Annapolis: “Un’opportunità per incamminarci sulla strada della pace”


Elisabetta Norzi


L’ambasciatore palestinese in Italia, Sabri Ati Ehil, commenta l’incontro appena concluso tra Bush, Olmert e Abu Mazen. Il 29 novembre, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà per i diritti del popolo palestinese, è in programma un incontro a Roma con il ministro D’Alema.


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Annapolis: “Un’opportunità per incamminarci sulla strada della pace”

“Per ora è solo una dichiarazione di intenti, di impegno a trattare, ma può essere un’opportunità importante per incamminarsi sulla strada della pace”. A parlare, all’indomani della chiusura della conferenza di Annapolis, è l’ambasciatore palestinese in Italia Sabri Ati Ehil che, insieme al ministro degli Esteri Massimo D’Alema, sarà presente il 29 novembre, Giornata internazionale di solidarietà per i diritti del popolo palestinese, all’incontro in programma a Roma (Sala Auditorium del Centro Congressi Frentani, ore 18).

Ambasciatore, la conferenza di Annapolis si è chiusa, quale è il suo giudizio? Quali le sue aspettative?
La conferenza di Annapolis è un’opportunità importante per l’avvio di negoziati seri di pace durante l’anno 2008, sotto la supervisione della comunità internazionale, per porre fine al conflitto e costruire la pace. Ora una commissione israelo-palestinese si metterà al lavoro dal 12 dicembre per riprendere il cammino della Road map, con l’obiettivo di concludere un accordo prima della fine del 2008. Una pace che ponga fine all’occupazione israeliana della nostra terra in Palestina e una pace che riesca a trovare una soluzione giusta per il problema dei profughi basata sulla risoluzione 194 delle Nazione Unite. Perché la pace non si realizza con la costruzione del muro della separazione razziale e con gli insediamenti. Adesso la sfera d’azione, e l’esito di Annapolis, dipendono però dall’intenzione del governo israeliano.

Il 29 ricorre la Giornata di solidarietà per il popolo palestinese, quali gli obiettivi di quest’anno?
La Giornata di solidarietà internazionale con il popolo palestinese, indetta dalla Nazione Unite sin dal 1977, è prima di tutto un’espressione di memoria della sofferenza del popolo palestinese, del suo diritto all’autodeterminazione, alla fine dell’occupazione israeliana, alla creazione di uno stato Palestinese con Gerusalemme est capitale. E’ inoltre un’occasione per far ricordare a tutti la risoluzione assunta nel 1947, che prevedeva la spartizione della Palestina in due stati: uno israeliano e l’altro palestinese. Non solo: questa giornata di solidarietà è la prova dell’importanza e della centralità della causa palestinese per la pace e la sicurezza internazionale.

Quali sono i temi principali che metterete in evidenza?
Il tema principale in discussione è la solidarietà con il popolo palestinese, perché possa conquistare i suoi legittimi diritti. Vorremmo poi lanciare un segnale a tutti coloro che lavorano per la pace in Medio Oriente: è necessario porre fine all’occupazione militare israeliana, bisogna che si arrivi alla creazione di uno stato palestinese con Gerusalemme est capitale e allo smantello degli insediamenti. Oltre al rispetto del diritto al ritorno dei profughi palestinesi.

Come singoli cittadini, che cosa possiamo fare per mantenere alta l’attenzione sui diritti dei palestinesi, anche dopo la Giornata del 29 novembre?
Ogni cittadino ha il diritto di far sentire la propria voce tramite chi li rappresenta nel parlamento o attraverso il suo partito. E’ poi possibile esercitare pressione sui media perché parlino della sofferenza dei palestinesi, rimasti l’unico popolo in questo secolo sotto occupazione militare israeliana.

I media spesso trattano in maniera superficiale la questione: un appello rivolto a giornali e tv…
Vorrei rivolgere un appello alle coscienze e alla professionalità dei singoli giornalisti, affinché trattino la causa del popolo palestinese in maniera giusta ed equa: perché si può travisare la verità per poco tempo, ma non la si può nascondere per sempre.

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