Al via il “sistema paese in movimento”


Luciano Bertozzi


La portaerei Cavour ha mollato gli ormeggi ed è partita da Civitavecchia assieme ad altre tre navi della Marina militare. In una mare di polemiche. Il viaggio suscita infatti molte perplessità.


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La portaerei Cavour è partita da Civitavecchia assieme ad altre tre navi della Marina militare, per la crociera “Sistema Paese in movimento” di sei mesi nei Paesi del Golfo Persico ed in alcuni Paesi africani, rispettivamente 7 Paesi arabi e 13 africani (fra cui Gibuti, Kenya, Mozambico, Sud Africa, Nigeria, Marocco ed Algeria). Lo scopo del viaggio? “L’obiettivo è mettere in evidenza- ha affermato il ministro della Difesa, Mauro – le capacità italiane di fare sistema ed è anche l’ennesimo contributo che la nostra Marina Militare dà al sistema Paese”.
In sostanza la più grande nave italiana avrà il compito di promuovere le armi “made in Italy”, con particolare riferimento alla cantieristica e agli armamenti imbarcati, nonché all’elettronica. Del resto le monarchie petrolifere della penisola arabica sono fra i principali importatori di armi mondiali e l’auspicio del nostro governo è quello di incrementare le vendite. Attualmente abbiamo fornito quattro motovedette all'Iraq e quattro pattugliatori agli Emirati Arabi Uniti.

A bordo della portaerei hanno trovato numeri stand promozionali del nostro sistema produttivo, militare e civile:l’Istituto Commercio estero, che aprirà uffici in quattro Paesi africani che saranno visitati dalle navi italiane;di aziende militari (Fincantieri, ed altre di Finmeccanica fra cui Agusta-Westlnad, l’azienda missilistica MBDA ed altre, fra cui Federlegno e Expo 2015).

La Cavour, ha sottolineato “avrà compito di vetrina dell’eccellenza italiana – ha affermato il Capo di Stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi – ma anche compiti militari con una fase di antipirateria marittima e di addestramento delle Marine dei paesi litorali africani come quella somala.”. Non solo così come fece ad Haiti dopo il terremoto che sconvolse il Paese caraibico, a bordo saranno effettuate anche visite mediche per la popolazione da parte di chirurghi ed oculisti. Si continua, pertanto con la commistione fra compiti militari e civili, in sostanza per migliorare l’immagine delle Forze Armate.

Tra i partner dell’iniziativa ci sono oltre alla Farnesina, i ministeri dello sviluppo economico e dei beni culturali l’Istituto del Commercio Estero (ICE)e la Croce Rossa, che partecipa con la presenza di sessanta infermiere volontarie
Per questa vetrina itinerante del meglio dell’industria della difesa italiana si spenderanno venti milioni di euro, in parte a carico del Ministero della Difesa ed in parte pagati dalle industrie che sponsorizzano il viaggio. La Cavour, costruita da Fincantieri, è lunga 244 metri e larga 51, pesa più di 27 mila tonnellate, ha un’autonomia di molti giorni di navigazione e un equipaggio fisso di 450 marinai più 200 addetti ad aerei ed elicotteri. Inoltre può imbarcare altro personale a seconda delle esigenze. Un solo giorno di navigazione di questa nave costa ben duecentomila euro.
Il ministro della Difesa ha affermato che la missione non è finalizzata a vendere armi, ma non ha convinto molti, fra cui l’on. Scanu (Partito Democratico) che ha chiesto al ministro di chiarire in Commissione Difesa alla Camera la natura della missione, allo stesso modo anche la Rete Italiana Disarmo ha preso posizione con un comunicato intitolato: “La Difesa impiega la portaerei per vendere armi ai regimi più autoritari del mondo” e con una lettera al Presidente della Repubblica, Napolitano. Sel per altro ha già chiesto le sue dimissioni (dopo l'affaire F-35).

Ancora una volta effettivamente il governo invece di regolamentare rigidamente il delicatissimo settore delle vendite di armi, ne favorisce i commerci, di cui peraltro è azionista di riferimento di Finmeccanica (ottava società mondiale del comparto) e di Fincantieri, cercando di piazzare le armi “made in Italy” in Paesi che non brillano nel rispetto dei diritti umani, non solo Arabia Saudita e Qatar sono in prima fila nel fornire armi alla resistenza siriana, che si è macchiata, secondo alcune fonti, fra cui Carla Del Ponte ex Presidente del Tribunale Onu sui crimini commessi nell’ex Jugoslavia, di gravissimi crimini. Ma si sa, le monarchie assolutistiche del Golfo Persico sono ormai le vere padrone dell’economia mondiale, hanno enormi capitali da investire che ogni Paese cerca di attrarre, quindi non possono essere criticate, anche se le donne in Arabia Saudita non possono nemmeno avere la patente. Sarebbe ora che la Politica affronti il tema del controllo degli armamenti per imporre la riconversione dalla produzione militare a quella civile, tutto il contrario di quanto sta facendo Finmeccanica che sta dismettendo il settore energetico, un settore strategico in ogni politica industriale.

Fonte: www.lettera22.it
17 novembre 2013

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