Abu Mazen premier. Accordo raggiunto


Paola Caridi - invisiblearabs.com


Definirla una svolta potrebbe essere eccessivo, ma


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Abu Mazen premier. Accordo raggiunto

La notizia: Mahmoud Abbas guiderà il governo di transizione che deve superare l’impasse di questi ultimi cinque anni. E che deve le elezioni presidenziali e politiche, previste – almeno sulla carta – per il prossimo maggio.

È questa la soluzione trovata dopo tre ore di faccia a faccia sponsorizzato dall’emiro del Qatar, sheykh Hamad Khalifa al Thani. Il presidente dell’ANP Mahmoud Abbas, e Khaled Meshaal, il capo dell’ufficio politico di Hamas si era trovati ieri a Doha, ospiti dell’emiro del Qatar che – dicono le notizie d’agenzia – avrebbe fornito la soluzione politica ai due leader palestinesi. Perché Abbas dovrebbe essere primo ministro, e non altri? Perché un accordo su altri nomi non si è trovato, né negli scorsi cinque anni, né nell’ultimo anno, dopo la firma dell’accordo di riconciliazione nel maggio del 2011, al Cairo.

È vero che Abu Mazen concentrerà sulla sua persona un gran numero di ruoli: non solo quello di presidente dell’ANP, carica scaduta da anni. Ma anche quella di leader eletto di Fatah e di capo dell’OLP. Il suo nome, però, è l’unico possibile per superare due resistenze. Quella di Salam Fayyad, sempre smentita negli scorsi anni, ma resa evidente da una serie consistente di dimissioni annunciate e mai messe in pratica. E anche quella di Ismail Haniyeh, premier del governo di Hamas a Gaza, che sta assumendo un profilo sempre più importante negli equilibri interni del movimento islamista.

Non si può escludere, però, che lo stesso Haniyeh fosse a conoscenza della proposta dell’emiro del Qatar, visto che con sheykh Hamad Khalifa al Thani aveva avuto un incontro il giorno prima del summit tra Abbas e Meshaal. Per la seconda volta nel giro di soli due mesi, Haniyeh è infatti impegnato in un tour regionale che lo ha già portato – appunto – a Doha, in Bahrein, per approdare poi a Teheran.

L’accordo tra Abbas e Meshaal, raggiunto in lunghe ore di negoziato a Doha, ha un altro attore politico: la Giordania. Sia Abbas sia Meshaal provenivano, infatti, da Amman. Un dettaglio importante, perché nelle ultime settimane la Giordania è stata al centro di molti dei colloqui dietro le quinte. Il re Abdallah II ha cercato infatti di far ripartire i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, che sono però – com’era prevedibile – subito falliti. E nel frattempo ha ricevuto Meshaal e l’intero vertice dell’ufficio politico di Hamas, ricucendo ufficialmente i rapporti tra la Giordania e il  movimento islamista. Abbas, invece, è passato da Amman nel suo viaggio verso il Qatar, mostrando – con evidenza – che il lavorio diplomatico compiuto in questi mesi dalla Giordania e da alcuni paesi della penisola arabica (Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita) sta cominciando ad avere i suoi frutti.

La riconciliazione palestinese è da inquadrare nella tensione sempre più alta nella regione, per i tamburi di guerra tra Israele e Iran che hanno iniziato a rullare sempre più forte? Può darsi. Spostare Hamas dall’alleanza (tattica) con l’Iran verso il Golfo non è ininfluente. E Hamas – o almeno la sua leadership all’estero – sembra aver recepito il messaggio. Da movimento pragmatico qual è, Hamas sembra cercare velocemente una nuova collocazione che faccia superare al movimento un’altra delle sue fasi di debolezza, dopo l’uscita da Damasco.

Fonte: http://invisiblearabs.com/
6 Febbraio 2012

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