Giornata Infanzia: Save the Children i diritti violati di milioni di bambini


La redazione


Un quadro della condizione dell’infanzia nel mondo pubblicato ieri da Save the Children alla vigilia della Giornata Mondiale sull’Infanzia.


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Giornata Infanzia: Save the Children i diritti violati di milioni di bambini

Sono 75 milioni  nel mondo i bambini che non hanno la possibilità di andare a scuola, 40 milioni vivono in paesi colpiti o reduci da guerre.
Altrettanti, cioè circa 40 milioni sono i minori vittime di abusi e negligenze.
275 milioni quelli costretti ogni anno ad assistere a episodi di violenza e maltrattamenti all’interno delle mura di casa – in Italia  la cifra raggiungerebbe  1 milione.
126 milioni bambini nel mondo sono coinvolti in attività lavorative rischiose e nocive. 250.000 arruolati come bambini e bambine-soldato. 22 milioni profughi e sfollati a seguito di guerre.
175 milioni si stima saranno i minori vittime dell’aumento dei disastri naturali nel corso del prossimo decennio. Quasi 9 milioni sotto i 5 anni continuano a morire ogni anno, la gran parte per malattie curabili e prevenibili come complicazioni neonatali, polmonite, diarrea, malaria, morbillo. 200 milioni si prevede che non raggiungeranno il loro potenziale cognitivo entro il quinto anno d’età, a causa della povertà, scarsa alimentazione, precarie condizioni di salute e cure inadeguate: il risultato è che molti di questi bambini o non si iscriveranno a scuola o saranno destinati a una carriera scolastica fallimentare.

“Istruzione, protezione, salute, cibo non sono ancora un diritto per tutti i bambini, anzi a goderne pienamente è la minoranza dei bambini non certo la maggioranza”, commenta Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Infanzia (domani, 20 novembre). “La sfida oggi è ridurre le enormi distanze fra bambini molto tutelati e bambini che hanno zero diritti – a partire da quello di vivere e sopravvivere – affrontando al contempo nuove sfide, come quella dei cambiamenti climatici, che rischiano di amplificare la forbice tra bambini di serie A e bambini di serie B”.

“90 anni fa Eglantyne Jebb, una inglese coraggiosa e anticonformista fondava Save the Children con l’idea che ogni bambino fosse portatore di diritti”, prosegue Valerio Neri. “Un principio innovativo che Eglantyne avrebbe messo per iscritto nel 1923 con la prima Carta dei Diritti del Bambino, anticipazione della futura Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia. A distanza di 90 anni e a pochi giorni dall’anniversario della firma della Convenzione Onu sui Diritti del Fanciullo, Save the Children ancora esiste ed è impegnata più che mai, perché c’è ancora molto da fare. Da una recente ricerca effettuata da Save the Children sull’impatto della Convenzione(nota1) emerge chiaramente che la mancanza di leggi o l’inapplicazione di quelle inesistenti, unita a una scarsità di finanziamenti soprattutto nel settore salute e istruzione, sono i principali ostacoli alla tutela universale dei diritti dei bambini”.

Diritto a istruzione e scuola, contro emarginazione ed esclusione sociale
Sono 75 milioni(nota2)  nel mondo i bambini che non hanno la possibilità di andare a scuola: un numero superiore a quello dell’intera popolazione della Gran Bretagna. Di essi, il 53% – pari a 40 milioni – vive nei 28 paesi cosiddetti cafs, cioè afflitti o reduci da guerre: più dell’intera popolazione del Canada.  Nelle nazioni cafs 1 bambino su 3 non va a scuola contro 1 su 33 nei paesi a medio reddito. 6 su 10 nazioni con la percentuale più elevate di minori fuori dalla scuola sono afflitte o appena uscite da guerre: si tratta di Haiti, Eritrea, Repubblica Centro-africana, Liberia, Chad e Somalia con percentuali che vanno dal 50% di Haiti al 78% della Somalia (gli altri 4 paesi con i tassi più elevati di esclusione scolastica sono Gibuti, Niger, Burkina Faso e Guinea Bissau). Anche tra le nazioni con il numero in assoluto più alto di bambini esclusi dall’istruzione, 7 su 10 hanno conosciuto conflitti: si tratta di Somalia, Afghanistan, Sudan, Ethiopia, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan e Nigeria. In tali paesi si va da 1.3 milioni di bambini che non vanno a scuola in Etiopia, agli 8 milioni in Nigeria (le altre nazioni nella classifica sono India, Kenya e Bangladesh).

