"Apriamo in ogni città un cantiere di pace. Organizziamo insieme l’Anno dei diritti umani"


Flavio Lotti e Grazia Bellini


Lettera aperta di Flavio Lotti e Grazia Bellini -coordinatori nazionali della Tavola della pace- ai partecipanti e agli organizzatori della Marcia Perugia-Assisi e della Settimana della pace.


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"Apriamo in ogni città un cantiere di pace. Organizziamo insieme l’Anno dei diritti umani"

Lettera aperta ai partecipanti e agli organizzatori della Marcia Perugia-Assisi e della Settimana della pace

Cari amici

un mese fa, il 7 ottobre, insieme a più di 200mila persone abbiamo marciato da Perugia ad Assisi per promuovere tutti i diritti umani per tutti. Quel giorno una grande città si è messa in cammino non per la pressione di una grande emergenza internazionale ma per un progetto di pace positivo in cui crede e del quale vuole essere protagonista. In un periodo di grave crisi e deterioramento della politica, la Marcia per la pace Perugia-Assisi ha fatto emergere la sete di una politica migliore, più responsabile e coerente, determinata a servire le persone e ad assicurare il rispetto dei loro fondamentali diritti. Tra la mala politica e l’antipolitica c’è evidentemente una terza Italia che cresce, su cui si può fare affidamento per costruire un paese e un mondo migliore. Grazie ancora a tutte le donne e gli uomini, ai più giovani e giovanissimi, ai giornalisti e a tutti gli operatori dell’informazione, alle associazioni e ai tanti amministratori locali che hanno reso possibile questa nuova, straordinaria manifestazione di pace. Grazie anche per tutte le iniziative che sono state organizzate durante la “Settimana della pace” che ha preceduto la marcia e per tutte quelle che, ininterrottamente, l’hanno seguita.

La costruzione e la difesa della pace hanno sempre di più bisogno di partecipazione e di quotidianità. Molte grandi sfide culturali e politiche si addensano nell’agenda dei costruttori di pace: la fabbrica della paura che dall’11 settembre sta corrodendo le basi della convivenza e della democrazia nel mondo industrializzato, Italia in particolare; il mostro della guerra che dalla Palestina, all’Afghanistan, all’Iraq, al Libano minaccia di estendersi all’Iran; una pazzesca corsa al riarmo mondiale convenzionale e nucleare che sta abbattendo tutti i recinti e i tabù faticosamente costruiti negli anni 80; le crescenti migrazioni delle popolazioni in fuga dalla miseria, dall’oppressione, dalla guerra e dai mutamenti climatici; la paralisi dell’Onu, dell’Europa e delle istituzioni internazionali democratiche; l’ingiustizia economica internazionale che alimenta un po’ dappertutto povertà, squilibri e inquietudini.

Per affrontarle dobbiamo proseguire, e se possibile accrescere con passione e intelligenza, l’impegno scandito dalla Perugia-Assisi a costruire “una politica nuova e una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui diritti umani”. Che si tratti di un cammino ben più lungo e difficile della Perugia-Assisi è evidente. Con il calare della notte, il 7 ottobre, è calato anche il sipario su quell’evento. Media e politica l’hanno subito archiviato senza batter ciglio. Come se nulla fosse stato. Non è proprio una novità e dunque non c’è da sorprenderci. Ma c’è molto di cui riflettere. Soprattutto se vogliamo aggiungere al nostro impegno quotidiano incisività ed efficacia.

