Siria, piano Annan: incognite dopo via libera di Assad


NEAR EAST NEWS AGENCY


Resta in salita il tentativo dell’inviato dell’Onu. L’opposizione intanto nomina il Consiglio nazionale siriano come suo unico rappresentante all’incontro degli “Amici della Siria” domenica prossima a Istanbul.


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Siria, piano Annan: incognite dopo via libera di Assad

Un «importante passo iniziale» verso la fine della crisi siriana? Ieri dalla Cina, dove è in visita, l’inviato speciale dell’Onu e della Lega araba Kofi Annan non ha mancato di esprimere il suo apprezzamento per la decisione di Damasco di accettare il suo piano in sei punti, volto ad impedire che la Siria precipiti nel baratro della guerra civile. «Ora la chiave sta nella sua applicazione» che, ha aggiunto Annan, «potrebbe portare alla fine delle violenze e degli spargimenti di sangue e permettere di portare aiuto alle vittime e creare un ambiente favorevole ad un dialogo politico che rispecchi le aspirazioni del popolo siriano». E’ difficile valutare quanto l’inviato speciale dell’Onu creda nelle possibilità di attuazione del suo piano. Sa bene che dovrà ottenere sul terreno la piena collaborazione non solo del regime di Bashar Assad – ieri il presidente siriano si è fatto riprendere dalle telecamere della tv di stato a Baba Amr, l’ex roccaforte dei «disertori» a Homs espugnata dalle truppe governative – ma anche quella del Consiglio nazionale siriano (Cns), il principale (ma non l’unico) gruppo dell’opposizione, appoggiato dai paesi occidentali, dalla Turchia e dai paesi che da mesi guidano la battaglia contro Assad alla Lega araba: Qatar e Arabia saudita.

Il piano di Annan, approvato dal Consiglio di sicurezza dell’ Onu, prevede il ritiro delle truppe siriane e delle armi pesanti dai centri abitati e una tregua di due ore al giorno in tutti i luoghi dove sono in corso combattimenti tra reparti regolari e disertori per permettere l’arrivo di aiuti umanitari. Insiste inoltre sulla liberazione di tutte le persone arrestate nell’ultimo anno, sulla garanzia delle libertà individuali e politiche e prevede l’apertura del paese ai giornalisti. Non menziona le dimissioni di Assad. Un punto sul quale è stata perentoria, anche ieri, la Russia che assieme alla Cina ha bloccato la risoluzione dell’Onu proposta dagli Usa e dagli alleati arabi che chiedeva la rinuncia immediata al potere per il presidente siriano. «La Russia – ha detto il portavoce del ministero degli esteri, Alexander Lukashevich – sostiene sin dall’inizio che una politica del genere sarebbe stata assolutamente dannosa. Non può condurre all’inizio del dialogo tra le fazioni in lotta». Secondo il portavoce russo, lo stesso Kofi Annan avrebbe «detto e sottolineato come debbano essere entrambe le parti a venirsi incontro». Da parte sua, qualche ora prima, il presidente russo Dimitri Medvedev aveva definito «una posizione miope» quella di chi pensa che «la deposizione di Assad significhi la fine di tutti i problemi». Mosca, come la Cina, non andrà alla seconda riunione degli «Amici della Siria» (le opposizioni e i loro sponsor internazionali) prevista domenica prossima a Istanbul. Un primo incontro preparatorio in Turchia si è già svolto ieri su inizitiva del Cns.

Assad non poteva ottenere di più dalla diplomazia russa e non ha potuto dire di no al piano di Kofi Annan che, al momento, appare la sola possibilità, per quanto remota, per l’avvio di quelle riforme che lo stesso presidente siriano, tra lo scetticismo di molti nel suo paese e all’estero, sostiene di voler attuare.

Altro punto centrale è la posizione delle opposizioni siriane e dei paesi che puntano sulla caduta immediata del regime di Damasco per ridefinire gli equilibri regionali. Il Cns ha espresso sostegno al piano di Annan ma non rinuncia all’uscita di scena immediata di Assad. «Una transizione pacifica significa che il regime deve cambiare e ciò non può avvenire senza la rimozione del capo dello stato», ha detto ieri Basma Kodmani, portavoce del Cns. E se Washington per ora pare non boicottare l’iniziativa di Annan, a Doha e Riyadh certo non è piaciuta una soluzione che non spezza l’allenza tra la Siria e l’Iran.

Intanto le violenze non cessano. Secondo l’inviato Onu in Medio Oriente, Robert Serry, le vittime civili sarebbero più di 9.000. Residenti di Al-Qaa, in Libano, ieri hanno denunciato uno sconfinamento di truppe siriane. La rappresentate Onu per i bambini e i conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, ha riferito di aver ricevuto informazioni sull’ utilizzo di bambini-soldati da parte dei disertori anti-Assad.

Fonte: http://nena-news.globalist.it
28 Marzo 2012

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