“Come Save the Children accogliamo con favore, attribuendoci anche un po’ del merito, il significativo cambiamento di rotta da parte della comunità internazionale che ha fatto dell’educazione, e in particolare dell’educazione in paesi in conflitto una priorità crescente”, commenta il Direttore Generale di Save the Children Italia. “tuttavia è necessario andare avanti su questa strada con un cospicuo aumento da parte dei governi dei finanziamenti in istruzione di base, in linea con le promesse assunte con gli Obiettivi del Millennio, per arrivare a destinare la metà degli aiuti in istruzione, cioè 5,4 miliardi di dollari annui, ai paesi afflitti o reduci da guerre”. Per quanto riguarda l’Italia “chiediamo al governo italiano di aumentare sensibilmente gli aiuti all’educazione primaria nelle nazioni in via di sviluppo, destinandone almeno la metà ai paesi Cafs. Attualmente l’Italia è agli ultimi posti nella lista dei grandi donatori in aiuti all’istruzione di base(nota3)”.  

Diritto alla protezione, contro ogni forma di violenza
Abusi sessuali, lavoro coatto, sfruttamento sessuale, pratiche tradizionali pregiudizievoli della salute -per esempio le mutilazioni sessuali-, matrimoni precoci, punizioni fisiche e corporali. Sono molte e terribili le forme che può assumere la violenza contro i bambini. La famiglia, il posto di lavoro, la comunità di appartenenza sono i luoghi in cui solitamente avviene, ad opera soprattutto di persone che fanno parte della vita dei bambini: genitori, compagni di scuola, insegnanti, datori di lavoro, fidanzati e fidanzate.
Si stima che circa 40 milioni di bambini nel mondo siano vittime di abusi e negligenze tali da richiedere assistenza sociale o cure mediche. 275 milioni invece i minori costretti ogni anno ad assistere a episodi di violenza e maltrattamenti all’interno delle mura di casa: una violenza meno diretta ma non per questo meno devastante. In Italia  raggiungerebbero  la cifra di 1 milione i bambini che sperimentano questa forma di violenza “assistita”.
In alcuni paesi, soprattutto in via di sviluppo, bambini e bambine possono invece essere vittime, ad opera di familiari, di violenze legate a pratiche tradizionali dannose, come la mutilazione dei genitali per le bambine, le fasciature immobilizzanti, marchiature, riti di iniziazione violenti, costrizioni ad ingrassare, matrimoni precoci, violenze legate alla dote, esorcismi pericolosi e violenti: si calcolano tra 100 e 130 milioni a livello globale le bambine, le ragazze e le donne che convivono con qualche forma di escissione o mutilazione genitale.
A rischio di subire violenze “legalizzate”sono poi ben 1 miliardo 250 mila bambini circa che vivono in paesi dove le punizioni fisiche sono legali e ammesse all’interno delle scuole.
Poi ci sono le violenze nell’ambito del lavoro: su circa 218 milioni di bambini lavoratori, 126 milioni sono coinvolti in attività lavorative rischiose e nocive. In particolare 5,7 milioni di bambini vengono forzati al lavoro per estinguere un debito (bonded labour), 1,8 milioni sono coinvolti nel giro della prostituzione e della pornografia, circa 1,2 milioni vittime del traffico di minori(nota4). Anche in Italia vi sono bambini e adolescenti coinvolti in gravi forme di lavoro coatto, come la tratta a scopo di sfruttamento sessuale, mendicità, lavoro, attività illegali. Fra il 2000 e il 2007, sono stati  938 gli under 18 assistiti e protetti ma le cifre sono notevolmente sottostimate perché relative solo a quei minori inseriti in Progetti di assistenza e integrazione sociale. Fra i minori più a rischio di coinvolgimento in fenomeni di sfruttamento e abuso, i minori stranieri non accompagnati, che giungono nel nostro paese soli, senza un adulto di riferimento: 7.797 quelli registrati dal Comitato Minori stranieri nel 2008 in Italia.
Le violenze sui minori spesso sono alimentate dalle guerre o da condizioni di grave bisogno e difficoltà: sono almeno 250.000 i minori – di cui il 40% bambine – impiegati in 17 conflitti armati come soldati, spie, facchini, cuochi, “mogli” dei combattenti (nel caso delle ragazze) e arruolati in eserciti non governativi in almeno 24 nazioni e territori.  E 22 milioni i bambini profughi e sfollati a seguito di guerre. Poco documentati e sottostimati sono gli abusi e lo sfruttamento sessuale di minori, anche di sei anni, da parte della forze Onu di peacekeeping e operatori umanitari, in paesi in emergenza, come attestato dal Rapporto di Save the Children Nessuno a cui dirlo.

