Com’è nata la Tavola della pace


Tavola della pace


Sacro Convento di S. Francesco di Assisi, 13 gennaio 1996. L’atto costitutivo al termine del Seminario “Una Tavola comune della Pace e della Solidarietà”.


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Assisi (Pg), 13 gennaio 2006.
Taglio della torta in occasiione del 10° anniversario della fondazione della Tavola della Pace, (nella foto da sx a dx) Soana Tortora, Don Luigi Ciotti, Grazia Bellini, Flavio Lotti, padre Vincenzo Coli, Tonio Dall' Olio, padre Nicola Giandomenico, padre Enzo Fortunato, ?, Antonio Jiuliano.
foto: Roberto Brancolini©

 

Era il 13 gennaio 1996

Ecco com’è nata la Tavola della pace

Comunicato finale dell’incontro che ha fondato la Tavola della pace

 

Sabato 13 gennaio 1996 si è svolto ad Assisi, presso il Sacro Convento di San Francesco, un Seminario nazionale del Coordinamento per il 50° anniversario dell’Onu dedicato alla verifica delle iniziative culminate nella Marcia Perugia/Assisi del 24 settembre ’95 e al confronto sulle prospettive dell’impegno di pace.

Al Seminario, intitolato “una Tavola comune della Pace e della Solidarietà”, hanno partecipato oltre cento persone in rappresentanza di molte delle principali organizzazioni nazionali impegnate per la pace e di numerosi enti locali. Altri avevano preannunciato la loro partecipazione ma sono stati impossibilitati anche a causa del concomitante sciopero dei treni.

Le organizzazioni e gli enti locali presenti al seminario hanno deciso di dare vita ad una “Tavola comune della pace e della solidarietà”: un luogo in cui, periodicamente, si possano incontrare e confrontare tutte le principali associazioni ed enti locali impegnati per la pace. Il poco tempo a disposizione non ha consentito la definizione di un programma di attività che sarà al centro di un apposito seminario da organizzare entro due/tre mesi. Ciò nonostante il dibattito ha fornito molti elementi utili a precisare le finalità della neonata “Tavola comune”.

La “Tavola comune” vuole essere un punto di riferimento, una sede, di raccordo dei tanti fili che ciascuno sta seguendo nel suo impegno per la pace. Non intende essere una nuova organizzazione ma un luogo di confronto, di verifica e di progettazione comune, attenta soprattutto a quegli aspetti culturali e politici in cui ciascuno è insufficiente.

Un punto di riferimento e di raccordo: uno spazio per la conoscenza, lo scambio di informazioni e lo sviluppo della collaborazione tra chi lavora per la pace e la solidarietà. La “Tavola” vuole essere un luogo originale di incontro tra associazionismo, volontariato ed enti locali nel pieno rispetto del diverso ruolo di ciascuno.

Un luogo di confronto: chi siede alla “Tavola” non ha il vincolo dell’unanimità ma del confronto che di volta in volta sarà organizzato su temi precisi e di grande attualità.

Un luogo di verifica: dell’impegno per la pace nel nostro paese, dei suoi limiti, della sua efficacia e dei suoi problemi.

La Tavola dell’unità: dove il movimento per la pace potrà definire e organizzare un programma comune di attività (decidere insieme di fare ciò che nessuno da solo può fare) e costruire un’agenda comune oltre l’emergenza.

L’utilità della “Tavola comune” dipenderà anche dalla capacità di attivare e alimentare dei processi e non solo realizzare degli eventi. Grande attenzione dovrà dunque essere riposta nella scelta degli obiettivi e delle forme operative.

Alcune prime sollecitazioni emerse:

  • Il dialogo con la politica, i politici, i partiti: perché si è rotto questo dialogo? Quali le responsabilità? Come riannodare i fili di un rapporto indispensabile? 
  • Il dialogo con la stampa e i giornalisti: qual è il nostro rapporto con i mezzi di comunicazione? Perchè spesso lo consideriamo un aspetto terminale delle nostre iniziative? Come adeguare la nostra stampa interna alle esigenze dei tempi?
  • Il dialogo con i militari: esiste un fosso, una contrapposizione netta. E’ possibile un confronto? E’ possibile superare le resistenze che ancora oggi impediscono l’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza? E’ possibile un confronto aperto sul futuro del nostro sistema di sicurezza?

Le iniziative della “Tavola comune” non dovranno limitarsi a rafforzare l’azione politica e rivendicativa del movimento per la pace ma puntare a suscitare un nuovo atteggiamento dell’opinione pubblica. Dobbiamo portare la cultura della pace fuori della nicchia in cui spesso è stata cacciata, fare i conti con gli effetti della globalizzazione nelle nostre città, con il modo in cui si fa cultura nel nostro paese.

Il prossimo incontro dovrà definire anche le modalità operative della Tavola comune della Pace e della Solidarietà e decidere sul nome che alcuni vorrebbero modificato in “Tavola comune della pace” perché “la solidarietà è parte e strumento della pace”.

Assisi, Sabato 13 gennaio 1996

 

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