Il Papa: terza guerra mondiale, a pezzi


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Il Santo Padre lancia un monito, dopo la visita in Asia: il livello dei conflitti mondiali è efferato. La situazione è spaventosa.


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Il conflitti nei teatri di guerra internazionali preoccupano il Pontefice che torna a lanciare un appello, di ritorno dal viaggio in Asia. Il Papa ha denunciato l’efferatezza delle guerre non convenzionali e che sia stato raggiunto “un livello di crudeltà spaventosa” di cui spesso sono vittime civili inermi, donne e bambini. “La tortura è diventata un mezzo quasi ordinario”. Questi “sono i frutti della guerra, qui siamo in guerra, è una III guerra mondiale ma a pezzi”. “Dove c’è un’aggressione ingiusta posso solo dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sottolineo il verbo fermare, non bombardare o fare la guerra”. Lo ha detto il Papa interpellato sui bombardamenti Usa in Iraq.

“Se ho voglia di andare in Cina? Ma sicuro, domani”, ha detto il Papa rispondendo ad una domanda sui rapporti con Pechino proprio nel momento in cui il volo papale sorvolava la Cina.

“Quando stavamo per entrare nello spazio aereo cinese – ha raccontato il Papa ai giornalisti – e il comandante mi ha fatto osservare ‘mancano dieci minuti per arrivare in Cina, dobbiamo chiedere l’autorizzazione, è normale, ad ogni Paese si chiede’. Ho sentito – ha proseguito il Papa – come si chiede l’autorizzazione, come si rispondeva, sono stato testimone di questo. Il pilota mi ha detto che in quel momento sarebbe partito il telegramma” per il presidente cinese Xi Jinping. Papa Bergoglio ha elogiato il “bello e nobile popolo cinese, grande e saggio, penso – ha aggiunto – ai grandi saggi cinesi e alla storia di questa saggezza, noi gesuiti abbiamo la storia di Matteo Ricci”.

Ma ha voglia di andare in Cina? “Ma sicuro domani. Rispettiamo – ha detto ancora il Papa – il popolo cinese, soltanto la Chiesa chiede libertà per il suo mestiere, il suo lavoro. Poi non dimentichiamo – ha detto Papa Bergoglio – quella lettera fondamentale di Benedetto XVI al popolo cinese che oggi è attuale, ha attualità, rileggerla fa bene, e sempre la Santa Sede è aperta ai contatti, perché ha una vera stima per il popolo cinese”.

Poi sulla missione del suo inviato cardinale Filoni in Iraq e Kurdistan: “Sono disposto ad andare in Kurdistan, c’è la possibilità”.

Fonte: http://www.globalist.it
19 Agosto 2014

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