“Nonostante dati così allarmanti”, commenta ancora Valerio Neri, “moltissime violenze restano nel silenzio, perché sia chi le subisce che chi le commette ha paura del giudizio sociale. A ciò si aggiunga il fatto che molti Stati non vietano o addirittura ammettono certe misure lesive dell’integrità fisica e psichica dei bambini, come le punizioni corporali. Di fronte a questo scenario”, prosegue Valerio Neri, “come Save the Children auspichiamo alcuni provvedimenti essenziali da parte dei Governi come la messa al bando di tutte le forme di violenza ai danni di minori in qualsiasi nazione si verifichino.  Per quanto riguarda invece il nostro paese, è essenziale procedere all’istituzione di un Garante Nazionale dell’infanzia e del piano nazionale infanzia all’interno del quale siano previste chiare misure per contrastare ed eliminare la violenza a danno dei minori”.

Diritto alla vita, salute e cibo, contro la minaccia dei cambiamenti climatici, la malnutrizione e la morte sotto i 5 anni
I cambiamenti climatici sono la più grave minaccia alla salute e sopravvivenza dei bambini nel 21esimo secolo e costituiscono una grave emergenza. 175 milioni di bambini all’anno saranno vittime dell’aumento dei disastri naturali nel corso del prossimo decennio. Alluvioni, cicloni, carestie colpiranno i bambini ancora più duramente e con più frequenza,  quale effetto dei cambiamenti climatici, attentando alla loro salute e vita stessa. Si prevede infatti che i disastri naturali provocheranno un aumento della malnutrizione e di alcune malattie come malaria, polmonite, diarrea, già allo stato attuale i più pericolosi killer dei bambini: ogni tre secondi nel mondo un bambino con meno di 5 anni perde la vita, per un totale di oltre 24.000 bambini al giorno, quasi 9 milioni in un anno. In particolare quasi 4 milioni non superano il periodo neonatale (primi 28 giorni di vita), di cui 2 milioni muoiono entro 24 ore dalla nascita e un altro milione entro la prima settimana. La maggior parte di loro muore per cause facilmente prevenibili, quali complicazioni neonatali (37%), polmonite (19%), diarrea (17%), malaria (8%), morbillo (4%). A causa del surriscaldamento globale e del conseguente aumento di alluvioni, cicloni, carestie queste malattie aumenteranno: la diarrea, il killer di 1 milione di bambini ogni anno, si stima che crescerà del 10% entro il 2020. La malnutrizione, che attualmente affligge 178 milioni di bambini ed è causa di morte per 3.2 milioni di essi ogni anno, colpirà 25 milioni di bambini in più di qui al 2050. E la malaria, responsabile di 1 milione di minori vittime ogni anno, coinvolgerà oltre 320 milioni di persone entro il 2080.

“I minori che vivono nei paesi in via di sviluppo non sono responsabili dei cambiamenti climatici e però sono i più colpiti e quelli che ne pagano le più pesanti conseguenze”, spiega ancora il Direttore Generale di Save the Children Italia. “Tocca quindi alle nazioni ricche che per secoli hanno prodotto anidride carbonica aiutare i paesi più poveri ad fare fronte al mutamento del clima. Le misure e azioni principali”, entra nel merito Neri, “sono l’erogazione di finanziamenti in favore della nazioni e comunità colpite, fondi che debbono essere indirizzati a rafforzare salute, acqua e sistemi igienico-sanitari. La messa a punto da parte delle nazioni colpite di piani per l’adattamento ai cambiamenti climatici che includano un sistema di allerta precoce in grado di avvisare le popolazioni dell’arrivo di un disastro naturale. Infine è cruciale che la comunità internazionale firmi a Copengahen un accordo vincolante che comprenda anche stanziamenti per aiutare i paesi più poveri ad adattarsi ai cambiamenti climatici e che impegni i paesi sottoscrittori a ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’80% entro il 2050”, conclude Valerio Neri.

Sono disponibili foto e immagini di bambini

nota1“Rights in the real life”, Save the Children Svezia, 2009.
nota2 Riscriviamo il Futuro “Tre anni dopo”, Save the Children 2009.
nota3 Fonte: Save the Children “Scuola, ultima della lista”, giugno 2008. Nel rapporto si rileva come, data la cifra di 9 miliardi di dollari stimata come necessaria ogni anno, per raggiungere l’obiettivo dell’istruzione primaria per tutti i bambini entro il 2015, l’Italia risulta tra le nazioni che contribuiscono meno, con appena il 7% di “quota equa”.
nota4 La gran parte dei dati menzionati in questo paragrafo sono tratti dallo Studio delle Nazioni Unite sulla Violenza nei confronti dei Minori.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa – Save the Children Italia                                     
Tel. 06.48070023-71
press@savethechildren.it

19 novembre 2009

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