Alla vigilia della Marcia abbiamo cercato di stabilire un nuovo rapporto con le istituzioni e con le forze politiche. Bisognerà insistere molto perché i risultati concreti stentano ad arrivare. Il Presidente del Consiglio Romano Prodi non ci ha ancora fatto sapere se e come intende realmente avviare un dialogo franco e costruttivo con quanti lavorano per la pace, la giustizia e i diritti umani. Il Ministro della Difesa Arturo Parisi non ha ancora deciso se aprirà il confronto con gli italiani che s’impegnano personalmente a costruire la pace nel mondo. Il Ministro degli Affari Esteri Massimo D’Alema non ha ancora trovato il tempo per ricevere la delegazione della Tavola della pace. Tutti avranno certamente buone ragioni dalla loro parte. Nel frattempo però si continuano a sprecare grandi risorse e opportunità che potrebbero far crescere, in qualità e quantità, il contributo del nostro paese alla soluzione delle gravi crisi aperte. I problemi aumentano, le soluzioni tardano e la società civile, come gli enti locali, viene tenuta ai margini.

L’altro nodo da sciogliere è quello dell’informazione. Non solo e non tanto per il modo in cui ha (mal)trattato, salvo lodevoli e importanti eccezioni, la Marcia Perugia-Assisi e, ancor più, le centinaia di iniziative della Settimana della pace. Ma per il ruolo decisivo che i media, tutti i media, pubblici, privati e indipendenti hanno nella definizione dell’agenda pubblica, nella costruzione di muri o di ponti tra culture e mondi diversi, nell’oscuramento o nella comprensione della realtà, nella promozione della guerra o nella difesa dei diritti umani. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Il mondo dell’informazione e della comunicazione deve essere chiamato ad assumersi le proprie responsabilità. Sarà necessario un lavoro lungo, tenace e paziente. Ma soprattutto sarà necessario un impegno vasto.

Tra poco più di un mese, il 10 dicembre, prenderà il via l’Anno dei diritti umani: una nuova straordinaria opportunità per proseguire il nostro commino di pace all’insegna del motto “Tutti i diritti umani per tutti”. La Marcia Perugia-Assisi e la Settimana della pace hanno gettato le basi di un grande lavoro collettivo che cresce e che porterà buoni frutti. Insieme, possiamo sviluppare nell’anno che abbiamo davanti una straordinaria azione di educazione, formazione e informazione per la pace e i diritti umani sollecitando il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, del Parlamento, delle istituzioni accademiche e culturali, del mondo dell’informazione e della comunicazione e in particolare del servizio pubblico radiotelevisivo, degli enti locali e regionali, delle scuole, dei sindacati e di tutte le organizzazioni della società civile.

Alla Camera dei Deputati è in discussione una proposta di legge, proposta dalla Tavola della pace, dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, dal Centro Diritti Umani dell’Università di Padova e dall’associazione “Articolo 21” che prevede lo stanziamento di due milioni di euro per la promozione di una vasta campagna di educazione alla pace e ai diritti umani in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Alla Rai abbiamo proposto di creare un nuovo “format” sui diritti umani da sviluppare durante tutto il 2008 con appositi programmi, campagne e palinsesti. Nei mesi scorsi il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani ha firmato un Protocollo d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per la promozione dell’educazione alla pace e ai diritti umani in tutte le scuole di ogni ordine e grado che faciliterà lo sviluppo delle iniziative intraprese dagli enti locali e dalle associazioni.

Apriamo dunque in ogni città un cantiere di pace. Organizziamo insieme l’Anno dei diritti umani. Inauguriamolo il prossimo 10 dicembre promuovendo in ogni dove una Giornata nazionale d’azione per i diritti umani. Facciamo in modo che sia una anno dedicato all’azione, non alle celebrazioni. Parliamone senza sosta su www.perlapace.it. Facciamo pace a scuola promuovendo l’educazione all’azione per i diritti umani. Sollecitiamo i nostri Comuni, le Province e le Regioni a rafforzare le infrastrutture della pace e dei diritti umani. Costruiamo insieme l’agenda politica dei diritti umani. Facciamo in modo che i diritti umani non restino solo una Dichiarazione.

 

Flavio Lotti
Grazia Bellini
Coordinatori della Tavola della pace

Perugia, 7 novembre 2007

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