Anche Torino ha il suo sacro Gra


Fabrizio Floris


C’è un anello stradale a Torino che ricorda moltissimo il sacro Gra di Gianfranco Rosi. È un luogo di pellegrinaggi, due file ininterrotte di persone che si sfiorano quotidianamente senza incontrarsi.


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C’è un anello stradale a Torino che ricorda moltissimo il sacro Gra di Gianfranco Rosi. È la strada che da Torino porta a Stupinigi e Orbassano. È un luogo di pellegrinaggi, due file ininterrotte di persone che si sfiorano quotidianamente senza incontrarsi.

Le prime vanno verso la donna del cielo: una statua della Vergine che un cartello stradale indica come luogo del miracolo di Stupinigi: nei pomeriggi si sente l’eco dei canti dei preganti in festa. Le seconde cercano le donne della terra: giovani di ogni colore e provenienza che offrono la concretezza della carne. La singolarità della situazione vuole che le due “donne” siano una di fronte all’altra, entrambe ferme, in attesa dei pellegrini. Il percorso per arrivarci è lo stesso, la strada è la stessa, ma a un certo punto i “pellegrini” si dividono c’è chi punta al cielo, con le sue incertezze e astrazioni; e chi punta alla terra, alle sue soddisfazioni che si consumano come i capitali delle borse ai tempi di Lehman Brothers.

Da un lato la donna con il velo dall’altra quella senza veli (anche se in pieno inverno): una bellezza buttata in strada che agli occhi fa lo stesso effetto di una statua del Bernini tra i rifiuti di una discarica.

Questa vicinanza tra questioni del cielo e della terra è troppo ravvicinata per non fermarsi a pensare: soffrire senza trovare risposte.

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