Ucraina. Onu: è l’ora del dialogo


il Manifesto


Conferenza di Monaco senza Mosca. Documento-bomba dello Spiegel: nel 1991 gli Usa assicurarono ai russi che la Nato non si allargava a Est- Una nota diplomatica riservata tedesca, scoperta negli archivi inglesi.


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La ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, denuncia che la «crisi è russa, non ucraina» minacciando «sanzioni senza precedenti» contro Mosca a partire dal blocco del Nordstream; il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, in nome dei principi di Pace e Libertà, avverte Putin che «non può ampliare la propria sfera di influenza sottomettendo gli altri»; e il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ribadisce che «non c’è alternativa alla diplomazia». Mentre il patron del vertice, Wolfgang Ischinger, si spiace per il clamoroso rifiuto della Russia (il primo dal 1991) a partecipare alla sua «Davos della Difesa», ricordando che, però, per i russi «la porta è sempre aperta».

COME DA PREVISIONI il primo giorno della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco non scarta di una virgola dal copione incardinato sulla strategia bastone e carota, oltre che sulla rivendicazione dell’«unità di intenti» del fronte riunito ieri all’hotel Bayerischer Hof: 30 capi di Stato e di governo, 80 ministri, più 600 delegati esperti di sicurezza.

Sarebbe il titolo perfetto per la cronaca del più importante vertice internazionale dell’anno, se non fosse che a rovinare l’immagine del summit ci hanno pensato i giornalisti di Der Spiegel pubblicando, proprio nelle stesse ore, la carta top-secret più imbarazzante per l’Occidente.

UN DOCUMENTO riservato datato 6 marzo 1991, fino a ieri seppellito negli archivi nazionali britannici, in grado di far crollare di colpo la narrazione a senso unico della nuova guerra fredda: «Abbiamo chiarito nei negoziati che non estenderemo la Nato oltre il fiume l’Elba», scriveva il diplomatico tedesco Jürgen Chrobog riassumendo l’esito della riunione del Gruppo “Due più Quattro” tra Stati Uniti, Regno Unito Francia e Germania convocata a Bonn.

Rivelazione-bomba in tutti i sensi: smonta gran parte dei pezzi del meccano bellico costruito dall’amministrazione Biden mentre non è in alcun modo rubricabile alla voce disinformazione di Mosca: la nota riservata è stata scoperta dal politologo statunitense Joshua Shifrinson dopo la declassificazione di Londra dallo status di confidenziale.

All’epoca il tema scottante era la Polonia e non l’Ucraina ma – come non possono non annotare i giornalisti autori dello scoop – il documento prova che l’accusa della Russia sul piano di espansione «strutturale» a Est dell’alleanza atlantica è tutt’altro che infondata.

«Non possiamo offrire l’adesione della Nato a Varsavia né ad altri Stati», precisava Chroborg a scanso di equivoci, che neppure c’erano come certifica la posizione ufficiale degli Usa scanditagli personalmente da Raymond Seitz, ex ambasciatore Usa a Londra: «Abbiamo assicurato all’Unione Sovietica – nel vertice “Due più Quattro” così come in altri colloqui – che non approfitteremo del ritiro delle sue truppe dall’Europa orientale».

COSÌ, NERO SU BIANCO, Chroborg: non esattamente l’ultima delle feluche della Germania Ovest ma lo storico capo di gabinetto dell’ex ministro degli Esteri, Hans-Dietrich Genscher, prima di diventare l’ambasciatore di Bonn a Washington da gennaio 1995 a giugno 2001 e poi di rientrare nella nuova capitale Berlino nelle vesti di segretario di Stato di Joschka Fischer. Ironia della sorte: il sostituto di Chroborg negli Usa fu proprio il presidente della Conferenza di Monaco, Wolfgang Ischinger.

Naturalmente, la notizia non «entra» ufficialmente nella Conferenza che infatti procede come nulla fosse. Con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, impegnato nel fondamentale faccia a faccia con i rappresentanti dei Paesi Baltici, gli unici che con il Regno Unito seguono alla lettera la via della «deterrenza preventiva» ai confini con la Russia.

Mentre la Germania, al di là delle dichiarazioni da Giano bifronte ribadite ieri a Monaco dalla ministra Baerbock (sì alle eventuali sanzioni ma no armi all’esercito ucraino) continua la de-escalation a piccoli passi: «Stiamo lottando per ogni millimetro. Ma ogni millimetro è meglio di nessun movimento», spiega la responsabile degli Esteri di Berlino. Sarà la posizione che sosterrà oggi il cancelliere Olaf Scholz, il più atteso insieme alla vicepresidente Usa Kamala Harris e al presidente ucraino Volodimir Selensky.

Sebastiano Canetta

Il Manifesto

19 febbraio 2022

 

 

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