Aleppo senza tregua


NEAR EAST NEWS AGENCY


La città dove de Mistura vuole iniziare la strategia delle “sospensioni locali” dei combattimenti è ancora un campo di battaglia.


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Infuria la battaglia ad Aleppo. Dopo l’avanzata delle truppe del presidente siriano Bashar al Assad, coadiuvate dagli uomini del movimento sciita libanese Hezbollah, ieri la situazione sembra essere stata rovesciata dai miliziani dell’opposizione e dai qaedisti del Fronte al Nusra che avrebbero sottratto al nemico le zone appena conquistate a nord della città, riuscendo così a tenere aperta la via di rifornimento con la Turchia. A quanto pare il tentativo di accerchiamento di Assad sarebbe al momento fallito e i dispacci dell’opposizione parlano di decine di soldati catturati e decine di morti da entrambe le parti. Intanto, stamattina un razzo ha colpito l’affollato mercato al Abbara, nel centro di Aleppo. L’attacco è stato messo a segno dalle milizie ribelli.

La città dove l’inviato dell’Onu, Staffan de Mistura, vuole iniziare la strategia delle “sospensioni locali” dei combattimenti è ancora un campo di battaglia. Ieri il Segretario generale dell’Onu, Ban KI-moon ha lanciato un appello ai belligeranti a deporre le armi, per consentire l’apertura di un corridoio umanitario in base al piano di de Mistura: sei settimane senza combattere. Se funziona, il modello delle “sospensioni locali” potrebbe essere esteso a tutta la Siria, devastata da quattro anni di guerra, con il suo carico di centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati e profughi, e diventare il primo passo di un negoziato per mettere fine al conflitto.

Al momento, però, non c’è alcuna tregua e le speranze che si arrivi a un cessate il fuoco nei prossimi giorni si sono affievolite. L’inviato Onu ha incassato la disponibilità di Damasco a fermare l’aviazione e l’artiglieria, senza però che fosse stabilita una data, ma non quella dell’opposizione che non si fida di Assad e teme che la pausa sia utile soltanto al presidente per riorganizzare le sue forze.

Saleh al-Adnani, esponente dell’opposzione, ha riferito al Guardian che in città nessuno dell’opposizione è disposto ad accettare il piano dell’inviato Onu dopo l’offensiva governativa di questa settimana. Gli ha fatto eco il portavoce di Sham Legion: “Non si può dare risposta alla proposta di de Mistura in questo momento, perché c’è una battaglia in corso nelle aree a nord di Aleppo. Questo significa che nessuna delle fazioni crede al regime riguardo a questa questione”. La fiducia scarseggia anche a Sud, altro fronte caldo della guerra siriana. Ibrahim Noureddine, portavoce della Prima Legione, gruppo di opposizione che conta circa 10mila combattenti, ha chiarito che con Assad non si fanno accordi.

Nonostante ciò, de Mistura ha detto che insisterà a percorre la strada delle “sospensioni locali”. Ha già incontrato il presidente siriano e in agenda ci sono altri incontri la prossima settimana. Per l’inviato Onu, Assad è parte della soluzione al conflitto, quindi si deve trattare con lui. Posizione non condivisa dall’opposizione e dai Paesi che la sostengono, in prima fila gli Stati Uniti. Scendere a patti con Assad non è tra le opzioni in campo. Posizioni inconciliabili che stanno facendo sfumare la possibilità di una tregua nella capitale del Nord, importante  centro industriale prima del 2011.

Il successo della tregua dipende dalla capacità di pressione dei Paesi stranieri sui cosiddetti ribelli che finanziano, ha detto alla Reuters il ministro siriano dell’Informazione, Omran al-Zoabi, riferendosi ad Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Giordania. Zoabi ha parlato dei successi sul campo dell’esercito siriano, “di gran lunga più efficaci” delle bombe della coalizione e ha ribadito che il cessate il fuoco proposto da de Mistura è al vaglio del governo che risponderà alla proposta quando l’inviato Onu si recherà a Damasco.

Dall’estate del 2012, Aleppo è divisa tra l’esercito di Assad, che controlla i quartieri occidentali, e i suoi oppositori, nella parte occidentale. La popolazione vive sotto il tiro incrociato dei combattenti dei due schieramenti. Scarseggiano acqua, elettricità, carburante, cibo. Nelle aree circostanti, la situazione è capovolta: le truppe governative controllano le zone orientali, mentre l’opposizione quelle occidentali. L’Isis si trova nelle zone orientali della Siria, “annesse” all’autoproclamato califfato, dove la coalizione guidata dagli Stati Uniti sta bombardando dallo scorso settembre. I jihadisti si trovano a poche decine di chilometri da Aleppo, secondo quanto riferito dall’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo Butros Marayati.

Intanto, l’Onu valuta l’ipotesi di pubblicare la lista di oltre 200 sospettati di crimini di guerra in Siria. Sarebbe la prima volta che i nomi dei presunti carnefici vengono resi noti. La Commissione d’inchiesta sulla Siria ha detto che c’è un aumento delle violazioni dei diritti umani e delle leggi di guerra da parte di tutte le forze belligeranti.

Fonte: http://nena-news.it

21 febbraio 2015

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