiedere a gran forza l’immediato rispetto degli impegni assunti in materia di conflitto d’interesse e di riforma della tv pubblica e privata che erano contenuti nel programma del centro- sinistra e che sino ad oggi non sono stati rispettati.
Per quanto ci riguarda proseguiremo su questa strada con grande spirito unitario ma anche con grande vigore e se questo dovesse comportare qualche polemica e persino qualche rottura con alcuni amici e compagni, sarà sempre preferibile al rischio che i ricatti e le minacce di Berlusconi possano far prevalere quel trasversalismo degli affari e delle logge che già tanti guasti ha provocato alla democrazia italiana.
Chi volesse darci una mano e volesse fornirci il suo contributo d’idee e suggerimenti potrà farlo scrivendoci a www.articolo21.info

Fonte: Articolo 21

14 gennaio 2008

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