Rio, miracolo cercasi


Maurizio Gubbiotti


Le questioni in ballo rispetto al testo finale sono sempre la nuova governance, i nuovi obiettivi per lo sviluppo sostenibile che dovranno sostituire ed integrare quelli del millennio alla loro scadenza nel 2015, il ruolo della green economy e soprattutto le risorse finanziarie per sostenerla nei paesi in via di sviluppo.


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Rio, miracolo cercasi

Mancano poche ore all’apertura ufficiale dei lavori di Rio+20 e la nuova proposta brasiliana considerata da quasi tutti i governi (dall’Ue agli Usa, dai G77 ai Basic) un buon testo di compromesso su cui poter avviare finalmente il vero negoziato continua ad essere visto e rivisto, limato, attraverso incontri bilaterali.

Le questioni in ballo rispetto al testo finale sono sempre la nuova governance, i nuovi obiettivi per lo sviluppo sostenibile che dovranno sostituire ed integrare quelli del millennio alla loro scadenza nel 2015, il ruolo della green economy e soprattutto le risorse finanziarie per sostenerla nei paesi in via di sviluppo. Sul tavolo G77 e Basic propongono un fondo di 30-100 miliardi di dollari aggiuntivi sfidando Ue ed Usa a fare la loro parte. La sensazione più forte non è quella di un miracolo politico in dirittura di arrivo dei negoziati anche se molti aspettano e chiedono una spinta ai negoziati dal G20 in svolgimento in Messico. Ad esempio le parti sull’energia sembrano davvero scritte dall’industria del petrolio e dei combustibili fossili. È anche per questo che molti chiedono ai leader in Messico che rivedano il loro impegno di Pittsburgh del 2009 per la riforma dei sussidi ai combustibili fossili se hanno almeno un po’ a cuore il successo di Rio+20.

Ieri intanto contro i sussidi perversi ai combustibili fossili numerose associazioni ambientaliste di tutto il mondo, raggruppate dalla coalizione 350.org, hanno lanciato un appello ai leader del pianeta riuniti per il G20, con una 24 ore di attivazione sui social network con twitter "Per cosa si spendono 1.000 miliardi dollari? Fermiamo i sussidi ai combustibili fossili (#EndFossilFuelSubsidies)  a # Rio20 per poi cominciare una rivoluzione energetica pulita". Molto interessante ascoltare il dibattito animato dall’economista e banchiere bengalese Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank, ideatore e realizzatore del microcredito moderno, ovvero di un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali e che proprio per questo ha vinto il Premio Nobel per la pace 2006. Un dibattito tutto incentrato sul diritto di accesso all’acqua, oggi negato ancora ad oltre un miliardo di persone, ma che ha saputo affrontare bene tutti gli enormi interessi economici che riguardano ciò che dovrebbe essere un bene comune. Problema non da poco conto anche in un Paese come il Brasile che da solo custodisce circa il 12% dell’intero patrimonio di acqua dolce del Pianeta e che ha 54 milioni di brasiliani senza accesso ad un’acqua sana.

 Questo forte protagonismo della società civile nel senso più ampio del termine e anche questa consapevolezza dell’insostenibilità del modello non c’erano vent’anni fa, ma questo evidenzia ancor più la gravità del fatto che in una situazione nella quale le risposte dei Governi dovrebbero essere immediate e all’altezza, si prosegue invece nella ricerca di qualche piccolo risultato che possa permettere di dire che il fallimento non è completo. Nel testo che appunto dovrebbe esordire domani, una fra le poche novità riguarda l'Unep (il Programma sull'Ambiente delle Nazioni Unite) che verrebbe rafforzato visto che non dovrebbe più basarsi solo su donazioni volontarie ma anche su un budget stabilito, con una membership universale come per le altre agenzie ed organizzazioni Onu. Un altro capitolo su cui ci potrebbero esserci cambiamenti sostanziali è quello che riguarda oceani e  protezione della biodiversità marina, dove la comunità internazionale dichiara di volersi impegnare nel bloccare la pesca illegale e non regolata, di abbattere i sussidi e di rafforzare gli ambienti Onu (Unclos) che si occupano del tema. Un passaggio sull'ocean fertilization e sui suoi rischi (legati al tentativo di combattere il cambiamento climatico fertilizzando la crescita di fitoplancton con tonnellate di solfati di ferro) fa ben sperare che i vari progetti di geo-engineering, cioè di interventi massicci su atmosfera ed ecosistemi contro il climate change, possano essere messi al bando.

19 Giugno 2012

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