In piazza per difendere scuola e università dalla mannaia del governo


Roberto Ciccarelli


Oggi proteste in almeno in molte città della penisola e con un’ottantina di cortei. Caschetti gialli in testa, sfilano gli studenti delle scuole superiori e degli atenei.


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In piazza per difendere scuola e università dalla mannaia del governo

Ottantatre piazze contro la riforma Gelmini dell'università e i tagli alla scuola pubblica. Da largo Cairoli a Milano a Roma da Piazzale Ostiense fino al Ministero dell'istruzione in viale Trastevere, da Piazza Arbarello a Torino a Piazza Politeama a Palermo, dalle 9 di stamattina gli studenti delle scuole superiori e quelli universitari bloccheranno un intero paese. È la prima manifestazione dell'autunno, banco di prova per una mobilitazione che promette di estendersi in tutte le scuole e gli atenei.
Convocata inizialmente dall'unione degli studenti (Uds), la manifestazione ha ricevuto l'adesione di numerosi coordinamenti di genitori e docenti scolastici in lotta contro i tagli da oltre 8 miliardi nella scuola, della rete degli studenti che scenderà in piazza indossando i caschetti gialli da lavoro, simbolo di una scuola che crolla a pezzi, pronti però a ricostruirla. A Roma, Unicobas e i coordinamenti dei precari della scuola hanno dato appuntamento a mezzogiorno in Viale Trastevere dove terranno un'assemblea pubblica, mentre la Flc-Cgil ha indetto un'ora di sciopero in tutte le scuole e nelle università.
«Hanno rapito il nostro futuro, riprendiamocelo» è lo slogan impresso sulle magliette che indosseranno gli studenti che aderiscono al nuovo sindacato «Rete della conoscenza». «Un'ora del tuo lavoro per non rinunciare al futuro di tutti» recita quello della Flc. A Roma ci sarà anche il coordinamento «non rubateci il futuro». Una mobiltiazione generale nel segno di una rivendicazione esistenziale nata negli ultimi due anni di lotte contro la riforma Gelmini della scuola e dell'università. Proviamo ad interpretarla: rifiutare vent'anni di riforme bipartisan il cui unico obiettivo è di adeguare la formazione dei soggetti ad un mercato del lavoro deregolamentato. E ancora, riappropriarsi dei tempi di vita distrutti dalla dequalificazione del lavoro cognitivo e dallo spezzettamento del ciclo dell'istruzione pubblica. Anche nei più classici, almeno per i movimenti studenteschi perché nella politica con la maiuscola non si parla mai di desideri, «Distruggono la scuola, ma non i nostri sogni» e «Cambiare, ora!», si avverte una presa di coscienza, o più semplicemente una necessità vitale che da almeno un anno attraversa le azioni del movimento studentesco, le proteste contro la soppressione degli enti di ricerca considerati «inutili» dal ministro dell'economia Tremonti e i discorsi degli insegnanti precari della scuola nel corso dei loro presidi.
«Due anni fa, prima dell'Onda, non esisteva una mobilitazione di questa ampiezza – afferma Claudio Riccio, rappresentante del coordinamento universitario «Link» – Quello che oggi si chiede in Italia non è solo bloccare il Ddl Gelmini, ma creare un'altra società». A Roma, come in tutte le altre piazze, andrà in onda l'unificazione dei movimenti della scuola e universitari. Quelli della Sapienza sfileranno dietro lo striscione «Governo, rettori e confindustria: siete il passato, riprendiamoci il futuro». «Giovedì 14 ci riconvocheremo a Montecitorio contro il ddl Gelmini» afferma Luca Cafagna studente di scienze politiche alla Sapienza. Per Giorgio Sestili, dei collettivi Ateneiinrivolta, quella di oggi sarà «un primo passo per la generalizzazione delle lotte che porteranno alla manifestazione del 16 ottobre convocata dalla Fiom».

Fonte: il Manifesto

8 ottobre 2010

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